La (mia) parata del secolo – Dino Zoff e quel fantastico, magico, no.

Per gli amanti del calcio e per i libri di storia, la parata del secolo è quella di Gordon Banks: il suo gesto atletico è incastonato in un Brasile-Inghilterra, quarti di finale del Mondiale messicano del 1970.
Fu una parata incredibile anche perché evitò un goal praticamente fatto su colpo di testa imperioso di Pelè, non propriamente uno qualunque, ed è per questo (forse? Anche?) che quella parata venne nominata The Greatest ever save (La più grande parata di sempre).

 

Il ruolo di portiere non ha mai solleticato né simpatie particolari, né stimolato la mia fantasia.
Il portiere spesso e volentieri ha il ruolo di guastafeste, quello che dice no al tuo idolo, quello che dice no ad una giocata meravigliosa e se è il tuo portiere a salvare la baracca, banalmente la frase ricorrente è: “Beh, lo pagano per quello!”.

La mia parata del cuore è datata 1982.
Oddio, ce ne sarebbero tantissime, anche meno importanti e giocate su campi meno nobili di quella di cui racconterò di seguito, ma questa, per me e per molte altre persone è una di quelle parate che restano impresse nella memoria.
Il 5 luglio del 1982, allo Stadio Sarrià di Barcellona, si gioca Italia-Brasile.
In caso di vittoria, e solo in quel caso, l’Italia si qualificherebbe per la semifinale del mondiale.
Un’altalena di emozioni e di goal ci trascinerà in semifinale e dopo aver battuto l’Argentina, quel pomeriggio consegnerà alla storia Pablito Rossi e la sua tripletta.
Finirà 3-2 con il Brasile di Zico eliminato tra mille rimpianti.

A difendere la porta della nazionale azzurra c’è Dino Zoff, 40 anni compiuti a febbraio, il Nonno del Mondiale, il Decano dei meravigliosi portieri di quella competizione: basti pensare che in Spagna quell’anno c’erano alcuni dei migliori interpreti del ruolo come il polacco Młynarczyk, il russo Dasaev, l’argentino Ubaldo Fillol che giocava con un bizzarro numero 7 sulle spalle, Peter Shilton (Inghilterra, che aveva anche Ray Clemence), Pat Jennings (Irlanda del Nord), Harald “Toni” Schumacher (Germania), Luis Arconada (Spagna), il belga Jean-Marie Pfaff e il camerunense Thomas N’Kono con la sua inseparabile tuta.

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Zoff in quella partita non era stato irreprensibile. Il goal del momentaneo pareggio di Socrates lo sorprese, colpevole, sul primo palo.

Fecero uno scambio, arrivò Socrates un po’ in diagonale, non a moltissimi metri da me, tirò sul primo palo. Io lo coprii…però dovevo deviarla con il piede e non ci riuscii…
Dino Zoff

Il secondo goal di Falcão lo vide sfortunato protagonista: il potente tiro del brasiliano subisce una deviazione, lieve, ma determinante. La deviazione è di Bergomi che esce verso il tiratore, proteso per intercettare la palla ma riesce solo a sporcarne la traiettoria. Il suo intervento costa il temporaneo 2-2.

Nel secondo tempo ero convinto che non mi potessero fare goal. Falcao fece una grande cosa, dribblò un mio compagno poi fece una finta. Scirea si presentò lì e lui tirò di sinistro dal limite. Io ero convinto di prenderla se nonché ci fu una impercettibile deviazione di Bergomi con la coscia. Prendere goal da Falcao, di sinistro…in quel secondo tempo lì…Non era possibile.
Dino Zoff

Zoff disse due volte di no agli avanti brasiliani con altrettante uscite a valanga su Cerezo e Serginho. Gli assalti brasiliani si susseguivano. Zoff respingeva alla disperata, non badando allo stile, ma alla sostanza e non alla forma.
L’Italia si portò sul 3-2 grazie ad un tocco sotto porta di Rossi e segnammo anche il 4-2 che ci venne annullato per fuorigioco (inestitente), di Antognoni.

Gli ultimi minuti furono veramente caldi.
Dino Zoff

L’assedio brasiliano assunse proporzioni laocontiche. E sull’ennesimo assalto, da un calcio di punizione di Eder, lo stacco di Oscar sembra essere vincente.
E invece no.

La fermai sulla linea. Lì. Veramente passai cinque secondi terribili che l’arbitro potesse veder male. Io, fortunatamente, rimasi con la palla inchiodata lì. Solo che non vedevo dov’era l’arbitro, poi quando ho visto che era sulla mia destra e aveva visto giusto…beh, allora mi rilassai…
Dino Zoff

Oscar inzucca. La palla è diretta nell’angolo basso.
Zoff si tuffa. Il suo volo è sospeso, etereo. Il capitano allunga le mani e inchioda il pallone sulla linea a pochi centimetri dal goal. Passa qualche istante di incertezza. E’ entrata? Alcuni giocatori brasiliani esultano insieme a qualche spettatore sugli spalti: è un boato strozzato in gola.

Sono secondi di paura che anche il più navigato dei commentatori televisivi, Nando Martellini, lascia trascorrere in religioso silenzio.
Il capitano azzurro l’ha bloccata. Bloccata. Impensabile, folle, mitico. Arrivare a bloccare quel pallone è pura follia. Altri si sarebbero limitati a respingere, magari ad appoggiare in calcio d’angolo. No, Zoff no. Non gliela vuole concedere un’altra opportunità a quei satanassi dei brasiliani.

ParataZoffZoff si rialza. E con un gesto eloquente dice no, non è entrata. Continua per qualche secondo. Insiste, conferma.
Martellini intanto confonde l’autore del colpo di testa Oscar, prima con Paulo Isidoro e poi con Leandro: conta poco e niente.
Conta che quella palla non sia entrata.
Un brivido e un sospiro di sollievo accompagnano ancora adesso il ricordo di quella parata.
Me la ricordo ancora quella scena. Mio nonno e mio zio seduti in salotto nella calura torinese del luglio più bello di sempre rimasero in silenzio, per poi esultare come ad un goal.

no


Adesso che non ci siete più e vi penso spesso, vi immagino ancora su quelle poltrone con il fumo della sigaretta che si alzava e il caffè che andava sul gas, nella moka, senza soluzione di continuità.

Beh, state tranquilli che le cose non sono cambiate e Zoff continua ancora a dire di no ad Oscar e ai brasiliani tutti.
E rivivere la storia attraverso quel gesto e i ricordi di un pomeriggio di trenta e passa anni fa è ancora bello oggi.
Un gesto, un semplice e infantile no.
Un fantastico, magico, no.

 

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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