Le 32 protagoniste – Puntata no.1 – La Russia

La Squadra – Sbornaya, la selezione nazionale

Era il 2010 quando la FIFA decise che sarebbe stata la Russia ad ospitare la ventunesima edizione della Coppa del Mondo di calcio, un’occasione ghiotta, una opportunità di rilancio per un movimento che, dopo la caduta del Muro, non è stato più in grado di sfornare grandi talenti e costruire squadre all’altezza della sua fama.
La nazionale russa attraversa un lungo momento di transizione e la doppia vetrina casalinga targata Conf Cup 2017 e Mondiale 2018 sembra essere più un ostacolo che non un vantaggio.
Priva di campioni, priva di un blocco monolitico (come nella grande tradizione sovietica), la selezione allenata dall’ex nazionale Stanislav Cherchesov, si affaccia alla rassegna iridata con molte incognite e con lo spettro di un fallimento (pressoché) annunciato.
La squadra assomiglia molto da vicino ad un cantiere aperto e il recente passato testimonia le difficoltà dell’intero movimento: i club in Europa non conseguono da anni risultati di prestigio, il campionato fatica a decollare e non bastano i soldi dei nuovi ricchi per attirare grandi campioni, infine i risultati fallimentari della nazionale che negli ultimi tre tornei – Conf Cup2017, Europeo 2016 e Mondiale 2014 – ha collezionato tre eliminazioni precoci e oltremodo deludenti.

I protagonisti

Troppi i giocatori che hanno tradito le aspettative come i gemelli Kombarov e Aleksandr Kokorin annunciato come il nuovo Messia del calcio russo, per finire con Alan Dzagoev, vero e proprio talento, fermato dai tanti infortuni che gli hanno impedito di avere una carriera importante.
Il ricambio generazionale ha prodotto il solo Alexander Golovin, centrocampista 22enne del CSKA Mosca, un po’ poco per sperare in una rinascita del movimento.
In porta c’è Capitan Akinfeev, estremo difensore sicuramente esperto ma non particolarmente affidabile mentre in rosa circolano ancora vecchi marpioni come Zhirkov, Glushakov, Ignatyev, Samedov, Bukharov e Dzyuba.

Giocare in casa sarà un vantaggio? Sicuramente sì, perché la squadra sarà sostenuta da un vasto pubblico ma allo stesso tempo sarà sotto pressione per la grande responsabilità di ben figurare ad ogni costo, dato che la federazione russa, per voce del potentissimo (e discusso) presidente Vitaly Mutko,  ha dichiarato che le semifinali sono l’obiettivo minimo.
Vista così, più che un obiettivo, parrebbe un miracolo.
Molto diranno le prossime amichevoli di fine marzo con Brasile e Francia.

I record della Russia (clicca per vedere l’infografica)


Testa a testa – Il Gruppo A

La Russia è inserita nel girone A con Arabia Saudita, Egitto e Uruguay. Non certo un girone complicato per le ambizioni dei padroni di casa che affronteranno l’Uruguay nella terza partita del raggruppamento. Se i pronostici saranno rispettati, la partita con la Celeste servirà a decretare la vincente del gruppo A. 

Russia v Arabia Saudita
Un incontro: Arabia S. – Russia 4-2 (amichevole, 1993)
Bilancio totale:
Russia
0 vittorie

Pareggi 0
Arabia Saudita 1 vittoria

Russia v Egitto 
nessun precedente

Russia v Uruguay
8 incontri di cui due nella fase finale della Coppa del Mondo
URSS-Uruguay 2-1, Cile 1962
Uruguay-URSS 1-0 d.t.s, Messico 1970 – quarti di finale
Bilancio totale:
Russia (o URSS) 5 vittorie
Pareggi 2
Uruguay 1 vittoria


