Caro Sinisa, ti scrivo

Caro Sinisa, ti scrivo.
Ieri dopo la partita con il Crotone ero veramente deluso e ti spiego il perché.
Un paio d’ore prima dell’inizio della partita, durante un bel pranzo tra amici ho detto: “Oggi vinciamo 3-0. La risposta migliore a quel passo falso con il Verona.”
Qualcuno ammoniva: “Uhm, Crotone è campo ostico. Io ho paura che…”. Io chiudevo i giochi: “Fidatevi. Vinciamo 3-0. Mihajlovic ha capito quanto accaduto, tranquilli.”
Già, Mister. Io pensavo che tu avessi capito e invece mi sa che le cose sono più ingarbugliate del previsto.

Partiamo dall’anno scorso. 4-3-3 dogma irrinunciabile e vincente finché il centrocampo agile e (fragile) non ruppe il giocattolo: Valdifiori crollò fisicamente, Benassi e Baselli insieme non potevano giocare mentre Acquah veniva inspiegabilmente accantonato (ok, non è Vieira e lo sappiamo ma a quella squadra servivano muscoli) e Obi passava più tempo in infermeria che in campo.
Si passò al 4-2-3-1 su cui è stata basata la successiva campagna acquisti estiva.
I risultati non furono eclatanti ma concordavamo tutti che quella squadra non era adatta al 4-2-3-1 e che dovevamo avere pazienza: vedremo l’anno prossimo con uomini più adatti e un ritiro improntato a quel modulo, si diceva.

Ora, Sinisa, io non sono un tuo grande estimatore ma sono un tifoso del Toro che sostiene la sua squadra fino a prova contraria. Anzi, ti dirò, Mister, che se la maggior parte dei tifosi mugugna per qualche motivo in particolare, io mi schiero automaticamente dalla parte del contestato.
Io tifo gli Indiani, non i Cowboys e se avessi voluto passioni sportive più facili mi sarei dato alle bocce.
Dicevamo, io non sono un tuo estimatore ma allo stesso tempo so riconoscere i tuoi meriti: innanzitutto il piglio e la mentalità su cui insisti dall’anno scorso, le parole, la vittoria su tutti i campi come obiettivo perché “il Toro deve giocare sempre per vincere”.
Bellissimo, benissimo.
Vedi Sinisa, noi arriviamo da vent’anni di disgrazie assortite. Allenatori che definire disastrosi è fargli un complimento, calciatori nella maggior parte dei casi di livello basso, società venduta, società fallita, diesse che andavano e venivano.
Questo per dirti che non è che siamo propriamente abituati alla cioccolata, però allo stesso tempo vorremmo evitare di tornare indietro nel passato.
Allo stesso tempo, il futuro ci spaventa il giusto ma siamo preparati perché, con noi, le cose cambiano o possono cambiare (in peggio, ovviamente), da un momento all’altro.

Dicevo, ti va dato atto di molte cose, tra le quali quella che, seppur messo alle strette, l’anno scorso hai cambiato modulo in corsa. Forse per scuotere ambiente e calciatori, forse perché tanto l’annata era bella che finita già a gennaio e tanto valeva provare qualcosa di nuovo.
Hai fatto bene.
E ora, dopo Verona e Crotone, lasciati dire che sarebbe il caso di fare un passo indietro.
Il 4-2-3-1 non lo giocano tante squadre (Inter, Roma, Manchester United per citarne alcune) e tutte hanno nel loro puntero il terminale offensivo da cui non si può prescindere.
Anche noi ce lo abbiamo, Belotti (mentre gli altri hanno Icardi, Dzeko e Lukaku, ndr) che però da quando siamo passati a questo modulo, la palla la vede poco e male, è costretto a rincorrere spesso e volentieri, gioca quasi sempre spalle alla porta, non riceve rifornimenti necessari a farlo tirare verso la rete e cosa ancora più grave, segna meno del solito.
Eppure anche gli esterni sono offensivi e Ljajic (l’unico che ha tratto giovamento dalla nuova posizione rispetto al 4-3-3) sembra finalmente più “centrale” nel progetto: tocca più palloni, svaria e soprattutto è responsabilizzato maggiormente rispetto all’anno scorso.
Sugli esterni qualcosa da dire, ci sarebbe. Niang al momento non ha ancora dimostrato di valere fiducia e milioni investiti, mentre Iago è il solito generoso che spesso si fa trovare pronto sotto porta. 
Ogni tanto ho visto che li inverti, durante il match intendo, e se abbiamo capito che farli giocare sul loro piede invertito li aiuta maggiormente in fase di tiro, d’altro canto non posso non notare che Niang e Iago, forse, meriterebbero di giocare sulla fascia del loro piede felice.
Iago potrebbe evitare di rientrare per crossare di sinistro e non vedremmo più cross bassi di destro, inutilizzabili per chiunque, e Niang potrebbe sfruttare la sua velocità con la palla al piede: ha fisico e tecnica se punta l’uomo diventa pericoloso, no?

Adem Ljajic

Questa formula che prevede quattro uomini di attacco è ambiziosa, emozionante, bella (diciamocelo) però non è fruttuosa.
Ieri abbiamo fatto fatica a creare gioco e allora a che serve avere quattro uomini offensivi? 
Ieri hai detto che abbiamo tirato tante volte e che abbiamo subito pochi tiri (e due gol) e che “abbiamo fatto la partita” e il possesso palla (66%) è lì a testimoniarlo.
Però quante volte abbiamo giocato in velocità? Quante volte abbiamo verticalizzato?
Quanti cambi di gioco abbiamo fatto? Pochi, pochissimi. 
Vero che a Crotone una squadra come la nostra fa più fatica perché il campo è più piccolo e gli spazi sono ridottissimi…però, lasciami dire, Sinisa, che il primo tempo è stato proprio deludente.

