Il Toro che verrà

Come giocherà il nuovo Toro di Ivan Juric

Ivan Juric

Da calciatore, Ivan Juric incarnava i tratti distintivi del mediano: corsa, grinta, aggressività, piedi non raffinatissimi.
Queste caratteristiche piacevano molto a Giampiero Gasperini che lo volle con sé, a Crotone e a Genova.

Sotto la guida di Gasperini e successivamente come secondo del mister torinese, Juric ha tratto l’ispirazione per il suo futuro da allenatore.
Juric nelle ultime due stagioni ha guidato il Verona dove è stato apprezzato per il gioco, per i risultati e per la valorizzazione di molti giocatori della rosa.

Devo ammettere che le partite degli scaligeri a cui avevo assistito erano state piuttosto anonime.
La squadra si basava sull’organizzazione, sul dinamismo, sull’aggressività.
Era votata al pressing alto ma non mi aveva convinto nella fase offensiva, forse per l’assenza di un centravanti di livello.

Quando il Toro ha ingaggiato Juric, il tecnico croato era reduce da una pessima figura rimediata davanti alle telecamere di Sky.

Juric si inquieta

Il Verona aveva pareggiato contro il Napoli e i partenopei avevano mancato la Champions League.
La reazione di Juric mi era sembrata davvero eccessiva e fuori luogo: nervosissimo, teso, dava l’idea di non aspettare altro che una scusa per accendersi.
Quel momento mi aveva ricordato la scena di Aprile in cui Moretti cercava qualcuno con cui litigare per sfogare il suo nervosimo.

una breve divagazione

Juric non mi piace e non ne faccio mistero.
Non amo i caratteri ruvidi e spesso sopra le righe, non amo l’aggressività e questi temperamenti particolarmente caldi non sono il mio pane.
Per questo non ho amato Mihajlovic e parto prevenuto su Juric: questi modi (spesso maleducati) non credo abbiano effetti positivi su squadra e ambiente.

Anche le polemiche con la propria società, alla lunga, logorano e Juric in passato ha apertamente contestato l’operato della sua ex società.

Juric polemico

Viene da sorridere pensando che Juric è il nuovo allenatore di una società che non si basa sulla progettualità ma tant’è.
Juric ha scelto una sfida difficile (ben remunerata, s’intende), forse questa squadra non vale gli ultimi piazzamenti, sicuramente ci sono delle fondamenta da cui ripartire per ricostruire e forse, lui è l’uomo giusto da cui ripartire.

Cairo ha puntato su un allenatore coraggioso, che rilancia giocatori finiti nel dimenticatoio e lancia giovani.
Quindi, dentro qualche scommessa pagata poco, con la speranza di pescare i jolly giusti e di cavare il sangue dalle rape nostrane.

Principi & NUMERI

Arriva un nuovo allenatore e i tifosi si interrogano sul modulo che il nuovo mister adotterà.
Numeri, ma sui principi di gioco, dal 3-5-2 di Ventura, a quello di Mazzarri ci passava una eternità, giusto per fare un esempio.

Juric adotta un 3-4-3 che diventa 3-4-2-1 o 3-4-1-2.
Da questa informazione generale, si evince che a cambiare sono essenzialmente gli esterni di attacco che possono fungere anche da trequartisti.
In fase difensiva, invece, la squadra gioca a tre ma in corso d’opera può camaleonticamente mutare il suo assetto passando a 4 o a 5.

I principi, mutuati dal gioco di Gasperini, vanno in controtendenza rispetto a quelli del Mister atalantino, soprattutto nella fase difensiva.
Andiamo a vedere come.

la difesa

Rispetto a Gasperini, Juric non rischia l’uno contro uno in difesa e punta a non concedere troppe occasioni all’avversario.
Si gioca a uomo, con il difensore centrale che scala in avanti sulle piste dell’attaccante: aggressività e marcature alte che possono avere due risvolti.

