Le 32 protagoniste – Puntata no.8 – L’Arabia Saudita

La Squadra –المنتخب العربي السعودي لكرة القدم‎ – الصقور الخضر I falchi verdi 

L’Arabia Saudita dopo due mancate qualificazioni, ritorna a calcare le scene della massima competizione mondiale.
Un cammino, quello dei Falchi verdi, a due facce. Se nel primo girone eliminatorio, la squadra, all’epoca allenata dall’olandese Bert Van Marwijk, ha conquistato un agevole primo posto (6v-2n-0p), nel secondo turno ha evitato di un soffio la terza piazza, quella che portava al playoff asiatico, solo grazie alla miglior differenza reti nei confronti dell’Australia.

Dopo anni di crisi e appunto due mondiali non disputati, l’Arabia approda in Russia con un carico di incertezze dovute soprattutto alla gestione tecnica.
I dirigenti della federazione non hanno smentito la loro fama di mangia-allenatori, il movimento calcistico cresce lentamente, il campionato attira qualche campione ma i calciatori arabi che giocano all’estero si contano sulle dita di una mano.

Juan Antonio Pizzi

Sulla panchina della nazionale saudita siede Juan Antonio Pizzi, fresco di licenziamento dopo il fallimento con il Cile: l’ex centravanti del Barcellona ha accettato di buon grado l’incarico e un discreto gruzzolo di petrodollari.
Prima di lui, Van Marwijk che nonostante la qualificazione raggiunta non era riuscito a cancellare le divergenze con la federazione: i dirigenti, al momento del rinnovo del contratto gli hanno chiesto di trasferirsi a vivere in Arabia, cosa non gradita dall’ex tecnico dell’Olanda.

Ancora prima di Pizzi ad assumere l’incarico (ed essere esonerato) era stato chiamato Edgardo Bauza, il selezionatore argentino reo di aver inguaiato l’Albiceleste con un pessimo inizio nel girone di qualificazione della COMNEBOL.

Che il problema sia soprattutto di gestione, lo si capisce anche dal numero degli allenatori che si sono avvicendati sulla panchina saudita: dal 1957 (esordio internazionale) sono 51 i tecnici ingaggiati per il ruolo di ct.

Cosa aspettarsi da questa Arabia al 70esimo posto del ranking FIFA? Potrebbe essere la sorpresa del girone A?
L’unica certezza è che sarà proprio la nazionale saudita ad aprire le danze della rassegna iridata nel match inaugurale del 14 giugno contro i padroni di casa della Russia.
Guastare la festa? E perché no?

I protagonisti

Yahya Al-Shehri

Rosa composta per la sua intera totalità da calciatori che militano nel campionato saudita, l’Arabia punta tutto sul collettivo e Pizzi avrà l’arduo compito di selezionare i migliori, puntando magari sul blocco di un club che possa garantire affiatamento e uno stile di gioco collaudato.

Ma andiamo con ordine. Tra i pali il titolare sarà Al Waleed mentre la linea a 4 sarà guidata dal totem difensivo Osama Hawsawi, il capitano: per lui una breve apparizione in Belgio nell’Anderlecht e oltre 130 presenze in nazionale.
Fallatah a destra, Omar Hawsawi e a sinistra il terzino dell’Al-Ahli, Al Harbi, completano il pacchetto arretrato.

A centrocampo l’esperto Al Jassim, con Al-Shehri e Al-Khaibri a lottare con le nuove leve Otayf e Al-Moghawi mentre sullo sfondo reclama spazio Salman Al-Moasher.
In attacco Al Muwallad a destra, Al Sahlawi al centro e Al-Dawsari a sinistra.

Dei convocati per le ultime due amichevoli con Belgio e Ucraina, solo 3 sono gli stranieri (militano in Spagna): Al Dawsari, Al-Shehri e Al Muwallad che giocano rispettivamente per Villarreal, Leganes e Levante.

I record dell’Arabia Saudita (clicca per vedere l’infografica)


Testa a testa – Il Gruppo A

Sorteggiata nel gruppo A, l’Arabia appare come la Cenerentola del girone ma attenzione perché la storia dei Mondiali è piena di inciampi e di scalpi eccellenti soprattutto nel match inaugurale.
La Russia, l’Uruguay e l’Egitto, nell’ordine, saranno gli avversari dei Falchi verdi.
Potenzialmente il match con l’Egitto potrebbe essere inutile ai fini della qualificazione ma allo stesso tempo se i pronostici non dovessero essere rispettati (per entrambe), si potrebbero aprire scenari inaspettati.
Curioso che il primo allenatore della storia della nazionale saudita sia stato proprio un egiziano.
Pochi i confronti diretti tra l’Arabia e le altre nazionali del girone: incredibilmente, l’Arabia è in svantaggio proprio con l’Egitto.

