Impressioni di Champions – vol.2

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Si sono conclusi gli ottavi di finale della Coppa regina e sono arrivate le prime sorprese. Il Principato di Monaco festeggia i quarti di finale nonostante la grande paura di una rimonta che, se fosse riuscita all’Arsenal, sarebbe entrata di diritto negli annali della competizione. Partita vibrante al Vicente Calderón e finale thrilling ai calci di rigori con i vice-campioni d’Europa che riescono a venire a capo dell’enigma Leverkusen. Negli ultimi match della tornata, si segnalano il ruggito della Vecchia Signora in terra tedesca e l’ordinaria amministrazione del Barcellona già vincente fuori casa contro il Manchester City. Con l’eliminazione degli uomini di Pellegrini, i numeri nei confronti delle squadre d’Albione sono impietosi: 0 squadre su 4 nei quarti di Champions.
La Premier non è più l’Eldorado?

MONAarsenal monaco reutersCO-Arsenal 0-2 (1-3 all’andata)

Wenger e l’Arsenal non si qualificano per i quarti di Champions dal 2004 e la maledizione continua anche in questa edizione. Il doppio confronto se lo sono aggiudicato i monegaschi in virtù dei goal segnati in trasferta. Eppure nella partita di ritorno i Gunners avrebbero meritato la qualificazione e hanno sfiorato in più di una occasione la rete del 3-0 che li avrebbe promossi grazie ad una vera e propria impresa: mai nessuno infatti, dopo un 1-3 casalingo, è riuscito a ribaltare la situazione. Il Monaco è una squadra molto pragmatica. Ha qualche individualità interessante ma resta pur sempre un avversario non troppo temibile e saranno in molti a sperare nella benevolenza dell’urna durante il sorteggio di Nyon. Miglior difesa della fase a gironi (1 goal al passivo in 6 partite), terzultimo attacco della competizione con 4 reti e un allenatore, Leonardo Jardim, che ha fatto tesoro del motto: «Primo, non prenderle!». Ferreira-Carrasco, esterno belga classe 1993, Kurzawa difensore esterno classe ’92 (disastroso nello 0-2 casalingo) e una serie di marpioni quali Joao Moutinho, Berbatov e Toulalan sono tra gli elementi più rappresentativi.

Per l’Arsenal l’ennesimo fallimento targato Wenger. Dopo tanti anni alla guida dell’Arsenal (dal 1996 ad oggi), non si può certo dire che i Gunners abbiano tra le loro migliori virtù quella della costanza di rendimento, ma del resto se i tuoi uomini migliori si chiamano Ozil, Cazorla, Walcott, Ramsey e Sanchez, non puoi fare altro che prendere atto e guardare avanti, sperando che prima o poi le innumerevoli nidiate di giovani virgulti diventino uomini prima e calciatori poi.

atletico-madrid-sATLETICO MADRID-Bayer Leverkusen 1-0; 4-2 ai rigori (0-1 all’andata)

Partita tesa, equilibrata (forse ai punti meglio i Colchoneros), bloccata dalla paura e dalle responsabilità di una squadra che davanti ai propri tifosi aveva l’obbligo di ribaltare il passivo dell’andata. Una partita a tratti cattiva, arbitrata più dai cartellini che dalla personalità di Rizzoli. L’Atletico non è la squadra dell’anno scorso. Meno brillante e meno scintillante, meno determinata e meno efficace nelle azioni offensive dove l’assenza di una punta come Diego Costa si fa sentire eccome. La squadra di Simeone ha vinto grazie ad una maggiore esperienza e al fattore campo che in una situazione come quella dei rigori ha giocato un ruolo direi determinante. Nonostante l’immenso Arda Turan, la continuità di quel martello di Suarez (suo il goal che ha trascinato la sfida ai supplementari prima e ai rigori poi) e il grande impatto di Fernando Torres, l’Atletico non è riuscito a scardinare l’ottima difesa tedesca.