Il centrale Dawidowicz va a pressare alto

Il primo, in caso di recupero palla, consente alla squadra di ripartire in posizione già avanzata; il secondo, quello più rischioso, in caso di intervento sbagliato del difensore, lascia campo e metri agli avversari.

Contro squadre che usano il tridente, Juric chiede la scalata di uno degli esterni (al Verona era quasi sempre Faraoni) che diventa terzino e la difesa si sistema, momentaneamente a quattro.

I difensori e il portiere sono i promotori dell’azione offensiva: fondamentale il supporto dagli esterni di centrocampo in entrambe le fasi di gioco.

La costruzione dal basso

un po’ di statistiche

Sembra incredibile, ma nonostante una stagione disastrosa, il Toro ha fatto meglio del Verona in molte delle statistiche (Opta) del campionato scorso.

La difesa del Verona ha ottenuto 10 clean sheets nel 2019/20 e 7 nel 2020/21.
Alla fine, i gol subiti saranno 51 (due anni fa, ottava difesa del torneo) e 48 (l’anno scorso, quinta).

I numeri vanno interpretati, eh…

Nella classifica degli Expected goals, meglio il Toro in attacco e meglio il Verona in difesa.

Pressing

Alto, altissimo, esasperato. Coraggioso, forse anche troppo per una squadra che invade la metà campo avversaria, costringendo al lancio lungo i difensori e il portiere.
Si gioca sul recupero palla rapido, facendo leva sull’aggressività

Oltre a ostacolare la risalita della Juve, questo atteggiamento ha portato a diversi palloni recuperati nella metà campo avversaria, che hanno generato ripartenze pericolose.
Si tratta quindi di un’arma dalla doppia utilità.

Un dato su tutti: l’Hellas è stata la prima squadra della Serie A con l’indice PPDA più basso.
L’indice rileva la squadra che concede meno passaggi prima di intraprendere un’azione difensiva.
Si tratta di una statistica che fotografa bene l’intensità del pressing di Juric e la voglia di recuperare palla il prima possibile.

L’intensità che Juric propugna è stata una dei fattori venuti meno nell’ultima parte del campionato scorso.
Calo fisico e fisiologico dei singoli che ha impattato sul collettivo? Può essere.

correre a perdifiato

La squadra costruisce il proprio gioco dal basso, i tre centrali allargano il pallone sugli esterni.
L’ampiezza è uno dei “problemi” delle squadre di Juric, perché agli esterni è chiesto un gioco particolarmente dispendioso dal punto di vista fisico.

Le squadre di Juric corrono e lo fanno in maniera sensata.
Il tecnico spalatino parla spesso di partenze sprint ma alla lunga le sue squadre hanno pagato dazio.

Sesti nel campionato scorso con 109 km di media a partita (Toro ultimo a 105) i gialloblù hanno concluso la stagione con una vittoria nelle ultime dodici partite di campionato, denotando un preoccupante calo fisico.

in fase di possesso

Il centrale sale fino alla linea dei centrocampisti e crea superiorità, a questo punto i due esterni (attaccante e centrocampista) ne assecondano il movimento.
Uno viene incontro e l’altro si butta nello spazio.

Si creano molte situazioni in cui la squadra di Juric gioca con i triangoli formati da centrocampista esterno, centrocampista centrale che scende e attaccante esterno.

I triangoli di Guardiola

Quando l’esterno di centrocampo crossa, in area ci sono i tre attaccanti e, fuori, i centrocampisti centrali che salgono a rimorchio, pronti al tiro o al recupero del pallone.

Pronti al cross

Nel Verona di Juric, l’assenza di una punta centrale di ruolo, ha generato alcuni effetti collaterali.
Molti giocatori sono coinvolti nell’azione offensiva e Juric ha creato una squadra associativa, in cui contano più le idee collettive che quelle del singolo.

