Diario #24 & #25

Il resoconto della giornata #24 & #25

Il campionato del mondo lo vince la Francia al termine di una finale divertente, combattuta, con tanti errori e tante emozioni, compresa l’invasione di campo, rivendicata dal gruppo musicale Pussy Riot, inviso a Putin e nell’occhio del ciclone dell’opinione pubblica russa.
La Croazia nel complesso non ha demeritato ma i Galletti sono stati cinici e spietati sotto porta anche grazie al loro attacco supersonico formato da Kylian Mbappé e Grisù Griezmann assoluti protagonisti.

La finale è inizia con una Croazia spavalda e ben messa in campo. La Francia incassa e non reagisce ma non sembra troppo preoccupata.
Deschamps ha imparato la lezione italiana, i francesi attendono e ripartono in velocità: quando hai Griezmann e soprattutto Mbappé puoi giocare sul velluto e se la sorte ti porta in dono il più classico dei cadeaux, allora i giochi sono fatti.

Fallo di Brozovic su Griezmann sulla trequarti. Si incarica della battuta il 7 francese, cross mancino al centro dell’area dove Mandzukic spizza per il più classico degli autogol.
Subasic non sembra irreprensibile e immune da colpe, ma tant’è.
I croati non ci stanno e ripartono come se nulla fosse. Era già capitato in precedenza: testa bassa e grande cuore.
E’ ancora Perisic a rimettere in carreggiata le speranze croate, grazie ad un mancino di precisione e potenza su cui Lloris nulla può.

L’inerzia del match pendeva nuovamente verso la parte croata ma l’episodio che sbilancia il match è una decisione VAR che Pitana decide di rivedere più volte nel monitor di servizio.
Cross in area, la palla incoccia sulla mano di Perisic, il movimento del braccio non sembra congruo all’arbitro argentino che decreta il penalty.
Griezmann spiazza Subasic. Francia 2, Croazia 1. Alla fine del primo tempo: tiri in porta per la Francia 1, per la Croazia 7.
Sembra incredibile, ma tant’è.

Inizia il secondo tempo e il copione non cambia.
Croati spavaldi e francesi di rimessa. Il pallino è nelle mani dei primi ma Mbappé mette i brividi a Subasic che deve uscire per chiudere lo specchio della porta.

La partita è in equilibrio ma la Francia ha nelle mani i pugni del ko. Prima ci pensa Pogba con un mancino a giro che sorprende Subasic poi è Mbappé a chiudere i giochi con una saetta dal limite dell’area.
Anche in questo caso, il portiere croato sembra avere delle colpe specifiche. Gioco, partita e incontro, proprio come a Wimbledon dove Nole Djokovic domava facilmente il sudafricano Anderson. Ma questa è un’altra storia.

Quando Lloris si fa uccellare da Mandzukic (per uno dei gol più ridicoli nella storia delle finali mondiali) per il 2-4 croato, la partita è praticamente in ghiaccio.
Niente e nessuno può fermare la corsa della Francia al suo secondo mondiale.
Voglio sbilanciarmi. Questa Francia non finisce qui. Non finirà qui e lo voglio dire da amante del calcio: Mbappé sarà il calciatore che farà emozionare i nostri figli e questa Francia multietnica deve per forza essere un esempio.
Un esempio di come il mondo gira. Un esempio di integrazione.

Sul fatto che la qualità sia eccelsa e quantitativamente importante, ricordo ai più che la Francia lascia a casa qualcosa come 11 potenziali titolari quali: Costil, Digne, Zouma, Sakho, Debuchy, Rabiot, Sissoko, Martial, Coman, Benzema e Lacazette con Ben Yedder e Laporte a fare da complemento.

Come in tutte le chiusure, si fanno bilanci e analisi, si danno premi e si ricordano i protagonisti.
Il mio giocatore del Mondiale è sicuramente Luka Modric. Centrocampista geometrico, talentuoso e decisivo nei meccanismi della Croazia più bella di sempre.
Il mio portiere è Pickford, il portiere che non ti aspetti data la sua provenienza geografica e la atavica predisposizione alla papera uccidi sogni.
Il miglior giovane è Kylian Mbappé. Le sue accelerazioni aprono un mondo che non è quello di noi quarantenni bensì quello dei nostri figli e dei nostri nipoti che potranno godere di questo spettacolo.
Potranno goderne e capire come il mondo viaggi ad una velocità differente, soprattutto con una palla al piede.
Governare sentimenti diventa difficile, soprattutto per un romantico e piagnone amante del calcio quale è il vostro modesto scriba.

Ogni finale di un Mondiale racconta sentimenti e sensazioni. Il fischio finale è una coltellata al cuore.
Un Mondiale finisce e restano storie da raccontare. Immagini, ricordi.

L’ultima immagine di questo mondiale sono le lacrime di Subasic.
Quando mi chiedono perché questo sport mi attragga così, rispondo con questa foto. 
Sentimenti. Ecco il punto.
Questo è. Sentimenti ed emozioni, gesti tecnici che si incastonano perfettamente nel grande romanzo del calcio: le sue pagine, la nostra vita.
Amanti del calcio o meno, che lo vogliate o meno, questo è.

Chiosa croata
Non tifavo Croazia, come non ho tifato altro durante il mondiale. Ma oggi il calcio ha dato l’ampia dimostrazione di come questo sport sfugga ad ogni logica e sia difficilmente imbrigliabile da qualsivoglia statistica.
Oggi i croati hanno avuto il possesso palla per il 65%, hanno tirato 15 volte verso la porta francese (contro 8), hanno battuto 6 corner (a 2): a leggere i numeri il risultato sembrerebbe una formalità a favore dei croati.
Invece no.
Resta l’impresa di un paese di 4 milioni di abitanti che arriva secondo ai mondiali e che forse avrebbe meritato di più.
Resta la giunonica presidentessa croata che abbraccia chiunque passi sotto il palco d’onore: abbraccia tutti, croati, francesi, arbitri, bacia la coppa del mondo, è inarrestabile.
Mai visto un coinvolgimento così genuino.

La finale terzo e quarto posto è andata al Belgio. Non parlo di questa partita inutile e anacronistica che regala agli annali il miglior piazzamento di sempre per i Diavoli rossi.

Il mio undici (sicuramente dimentico qualcuno)

Pickford
Meunier
Varane
Umtiti
Hernandez
Modric
Rakitic
Hazard
Perisic
Kane
Mbappé

Il (mio) gol del torneo

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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