28 Giugno – Giorno#17

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La partita #49

Brasile v Cile 4-3 d.c.r (1-1 al 120′; 3-2 ai calci di rigore) 

Sarà ricordata come: Un legno ti salva la vita

Brasile-Cile inizia con i fischi brasiliani all’inno cileno. Un vero schifo.
Poi continua con la classica paura di chi è spalle al muro e finisce con la delusione di chi non aveva niente da perdere e infatti perde: insomma, Brasile-Cile è l’archetipo visto e rivisto del favorito aiutato dalla fortuna, se mai ci fossero dubbi sulla sorte benevola che accompagna sempre alcune squadre (o alcuni sportivi).
Per averne la conferma bisogna attendere il 120′ minuto di Brasile-Cile.
Partita bellissima, emozionante, giocata a viso aperto da entrambe, bellissima perché vive di fasi alterne, bellissima perché i valori si appiattiscono e la logica soluzione non potevano essere che i rigori.
Però al 120′ Pinilla, sì quello del Cagliari, coglie una clamorosa traversa che ammutolisce il Mineirao, già preoccupato per l’avvicinarsi della lotteria dei rigori dopo aver visto i fantasmi di una clamorosa eliminazione durante i tempi regolamentari.
Il Cile è una bella realtà. Il Brasile una squadra condannata a vincere. Non gioca bene, non è serena, vive di fiammate e di clamorosi momenti di blackout totale.
Capita che vada in vantaggio sugli sviluppi di un calcio piazzato grazie ad un tocco sotto misura di David Luiz (autorete Jara?) ma poi si faccia raggiungere da un clamoroso errore in disimpegno. Sanchez pareggia e la partita cambia.
Il Brasile vive momenti durissimi, il Cile molti meno. Solo sul finire dei regolamentari il Brasile, con la forza della disperazione, crea qualche pericolo a Bravo: il portiere cileno non sbaglia nulla e si va ai supplementari.
Il Mineirao trattiene il respiro sulla traversa di Pinilla e si va ai rigori.
Segna David Luiz, sbaglia Pinilla (para Julio Cesar), sbaglia Willian, sbaglia Sanchez (para ancora Julio Cesar), segna Marcelo, segna Aranguiz, sbaglia Hulk (para Bravo), segna Diaz, segna Neymar e sbaglia Jara che calcia sul palo.
Il Brasile va ai quarti. La sorte benevola lo accompagna. Le lacrime di Medel e quelle di Mena.
I legni del Mineirao che tremano ancora.
Come il popolo brasiliano.

I protagonisti del match

In positivo: Julio Cesar per il Brasile, Alexis Sanchez per il Cile
In negativo: Fred per il Brasile, Silva per il Cile

La giocata del match

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120 minuti di battaglia. Di calcio giocato, finalmente, senza troppi calcoli. La paura, le forze che scemano e un calciatore bizzarro e bizzoso che è entrato all’87’.
Mauricio Pinilla gioca in Italia, a Cagliari. Ha giocato ovunque: in Cile, in Portogallo, in Spagna, in Scozia, in Brasile, a Cipro.
Ha una valanga di tatuaggi e una carriera che poteva essere differente e che tra venti anni, quando rileggeremo le cronache di questo match, ricorderemo come la classica carriera del giocatore che poteva essere e non è stato. Una sorta di eroe mancato.
Eppure sarebbe bastato un goal per nobilitare un’intera carriera.
Pinilla ha rilevato uno stremato Vidal e ovviamente ha il compito di tenere alta la squadra e supportare Alexis Sanchez.
Il Cile ci crede e attacca. Siamo al 120esimo minuto, tra pochi secondi Webb fischierà e serviranno i rigori per decretare chi passerà il turno.
Sanchez e Pinilla duettano.
Pinilla si butta nello spazio libero tra i mediani e il difensore che lo marca, difende il pallone, lo stoppa e, dal limite dell’area, lascia partire un destro di potenza inaudita.
La palla sbatte sulla traversa e ritorna a tre quarti campo.
Pinilla non ci crede. Sanchez gli dà un cinque.
Mauricio si aggiusta i capelli e si va ai rigori.
Pinilla tira male e Julio Cesar ha vita facile, respingendogli il tiro.
Niente da fare, Mauricio, la tua carriera la ricorderemo come quella di tanti altri, lì, sempre sul punto di esplodere.
Con il ricordo di una traversa che la poteva cambiare.