Arabia Saudita v Russia
Bilancio totale: 1 match
Arabia Saudita
1 vittoria
Pareggi 0
Russia 0 vittorie

Arabia Saudita v Uruguay
Bilancio totale: 2 matches
Arabia Saudita 1 vittoria
Pareggi 1
Uruguay 0 vittorie

Arabia Saudita v Egitto
Bilancio totale: 6 matches
Arabia Saudita 1 vittoria
Pareggi 1
Egitto 4 vittorie


Storie – La grande corsa

Ho iniziato a correre e non mi sono più fermato.
A dire il vero io ero uno dei tanti di quella squadra volenterosa che sorprese il mondo per ben due volte: la prima qualificandosi per la Coppa del Mondo di USA94, la seconda superando addirittura il girone eliminatorio e arrivando agli ottavi di quella manifestazione.
Eravamo un manipolo di calciatori coraggiosi nemmeno troppo dotati tecnicamente, anche se per molti, noi sauditi siamo i brasiliani d’Asia.

Il mio nome è Saeed Al-Owairan.
Lo so, molti di voi non si ricordano minimamente di me. Non ero Roberto Baggio o Romario ma in quella calda edizione di USA94, il mondo si accorse di me.

Ci eravamo qualificati grazie ad una vittoria sudatissima contro l’Iran per 4-3, a Doha, nel girone finale a sei squadre.
Lo vincemmo e per la prima volta nella storia l’Arabia si qualificò alla fase finale di un Mondiale.

La prima volta

Ci sorteggiarono con Olanda, Marocco e Belgio. Con i primi perdemmo di misura (2-1), con i secondi vincemmo con il medesimo punteggio e con i terzi, beh con i terzi, vincemmo per 1-0, con un mio gol.

Giocare in Arabia non è semplice. Fa caldo, fa sempre caldo, sugli spalti non c’è mai troppa gente.
A Riyad nello stadio di Re Fahd ci stanno 70mila persone ma gli spalti sono pieni solo quando gioca la nazionale.
Così, quando scendemmo in campo a Washington, per il match decisivo contro il Belgio, capimmo che partivamo sfavoriti solo sulla carta.

Primo perché si giocava a mezzogiorno, in ossequio al Dio televisione che tutto decide e tutto vuole, secondo perché a quell’ora nel catino del Robert F. Kennedy Memorial Stadium c’erano 43 gradi.
Per noi sauditi, abituati al caldo del deserto, sembrò quasi un segno divino.

Il goal

Non erano trascorsi nemmeno cinque minuti e il Belgio attaccava. Il canovaccio del match era chiaro: loro a fare la partita e noi a difenderci, pronti a ripartire in contropiede.
Il mio compagno di squadra, il centrale Madani, nel giro di due minuti rischiò l’espulsione prima per un fallo rude su De Grijse, per cui venne ammonito, poi per un intervento a gamba tesa a centrocampo.

Boffin ricevette il pallone sulla sinistra e lo servì centralmente per Van der Elst. Il centrocampo del Belgio era forte- sapevano giocare la palla e tecnicamente erano molto dotati-, Van der Elst a sua volta verticalizzò per Scifo che mancò lo stop, regalandoci la palla.

Scifo se la fece scivolare sotto il piede e la sfera arrivò tra i piedi del mio compagno (probabilmente il quinto a sinistra della difesa saudita, dalle immagini di youtube non si intuisce l’autore dell’intercetto, ndr) che di prima con un piatto un po’ indeciso, mi servì.

Ricevo il pallone nella nostra trequarti campo, mi giro su me stesso con una veronica efficace.
La aggancio con il sinistro e corro.
Corro con il pallone, testa alta, e vado in diagonale verso il cerchio di centrocampo.