Questa coralità ha portato i suoi frutti in termini realizzativi: nella stagione scorsa il Verona ha mandato in gol 13 giocatori diversi (il Toro, 16).

la costruzione di una squadra

Intensità, coralità sono le prerogative del suo gioco.
Un gioco che parte dalla costruzione della squadra e del gruppo, sin dal rapporto negli spogliatoi.

Penso che la costruzione della squadra sia la parte più bella del mio lavoro.
Quello che rimane è lo spogliatoio, il rapporto con i giocatori e la voglia di ottenere un obiettivo. Penso sia fondamentale scegliere fin subito all’inizio persone con qualità umane, e che possono diventare i leader dello spogliatoio.
Se sbagli questa scelta potresti avere molti problemi durante la stagione.
Credo molto in un rapporto sincero, oltre ogni limite.
E intendo fino ad arrivare a essere molto chiaro, bisogna essere sempre sinceri con i giocatori.
Sia cose brutte che belle.
Così loro arrivano ad apprezzare l’uomo che sei, che è cosa fondamentale.
Il valore del lavoro è il più importante.
Ivan Juric

Intendere il Verona e il calcio di Juric marchiandoli nel segno dell’individualità difensiva, della fisicità e della ferocia agonistica è un torto.

I gialloblù erano una squadra che soffriva come collettivo, attraverso le individualità: quante volte Zaccagni ha raddoppiato in fascia o ha compiuto lunghissime diagonali difensive?
Quante volte Faraoni ha giocato a tutta fascia (9 gol nelle ultime due stagioni)?

Il collettivo si deve adeguare alla tattica di gara: tutti sono parte attiva, tutti devono compiere movimenti e valutazioni adeguate ai vari momenti della partita.
Non a caso, le squadre di Juric sono maturate con il passare del tempo, nonostante siano state rivoluzionate dai mercati in uscita.

I giocatori chiave

I ruoli chiave sono quelli che abbiamo elencato: trequartisti, esterni, difensori centrali.
Leggendo i nomi delle rose del Verona di Juric si può comprendere il grande lavoro svolto dal tecnico croato.

Alcuni dei giocatori della rosa granata potrebbero essere adatti alle caratteristiche richieste dal tecnico ma è inevitabile che dal mercato debbano arrivare facce nuove.

Uno che potrebbe rientrare nei piani tattici potrebbe essere Verdi: caratteristiche diverse da Zaccagni o Verre, ma piedi buoni per liberare la fantasia.

Ho I miei dubbi sul centrocampo e sugli esterni.
L’atavico punto debole del Toro, leggermente sistemato con l’arrivo di Mandragora, ha troppe incognite.
Lukic, Baselli, un Meité uscito malconcio dall’esperienza milanista, Rincon avanti con gli anni e con il fantasma di Linetty da rivitalizzare (o da cedere).

Sugli esterni Vojvoda, Ansaldi, Singo, Rodriguez e il rientrante Aina: così a spanne, considerando le capacità atletiche del nigeriano, toccherà a Juric disciplinarne il talento.
Se i chiari di luna sono corretti, con Rodriguez fuori dai piani tecnici, servirà un innesto in questa zona.
Ansaldi rincalzo di lusso.

il mercato

Cairo presenta Juric

Si faranno valutazioni e la sensazione è che molto, se non tutto, ruoterà attorno a cessioni più o meno pesanti.
Juric dovrà fare del suo meglio con l’ennesima rosa rabberciata? Molto probabile.

Cairo non vorrà sbugiardare le mosse costose compiute negli anni passati, cercando di rivalutare i tanti acquisti sbagliati.

Quali saranno i titolari inamovibili? Izzo, Bremer, Singo, Mandragora, Sanabria, Verdi e Belotti (se resterà in granata)?
Vista così non sembra nemmeno malaccio, vedremo cosa porterà (o non porterà) il futuro prossimo.

La sensazione è che la scelta di Cairo sia caduta su un tecnico in grado di migliorare lo status quo, senza fare rivoluzioni copernicane.

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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