Storie – La solitudine del numero uno

Se il protagonista di questa storia potesse fermare il tempo, bloccherebbe il fotogramma di questo film, un secondo prima che quel capolavoro di balistica e precisione, tanto bello quanto incredibile, lo vide protagonista suo malgrado.
Lui alla domanda: “Te lo ricordi il gol di Van Basten, quello al volo?” – saprebbe sicuramente cosa rispondere.
Lui è Rinat Dasaev, soprannominato Cortina d’Acciaio, portiere e capitano dell’Unione Sovietica  allenata dal Colonnello Lobanowski negli anni Ottanta.
Portiere dotato di un repertorio completo, abilissimo nel rilancio con le braccia, essenziale, mai eccessivo, Dasaev non era un portiere coreografico e spettacolare.
Milita nello Spartak Mosca e nel 1982 parte
la sua ascesa.  Nel Mundial spagnolo è titolare della nazionale e vince il premio come miglior giocatore sovietico dell’annata.
Ma torniamo a Euro88 e a quel giorno di trent’anni fa, a Monaco di Baviera, con il buon Rinat nel pieno della sua carriera.
Riguardando quel missile calciato al volo da posizione angolata non possiamo far altro che dire: “Povero Dasaev, che cos’altro avrebbe potuto fare? Chi avrebbe potuto leggere quella traiettoria?”

 A detta di alcuni, Dasaev, in quella circostanza non fu irreprensibile.
Van Tiggelen avanza e cede il pallone in fascia a Muhren. Il centrocampista batte di prima, di sinistro. Il cross è sbilenco, quasi a candela, lungo sul secondo palo.
Tutti pensano ad un cross sbagliato che attraverserà l’area e terminerà sul fondo. Tutti tranne Marco Van Basten che, appostato sul lato corto dell’area, prende la mira e di destro, al volo, pesca un angolo impossibile. La palla sorvola Dasaev e si insacca alle sue spalle.
Il numero uno sovietico perde l’equilibrio e compie una specie di balletto.

Il declino

Il trasferimento all’ovest, fortemente voluto da Dasaev, aveva anche una valenza simbolica visti i segnali di apertura di Gorbaciov e delle politiche di trasparenza applicate da Mosca.
A Siviglia le cose però non vanno per il verso giusto: troppi gol subiti, un incidente automobilistico, l’alcolismo, la depressione, la panchina, i problemi famigliari.
La partecipazione, mesta e fugace ad Italia90 lo condanna all’oblio: non poteva essere che lui, l’erede di Yashin, l’ultimo portiere dell’ultima partita dell’Unione Sovietica giocata a Bari contro la Romania senza la gloriosa scritta CCCP sulle maglie: l’ultimo guardiano di un impero che si stava sbriciolando.
Si ritira nel 1991.
Quando il quotidiano Pravda lo rintraccia, Dasaev vive in povertà, come un vagabondo qualsiasi.
Tornato in Russia ricostruisce la sua vita, allena per qualche anno i portieri in alcune scuole calcio, poi ne apre una di sua proprietà a Mosca.
È uno dei membri del comitato organizzatore dei Mondiali 2018.

Ricordo bene il gol di Van Basten, come quasi tutti i gol che ho subito. Che posso dire? Mi sentii umiliato. Ma, a dirla tutta, Van Basten ebbe fortuna: calciò il pallone lungo una traiettoria che non pensavo potesse centrare la porta.
Rinat Dasaev

I convocati della Russia a Russia2018

Portieri: Igor Akinfeev (CSKA Mosca), Vladimir Gabulov (Bruges), Andrei Lunyov (Zenit S. Pietrobrgo)

Defenders: Mario Fernandes (CSKA Mosca), Vladimir Granat (Rubin Kazan), Sergei Ignashevich (CSKA Mosca), Fyodor Kudryashov (Rubin Kazan), Ilya Kutepov (Spartak Mosca), Andrei Semyonov (Akhmat Grozny), Igor Smolnikov (Zenit S. Pietroburgo)

Midfielders: Denis Cheryshev (Villarreal), Alan Dzagoev (CSKA Mosca), Yuri Gazinsky (FC Krasnodar), Alexander Golovin (CSKA Mosca), Daler Kuzyaev (Zenit S.Pietroburgo), Anton Miranchuk (Lokomotiv Mosca), Alexander Samedov (Spartak Mosca), Alexander Yerokhin(Zenit S.Pietroburgo), Yuri Zhirkov (Zenit S.Pietroburgo), Roman Zobnin (Spartak Mosca)

Attaccanti: Artyom Dzyuba (Arsenal Tula), Alexei Miranchuk (Lokomotiv Mosca), Fyodor Smolov (FC Krasnodar)

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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