Belle speranze – Il Toro 2021/22

ovvero l’avvento nelle nostre vite di tifosi di Ivan Juric

L’allenatore del Toro, Ivan Juric.

INTRO

High hopes è un bel film di Mike Leigh e voglio sperare che questo titolo sia beneaugurante per il prossimo futuro del Toro.

In Belle speranze – che tragedia le traduzioni dei titoli – i membri di una famiglia britannica sono costretti a confrontarsi con un’epoca di radicali trasformazioni sociali destinate a mettere in discussione i loro ideali.

Nella stagione del Toro 21/22, la trasformazione è stata davvero radicale, in netta contraddizione con i risultati del recente passato e in termini di attitudine.

I 50 punti e il decimo posto in classifica sono una benedizione, soprattutto se paragonati alle due ultime disastrose annate.

Nessuna alchimia tattica particolare, si attacca l’avversario con un pressing ossessivo, metal, satanico per aggressività e intensità.
Siamo quelli che hanno pressato di più e meglio e mi perdonerete se dopo anni di gioco remissivo e perdente sin dagli spogliatoi, questo è già qualcosa.

Il merito è del nostro allenatore: schietto come un Barbera da osteria, pragmatico, fautore di un gioco che toglie il fiato e sfianca gli avversari sin dal loro primo possesso.

Da qui si ripartirà, da qui Juric costruirà il nostro (nebuloso – e potrebbe essere diversamente-) futuro.

https://twitter.com/MarcoLai_23/status/1522613511788150785?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1522613511788150785%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.toronews.net%2Ftoro%2Ftorino-effetto-juric-i-granata-hanno-il-pressing-piu-efficace-deuropa%2F
Il PPDA (Passed allowed Per Defensive Action) è il rapporto tra i passaggi effettuati dalla squadra avversaria in una determinata zona di campo (per convenzione i primi 60 metri di campo avversari) e gli interventi difensivi effettuati (tackle, intercetti) nella medesima zona di campo dalla squadra in questione. Pertanto, per come è costruito, più basso è il valore del rapporto, maggiore è l’intensità del pressing della squadra.
Il BDP% (asse y) misura invece l’efficacia del pressing di una squadra valutando quanto riesce a peggiorare la percentuale media di precisione di passaggi della squadra avversaria. 
 

Anche il Torino di Walter Mazzarri era in testa a questa particolare classifica, ma con meno efficacia.

Questa caratteristica è stata una vera e propria rivoluzione copernicana per una squadra abituata a speculare, difendersi, lottare, cercando soltanto di sfangarla alla bene e meglio.

Questo Toro di Juric ci ha risvegliato, ci ha restituito orgoglio, ha finalmente mostrato una tonalità di granata meno sbiadita delle sue ultime edizioni.

IL PESO Del passato

Il Toro ha dovuto fare i conti con il suo passato, mostrandosi fragile nei momenti clou, scivolando presto nel limbo di una classifica anonima.
Problemi, il Toro di Juric ne ha avuti tanti.
I suoi tantissimi limiti sono stati un peso ma onestamente era difficile immaginare una crescita generale da parte di molti degli interpreti della rosa.

Intendiamoci, se dovessimo dare un voto basandoci solamente sulla classifica, il risultato sarebbe una sufficienza stiracchiata ma deludente.

Il Toro non ha raggiunto obiettivi, ma è stata la seconda squadra per punti guadagnati rispetto alla stagione precedente (+13, meglio solo la Fiorentina, +22).

IL PRE CAMPIONATO

Sin dal ritiro si respirava un’aria nuova ma le incognite (sempre le stesse degli ultimi anni) erano davvero tante.

Parola di Juric

Ivan Juric, 8 luglio 2021

Al momento ho detto alla società: bloccate tutti, non voglio vendere nessuno, voglio valutare anche chi non ha fatto bene. Ora voglio parlare con tutti e avere sensazioni chiare, poi prenderemo le decisioni. 

Juric, presentato in contropiede pochi giorni dopo la fine della stagione precedente, va in ritiro con due volti nuovi: Berisha e Pjaca.

Sul croato aleggiano interrogativi sulla sua integrità fisica mentre Berisha sistema la casella del secondo portiere: il titolare sarà Milinkovic-Savic.

Le amichevoli contro Al-Fateh (0-0), Rennes (0-1) e Alkmaar (1-2) dimostrano che il Toro è un cantiere aperto e per un mese, il mercato del Toro rimane fermo.

A Ferragosto c’è il primo turno di Coppa Italia, contro la neopromossa Cremonese. Una partita inguardabile giocata con le gambe imballate dalla preparazione che il Toro vince ai calci di rigore per 4-2.

INIZIA IL CAMPIONATO

La prima di campionato la giochiamo in casa contro l’Atalanta.
C’è curiosità e un pizzico di timore perché l’avversario nel recente passato aveva spesso marameldeggiato soprattutto a Torino.

La formazione del Toro, Mandragora capitano senza Belotti e con Linetty trequartista.