Il 4-2-3-1, inoltre, non ha una sola faccia, quella offensiva, bensì nasconde una terribile verità: questa squadra continua a non avere equilibrio e la difesa non è abbastanza protetta dal centrocampo.
Gli esterni bassi soffrono le pene dell’inferno e i centrali devono coprire ampie (troppo ampie) parti di campo, e spesso sono costretti a rischiose evoluzioni.
Ecco, Sinisa, a me fa piacere sentir dire certe cose, però mi piacciono più i fatti: ti sei preso carico degli errori, hai chiesto scusa per il derby (io non penso tu sia stato paraculo come dice qualcuno e hai dimostrato di essere onesto ammettendo davanti alla gente che le colpe erano tue) e secondo me, nonostante il tuo carattere vulcanico, sai ascoltare.
Ovviamente non ti sto chiedendo di ascoltare i consigli di un umilissimo tifoso che ha giocato a calcio, al massimo in seconda categoria, però credo che tra il tuo staff e i giocatori ci debba essere una sintesi che faccia rendere meglio l’intera rosa o almeno la maggior parte di essa.
Torna sui tuoi passi. 
Immaginiamo per un attimo gli uomini cardine di questa squadra e proviamo a capire come poterli aiutare a rendere al meglio.
Sinisa, come lo vedresti Ljajic dietro due punte? A San Siro l’anno scorso contro l’Inter lo provasti, senza troppa convinzione, però lui è un 10, un fantasista: perché no?

M’Baye Niang

E Belotti perché non può giocare con Niang seconda punta o con Iago che gli gira intorno? Sai quanti spazi si creerebbero?
A centrocampo la coperta è corta, lo sappiamo. Ci siamo fidati dei muscoli di seta di Obi (che sano è un signor giocatore, solo che purtroppo, sano, non lo è quasi mai) e mica pensiamo che Rincon possa giocarle tutte? A parte che sarà spesso in diffida, ma comunque è impensabile fare affidamento su di lui, sempre.
Tornerà Acquah e avrà spazio ne siamo certi.
Ecco perché provo ad abbozzare una idea così: Baselli (o Valdifiori) centrale, Rincon e Acquah ai lati, vertice alto, Ljajic.
Oppure Baselli mezzala, Valdifiori centrale e uno tra Acquah/Rincon/Obi a far legna in mezzo al campo.
Ammettiamolo, questa squadra, al momento, tre trequartisti più una punta, non se li può permettere.
Sinisa se è vero che abbiamo cercato Donsah, Imbula e un’altra mezza dozzina di mediani di lotta, allora non dico una cavolata se immagino un Toro più operaio in mezzo (seppur Baselli dopo la tua “cura” sia diventato più completo)?
Vogliamo dare più copertura ai ragazzi là dietro?

Joel Obi

Sinceramente non capisco molto i cambi che fai durante le partite ma non sono in campo e non so se i giocatori ti chiedono di uscire e non so nemmeno che idee ti possano venire in mente, però una cosa a riguardo permettimi di dirtela.
Una volta, Emiliano Mondonico incalzato da un giornalista che gli imputava scarso peso offensivo, disse: “Se fosse solo un problema di quante punte schierare, tutti giocherebbero con 10 punte. Il problema non è il numero, è l’attitudine.”
Vero.
L’anno scorso quando non riuscivamo a vincere (o perdevamo) e abbiamo cercato di ribaltare la situazione, la tua sostituzione tipo era: fuori un centrocampista, dentro un attaccante (esterno o centrale).
Per tre volte abbiamo ottenuto un punto: Lazio, Udinese e Atalanta mentre tutte le altre volte il cambio non ha ottenuto gli effetti sperati. 
Io lo capisco che quando uno è disperato butta nella mischia tutte le punte che ha per cercare di vincere (o di pareggiare, almeno) ma questa cosa è una carta da giocarsi con moderazione e con logica.
Se mettiamo cinque attaccanti e scaliamo Ljajic a centrocampo cosa otteniamo?
Lanci nella mischia e gioco a terra praticamente bloccato. Ci ho fatto caso è sempre andata così.
Forse una punta in meno, un centrocampista o un difensore che si sgancia in più; forse il baricentro spostato di qualche metro in avanti…
Non lo so Sinisa, però i serbi sono un popolo fantasioso. Fatti venire qualche idea, per favore.

Petrachi, Mihajlovic e il presidente Cairo

Sulla questione centrale del progetto (Il Toro gioca sempre per vincere) dico solo che ne abbiamo perse tante di partite, che viene quasi da chiedersi se non sarebbe stato meglio essere un po’ meno spavaldi e un po’ più accorti nella tattica da attuare.
Non è un segno di debolezza nei confronti degli avversari, né un gesto arrendevole, bensì il contrario: vuol dire adattarsi agli avversari senza perdere le proprie caratteristiche.
Guarda Sinisa, io non amo né Gasperini, né tantomeno Inzaghi ma la loro duttilità e la loro accortezza, li porta a ribaltare la squadra come un calzino, a seconda della squadra che vanno ad affrontare e mi sembra che i risultati gli diano ragione.

Mister, qualcosa da modificare c’è. Non bastano i numeri, non servono (solo) le parole. 
Serve riuscire a far rendere al meglio gli uomini che si hanno a disposizione.
Sono sicuro che tu ci proverai fino in fondo.

Grazie.

 

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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