La statistica del match

Palle perse: Brasile 116, Cile 113

 

La partita #50

Colombia v Uruguay 2-0

Sarà ricordata come: My name is Rodriguez. James Rodriguez.

Senza Suarez questo Uruguay non vale niente. O meglio, vale molto meno di quanto sia con il Cannibale in campo.
Assenza-presenza. Come Eugenio Montale in Piove ricorda la presenza asfissiante della donna tanto da preferire la sua assenza, anche i colombiani con la presenza di Rodriguez e l’assenza di Falcao preferiscono, ovviamente, l’assenza del secondo.
Questa Colombia sarebbe stata ancora più forte? Non abbiamo riscontro diretto e non è dato di sapere, ma grazie al suo Diez i Cafeteros sognano in grande.
Basterebbe questo per analizzare una partita a senso unico, dominata dai colombiani che alla distanza hanno patito un leggero calo fisico e solo grazie ad Ospina non hanno subito il goal che poteva riaprire il match.
Straordinario James, eccezionale Cuadrado, magnifici Yepes e Zapata (sì, quelli del Milan!!), ottimo Ospina: la Colombia di Pekerman è un ingranaggio perfetto, veloce e divertente, ma soprattutto vincente (sono 4 su 4 ad ora).
Con una doppietta di James, un goal per tempo (28′ e 50′) la Colombia approda ai quarti dove affronterà il Brasile.
Uruguay perso nei denti di Suarez, con un Cavani eroico e con Cristian Rodriguez tra gli ultimi ad arrendersi.
Entrambi i goal sono di pregevole fattura. Il primo è forse uno dei più belli del Mondiale, il secondo nasce da una azione bellissima, finalizzata sotto misura dal buon James.
Pekerman ha trovato la giusta alchimia e il prossimo esame sarà quello della definitiva crescita di un gruppo talentuoso e ben allenato.

I protagonisti del match

In positivo: James Rodriguez per la Colombia
In negativo: Gonzalez per l’Uruguay

La giocata del match

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Incantare il Maracanà a meno di 22 anni. Fatto.
Segnare 5 goal in 4 partite al Mondiale? Fatto, anche questo. James Rodriguez è il crack di questo mondiale. Chi non lo conosceva ora sa chi è questo dieci dall’aria sbarazzina, mancino naturale e faro di questa nazionale orfana di Falcao.
5 goal in 4 partite, tutti di pregevole fattura.
Quello di stasera è quello che una volta i telecronisti anni ’80 chiamavano l’eurogol.
Come altrimenti definire il goal dell’1-0 che sblocca il risultato, la sua prestazione e la vittoria sull’Uruguay.

La Colombia attacca, c’è un batti e ribatti al limite dell’area con Aguilar che di testa, scavalca il suo avversario e serve James.
Qui il tasso tecnico si innalza vertiginosamente.
James stoppa la palla di petto, fa una mezza veronica su se stesso e di volo, di sinistro, lascia partire un tiro meraviglioso che si insacca sotto la traversa alle spalle di Muslera.
Perfezione balistica, controllo, classe, forza, intelligenza e soprattutto sfrontatezza.
James sa di poter contare sulle sue doti e su un sorriso leggero, e sulla serenità che accompagna i giocatori in stato di grazia.

La statistica del match

54-46 la ball possession a favore della Colombia

 

 

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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