La partenza è choc. Al 6′ siamo già sotto. Tiro di Muriel, Milinkovic-Savic non è irreprensibile e in curva partono i primi mormorii.
Il Toro si scuote e costringe l’Atalanta sulla difensiva: si conteranno 19 tiri, il 55% di possesso palla e ben 7 parate da parte di Musso: l’assedio durerà oltre un’ora e il Toro pareggerà grazie a Belotti.

Nonostante la superiorità veniamo beffati nel recupero.

Piccoli, tenuto in gioco da Djidij, batte da due passi e perdiamo 2-1: usciamo dallo stadio delusi ma sorpresi dalla metamorfosi della squadra.

Manca una settimana alla fine del mercato.
Il Toro gioca a Firenze e perde una partita che segna un netto passo indietro rispetto alla prestazione monstre di qualche giorno prima.
Il primo gol in serie A di Gonzalez e un colpo di testa di Vlahovic, ci mettono al tappeto.
Verdi accorcia nel finale grazie ad un grande assist di Lukic ma è la Viola a meritare la vittoria, finisce 2-1.

Il post partita prende una piega inaspettata.

Per il tifoso granata medio, Juric si sarebbe dimesso in 3-2-1…

FINALMENTE IL MERCATO

Prima della partita di Firenze il Toro aveva chiuso il prestito dal Milan di Pobega e Juric non aveva nascosto la delusione per la formula di acquisizione del calciatore.

Nei giorni successivi, ecco altre tre operazioni: dal Leicester Praet, dallo Slavia Praga il centrale classe 2000, Zima e dal Wolfsburg, Brekalo, esterno croato preso dopo il tira e molla con Messias.

Dopo la sosta per la nazionale, il Toro si desta e batte a domicilio la Salernitana per 4-0.

Ma è contro il Sassuolo che il Toro sfodera una prestazione straordinaria: questo è il manifesto del calcio di Juric.
Dominiamo nonostante il risultato striminzito: colpiamo due pali e ci divoriamo almeno 5 nitide palle gol, finisce 1-0 con gol di Pjaca.
Due partite, 6 punti, 5 gol fatti, 0 subiti.

Pjaca esulta per il gol vittoria

Juric, la società, lo staff medico

Ivan Juric

Io sono il più grande aziendalista che ci sia. Basta vedere a Verona quello che abbiamo fatto in due anni

Il problema più grosso, quello che attanaglia il Toro dell’era Cairo, è quello di non essere una società strutturata, che ha diverse carenze organizzative e si basa esclusivamente sul Presidente come unica figura di riferimento.

La questione è dirimente e Juric ha scoperchiato, se mai ce ne fosse stato bisogno, il Vaso di Pandora con le sue dichiarazioni spontanee e accorate.

Nel mirino del tecnico spalatino ci è finito anche lo staff medico, incapace di non gestire gli infortuni e di non riuscire a smaltire anche gli acciacchi ordinari.

Lo stadio Filadelfia

A metà ottobre, il Toro cambierà staff medico, un segno importante e non solo un capriccio dell’allenatore.

A più riprese Juric, durante l’anno, farà riferimento all’arretratezza del club, delle strutture, dei metodi, della gestione globale.
Il mantra è chiaro: qui c’è tanto da fare e da costruire.

E VIA CON I RIMPIANTI

Quando all’Olimpico Grande Torino arriva la Lazio, la sensazione è quella della ghiotta occasione. Pregustiamo una vittoria che ci lancerebbe in alto in classifica, confidiamo che la prova di Reggio Emilia non sia solo un caso isolato.

Pjaca ancora in gol

E infatti è così. Il Toro domina i biancocelesti nonostante sia privo di Belotti (infortunio durante la trasferta di Firenze) e Praet (problema dopo il Sassuolo).

Segna ancora Marko Pjaca ma proprio sul più bello, il Toro si fa raggiungere a causa di una clamorosa ingenuità difensiva.

Due punti buttati al vento

Lancio di Reina, Djidji incoccia la gamba di Muriqi, rigore. Immobile, sempre lui, trasforma per l’1-1 finale.

I rimpianti si accumulano anche nella successiva trasferta di Venezia dove il Toro non va oltre l’1-1: al gol di Brekalo, risponde il rigore di Aramu (primo gol in Serie A per lui), per un’altra ingenuità di Djidji (anche espulso) che costa carissima.

MINI CRISI

Inizia la settimana del derby. Le squadre sono stanche e rabberciate: noi siamo ancora senza Belotti e Sanabria è costretto agli straordinari.

Giochiamo un bel primo tempo ma crolliamo alla distanza, negli ultimi quindici minuti non stiamo in piedi e Locatelli ci castiga. Perdiamo un derby (e sai la novità) che poteva finire tranquillamente a reti inviolate.

Il momento è difficile.

A Napoli la prestazione è buona ma paghiamo dazio e cediamo per 1-0.
Esordio per Kone che commette un’ingenuità concedendo un rigore che Milinkovic-Savic para ad Insigne.