Mi vado ad infilare in un imbuto.
Sono inseguito da Medved e Van der Elst che mi incrocia appena e non ci prova nemmeno. Medved prova il tackle ma sono un treno in corsa e resisto.
De Wolf lo salto come un birillo. Le maniche della maglietta si gonfiano.
Corro come se fossi un wide receiver lanciato verso il touchdown e visto dove stiamo giocando, inizio a pensarlo davvero.

Quando sto per entrare in area vado talmente veloce che il pallone mi batte su uno stinco e sembra quasi che io stia per perdere il controllo della sfera.
Mi fronteggia Smidts che eludo…anzi, il poveretto si elude da solo perché lui il contrasto lo porta pure ma non riesce mica a bloccarmi, poi per chissà quale motivo piroetta su se stesso e mi lascia via libera.
L’ultimo tentativo lo prova Albert ma in spaccata la infilo al “sette”, là dove Preud’Homme proprio non ci può arrivare.

Esulto con l’ingenuità di un bambino. Allargo le braccia, faccio il “V” di vittoria con tutte e due le mani e aspetto l’abbraccio dei miei compagni.
Che gol. Ricorda molto da vicino quello di un numero 10 argentino che nel 1986 incantò il mondo, quel numero 10, che proprio in quei giorni viene squalificato dalla FIFA perché trovato positivo all’efedrina.

Quel maledetto goal

Iniziarono a chiamarmi il Maradona del deserto.
Quando tornammo in patria re Fahd mi regalò una auto gigantesca, una villa lussuosa e un assegno con diversi zeri.
Al resto ci pensarono altri emiri e altri sceicchi che mi riempirono di soldi, mi fecero firmare contratti di sponsorizzazione, divenni testimonial di Coca-Cola, Toyota e Ford.
Continuavano a piovere soldi.

Divenni una specie di semidio. Mi invitavano in televisione, il mio gol lo avrò rivisto milioni di volte: mi sentivo invincibile ma non per le mie qualità calcistiche, bensì per il denaro e il potere accumulati.

Poi ci fu una serata sbagliata e arrivarono le guardie della Mutawa, una specie di buoncostume che viaggia armata di frusta e bastone, a ricordarmi che non ero diverso dagli altri sudditi.
Era mese di Ramadan e c’erano stati troppo alcol e troppe donne: nemmeno un’icona come me poteva passarla liscia.

Mi condannarono a tre anni di detenzione. Finii in carcere anche se non era una vera e propria prigione, direi più un centro rieducativo dove mi interrogarono per settimane e venivano a trovarmi i miei famigliari e i miei amici.
Rimasi lì più o meno sei mesi e poi mi graziarono.
Le cronache dicono che fu il figlio di Re Fahd, Faisal, a chiedere a suo padre di concedere una amnistia per il campione che lo fece sognare quando aveva appena tredici anni.

Nonostante qualche allenamento e qualche partitella tra amici, venni convocato per Francia 1998 ma la magia era finita e venimmo eliminati malamente al primo turno.
Non so se devo avere rimpianti, forse sì, forse no.
Meglio correre e non fermarsi mai.
Firmato, Saeed Al-Owairan.

(Le parole di Saeed Al-Owairan sono estratte da interviste e interpretate dall’autore. Il gol segnato contro il Belgio è stato votato dalla FIFA come il sesto più bello in una classifica all-time di tutte le reti della WORLD CUP)

I convocati dell’Arabia Saudita a Russia2018

Portieri: Mohammed Al Owais (Al Ahli), Yasser Al Mosailem (Al Ahli), Abdullah Al Mayouf (Al Hilal)

Difensori: Mansoor Al Harbi (Al Ahli), Yasser Al Shahrani (Al Hilal) Mohammed Al Breik (Al Hilal), Motaz Hawsawi (Al Ahli), Osama Hawsawi (Al Hilal), Omar Hawsawi (Al Nassr), Ali Al Bulaihi (Al Hilal)

Centrocampisti: Abdullah Al Khaibari (Al Shabab), Abdulmalek Al Khaibri (Al Hilal), Abdullah Otayf (Al Hilal), Taiseer Al Jassim (Al Ahli), Houssain Al Mogahwi (Al Ahli), Salman Al Faraj, Mohamed Kanno (both Al Hilal), Hattan Bahebri (Al Shabab), Salem Al Dawsari (Al Hilal), Yahya Al Shehri (Al Nassr), Fahad Al Muwallad (Al Ittihad)

Attaccanti: Mohammad Al Sahlawi (Al Nassr), Muhannad Assiri (Al Ahli)

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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