Il Bayer ha resistito senza troppi patemi, ha orchestrato qualche pericolosa sortita, è stato solido e attento ma è stato tradito ai rigori proprio dai suoi uomini più rappresentativi Hakan Çalhanoğlu e Kiessling. Simeone se l’è vista brutta e le lacrime di Juanfran, unite alle preghiere di Arda Turan, fanno capire che la grande paura è passata ma qualche strascico potrebbe averlo lasciato. Nei quarti servirà un Atletico modello 2014.

juve reutersBorussia Dortmund-JUVENTUS 0-3 (andata 1-2)

La serata perfetta. Tedeschi non pervenuti, bianconeri che senza troppo impegno hanno maramaldeggiato sui resti di quel Dortmund che tanto ci aveva fatto divertire negli anni scorsi. Klopp nel pre-partita aveva insistito sulle possibilità del suo team (ragionevolmente), ma è sembrato poco convincente, o meglio, è sembrato che quelle fossero parole di circostanza e che, di fatto, alla rimonta non ci credesse nemmeno lui. Il Dortmund non è mai entrato in partita. Merito della Juve, ma anche dei suoi limiti strutturali: votati all’attacco e con una difesa piuttosto sbarazzina, i gialloneri non hanno mai impensierito un tranquillissimo Buffon. Gioco in orizzontale, uomini di fantasia ridotti al minimo sindacale, Aubameyang un fantasma e Ciro Immobile seduto tristemente in panchina. L’unico che ci ha messo anima e cuore è stato Matt Hummels. Per lui si potrebbero fare follie.

Allegri dal canto suo lo aveva detto: «Serviranno due gol». Ne sono arrivati tre: Tevez in apertura (il gol che ha dato certezze), Morata (il gol che ha chiuso la partita) e ancora l’Apache (il sigillo ad un match memorabile). Juve ai quarti dopo due anni, seppur orfana di Pirlo e, dopo mezzora, di Pogba (ma era il caso di rischiarlo visto che non stava benissimo?). Il sorteggio potrebbe essere benevolo: Monaco, Porto, Atletico Madrid e Paris (in ordine di difficoltà crescente) sarebbero tanta roba. Le altre appaiono un gradino sopra. Ma a questo punto… mai dire mai.

LAPR1530_mediagallery-pageBARCELLONA-Manchester City 1-0 (all’andata 2-1)

Un Barcellona bello e sfortunato (due pali), un City assolutamente impossibilitato a fare di più. Non si poteva fare di più, perché il Barcellona è stato il Barcellona: Messifantastico per qualità e quantità (assist eccezionale per Rakitic), Neymar folletto imprendibile, il solito centrocampo da manicomio (per chi ci gioca contro). Hart è stato il migliore in campo: ha salvato il salvabile e ha di fatto evitato una pesante goleada. Pellegrini è stato imbrigliato da Luis Enrique, ma la sua squadra non è apparsa in grado di ribaltare il risultato dell’andata. L’unico sussulto è stato il calcio di rigore (piuttosto generoso) che avrebbe potuto riaprire i giochi, ma Agüero è stato ipnotizzato da Ter Stegen (fin lì inoperoso). Il Barça ha poi pensato al Clasico di domenica prossima e ha congelato la partita, abbassandone i ritmi, giocando a proprio piacimento senza rischiare nulla. Ottava qualificazione consecutiva ai quarti di finale per i blaugrana ed ennesimo arrivederci dei Citizens alla coppa dalle grandi orecchie.

Saluta anche l’Inghilterra che resta senza rappresentanti, mentre la Spagna ne porta 3 ai quarti, la Francia 2 (Monaco e Paris) la Germania una, il Bayern (eliminate Dortmund, Schalke e Leverkusen negli ottavi), al pari di Italia (Juventus) e Portogallo (Porto). Il sorteggio, libero da vincoli geografici e da qualsivoglia testa di serie, verrà effettuato venerdì 20 marzo a Nyon.

*Questo post è stato pubblicato da Contropiede.net

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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