Il gol che ci condanna supera la fantasia.
Azione rugbistica degli azzurri, bella e insistente: tutto di prima, Coulibaly, Lozano, Mertens, Osihmen, Mertens, tacco di Coulibaly (!), Mertens entra in area e centra basso.
Djidji entra in scivolata e intercetta, la palla resta lì e Lukic la calcia via direttamente sulla schiena di Elmas che istintivamente si gira di spalle.

Il pallone si impenna e termina dall’altra parte dell’area dove Osihmen, saltando di testa, batte a rete. A rivederlo, non ci si crede.

Elmas ha appena performato uno degli assist più incredibili della storia

La simmetria è completata. Il Toro ha giocato 8 partite e i risultati sono andati sempre in coppia: due sconfitte, due vittorie, due pareggi, due sconfitte.

il fortino casalingo

La curva Maratona all’ultima di campionato contro la Roma

Il Toro costruisce parte del suo tesoretto di punti grazie alle partite casalinghe.
La pandemia, le restrizioni, il disamore di molti tifosi per la gestione Cairo (e per le ultime deludenti annate) hanno marcato una linea netta: allo stadio siamo sempre pochini.

Se per certi versi, capisco l’assenteismo (per i motivi più svariati), d’altro canto ho accolto con piacere i ripetuti appelli di Juric per riempire lo stadio.

Come dicevo, la squadra ha costruito il suo tesoretto di punti con tante vittorie convincenti, proprio davanti al pubblico amico.

Genoa, 3-2, Sampdoria, 3-0 e Udinese 2-1, sono vittorie larghe per come sono maturate, in termini di gioco e di intensità, molto più di quanto non dicano i punteggi.

Belotti, 100esimo gol in Serie A nel 3-0 al Doria

Inframezzate a queste vittorie, arrivano altrettante battute d’arresto (tutte di misura per 1-0).

Se contro Milan e Roma, i rimpianti sono enormi, contro lo Spezia arriva la prima partita completamente sballata dalla banda Juric.

Ci condanna un gol di Sala. Non segnava da 6 anni.

UNA STRISCIA POSITIVA

La Maglia celebrativa dei 115 anni del Toro

Alla voce rimpianti, trova un posto d’onore la prima partita dicembrina, quella casalinga contro l’Empoli.
Si festeggia il compleanno del Toro che regala trenta minuti di grande calcio e un doppio vantaggio che sta strettissimo ai ragazzi di Juric.
Pobega, Pjaca (che gol!) e poi l’indecisione di Singo che ferma Di Francesco lanciato a rete: l’ivoriano viene sanzionato con il cartellino pesante. Toro in 10.

Sul susseguente calcio d’angolo, l’Empoli accorcia le distanze e poi pareggia nella ripresa.
Sono altri due punti gettati al vento.

Il Toro incassa il punticino e vola a Cagliari dove raccoglie un altro pareggio. In vantaggio con un autogol di Carboni, ci facciamo raggiungere da un eurogol in rovesciata di Joao Pedro.

Rompiamo il digiuno di gol che durava dalla trasferta di Venezia, quattro partite e 425 minuti dopo il golletto di Brekalo al Penzo.
Per lunghi tratti della stagione saremo la peggior squadra europea per rendimento (e reti segnate) in trasferta.

Coppa italia? No, grazie.

La striscia si allunga con le due vittorie (cinque nelle ultime sei casalinghe) contro Bologna e Verona, inframezzate dalla sconfitta in Coppa Italia contro la Samp.

Contro il Verona soffriamo parecchio nonostante la superiorità numerica: Milinkovic-Savic ci salva in più di una occasione, ma se in passato abbiamo raccolto meno di quanto seminato, stavolta siamo noi a godere.
In coppa buttiamo alle ortiche il passaggio del turno, giocando con una squadra imbottita di riserve.

Mandragora, autore del rigore (generoso) dell’1-1

Ancora una volta, la Coppa Italia risulta indigesta ma il Toro delle riserve, vale davvero poco.
Peccato perché la coppa diventa sempre più terreno di caccia delle grandi, ma solo dalle semifinali in avanti.
Perché non ci proviamo mai?

Prima della sosta natalizia andiamo a Milano contro l’Inter. Ennesima partita giocata alla pari contro una “grande”, ennesima sconfitta di misura.

IL bilancio del girone di andata

Il bicchiere è mezzo pieno. Il Toro ha giocato una metà di campionato sopra le aspettative, Juric ha dato una precisa fisionomia alla squadra, ha recuperato alla causa diversi giocatori che parevano fuori dai radar.

In mezzo a quelli che stan sospesi

Ci attende il mercato di gennaio e un girone di ritorno in cui speriamo di migliorare ancora soprattutto in termini di classifica.

Si ricomincia a gennaio, a Bergamo. O almeno così crediamo vada: c’è ancora il Covid e dovremmo fare, ancora una volta, i conti con la pandemia.

Fine prima parte

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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