Non ha vent’anni ancora.

Alla sua prima finale importante, Jannik si è perso e, parafrasando Dé André, non è tornato.
Si è perso sul 6-5 del primo set quando, a zero, ha restituito il break appena ottenuto, lasciando alle insidie del tie-break, l’esito della prima partita.

L’insipido e monocorde polacco Hurkacz – che fa le cose per benino senza mai esaltarsi né esaltare – ne ha approfittato e ha indirizzato il match sui binari a lui più consoni, vincendo meritatamente il suo primo Master1000.

Partita strana, altalenante, il cui risultato non è mai stato davvero in discussione, con il polacco che gestiva senza entusiasmare, in cui il fattore emotivo ha giocato un ruolo determinante.
I due, amici e compagni di doppio, giunti alla loro prima finale importante, hanno offerto uno spettacolo non particolarmente eccelso e solo a tratti il match si è acceso con qualche colpo spettacolare.

Sinner è apparso sin da subito molto legato, non particolarmente brillante e i tanti errori non forzati sono stati il leit-motiv della sua prestazione.
Al contrario, di Hurkacz colpivano la costanza e la regolarità.
Il polacco ha servito benissimo (ad un certo punto aveva l’81% di prime), ha mantenuto la calma nei momenti più difficili (pochi) e ha meritato la vittoria.

cosa non e’ andato

Jannik è sembrato “meno Sinner” del solito.
Nelle partite che gli ho visto giocare, Sinner mi aveva colpito per la gestione dei momenti delicati mostrando una caratteristica tipica dei più grandi: sapersi tirare fuori da situazioni intricate, portando l’inerzia del match dalla propria parte.


Ad esempio contro Bautista e Bublik, dal nulla, aveva saputo tirare fuori un game perfetto, ribaltando totalmente andamento del match e risultato.

Questa volta, purtroppo, è stato meno maturo del solito nel leggere la partita (il servizio in slice da destra di Hurkacz ha fatto più danni della grandine), meno consapevole dei suoi colpi, meno libero di giocare in scioltezza lasciando andare il braccio.

Solo a tratti i suoi colpi sono stati profondi e il giovane altoatesino non ha preso il coraggio necessario per entrare di più nel campo: nella semifinale con Bautista lo ha fatto poco, ieri non lo ha fatto mai.
Sinner non ha saputo insistere sui punti deboli di Hurkacz: non lo ha quasi mai spostato, ha accettato lo scambio, perdendo gli scambi più duri
(come quello sul 6-5, 0-40 che ha regalato il tiebreak a Hurkacz).

Un dritto di Sinner

Se si sommano errori, timidezze, letture sbagliate, il risultato è stato quello di vedere Sinner capace di fare tutto e il suo contrario.
Ha provato a fare la partita, ma ha regalato troppi punti al suo avversario, è andato sotto 0-3, ha rimontato e si è rimesso in partita, alternando errori a vincenti.

Poi quando si è spenta la luce si è ritrovato in un battibaleno sotto per 4-0 nel secondo set, con Hurkacz che saliva di tono, forte del grande vantaggio.

Qualche vecchio cronista di tennis lo avrebbe chiamato passaggio a vuoto, qualcun altro “rottura continua” dalla quale Jannik si scuoteva in extremis ritornando in partita con una reazione di orgoglio.
Ma che non fosse giornata lo si capiva dal nastro beffardo che sparigliava le carte sul 3-4. Hurkacz senza tremare portava a casa secondo set e titolo.
Risultato finale 7-6, 6-4.

Ieri Sinner non è stato il giocatore concreto visto nei giorni precedenti sul cemento di Miami.
Lo guardavo dibattersi nel mare tempestoso del secondo set, mentre i suoi colpi faticavano a superare la metà campo, timidi e sfiatati, scentrati, mentre cercava di trovare, a fatica, la distanza dalla pallina, provavo a capire che giocatore potrà diventare Jannik Sinner.

Che giocatore sara’ Sinner?

Un Sinner ancora più giovane.

Attenzione, non sto parlando di pronostici sulla sua carriera, sulle vittorie che gli auguro, sulla sua classifica: il tennis è sport difficile, a volte incomprensibile e preferisco limitarmi agli auspici che paiono decisamente buoni.

Che giocatore sarà Sinner forse non lo sa nemmeno lui, perché i suoi margini di miglioramento sono sconosciuti.
Ci sono tante incognite, i momenti difficili che arriveranno, la gestione del successo, la maturazione umana e tennisitica, i suoi limiti fisici, la crescita dei suoi avversari.

Di sicuro, con quel braccio e quella potenza, Sinner dovrà entrare maggiormente nel vivo del gioco, accorciando gli scambi, aprendosi di più il campo, avanzando verso rete.
Non dobbiamo dimenticare che ha solo 19 anni e che fino a due anni fa viaggiava intorno alla 300esima posizione della classifica Atp
ed è per questo che dico, diamogli tempo.

La sua marcia di avvicinamento alle posizioni nobili sembra inarrestabile, tanto che da oggi sarà numero 23 al mondo ma questa è solo una tappa del suo percorso.
Certo, oggi c’è dispiacere per la sconfitta ma non escludo che in termini di pressione psicologica, la vittoria lo avrebbe agevolato.
Penso che lasciarlo sbagliare ora significhi alleggerirlo da pressioni inutili: lasciarlo sbagliare oggi, lo aiuterà domani.
La sconfitta ce lo ha restituito più umano e mentre tutta l’Italia tennistica (e non solo) lo aspettava al varco, lui si è perso.
Ieri Jannik si è perso, ma saprà tornare.

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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