Orgoglio e dignità – Juve v Bayern 2-2

Se per un’ora i tuoi avversari ti schiacciano nella tua metà campo e ti costringono ad una difesa ad oltranza e sei sotto per 2-0 le cose sono due: o sbraghi oppure sei la Juve di questo ottavo di finale contro il Bayern di Pep Guardiola.
Sin dall’inizio il canovaccio tattico era fin troppo chiaro. Quelli in rosso montavano tende e accampamento nella metà campo juventina con i padroni di casa chiusi a riccio e pronti a ripartire.
Solo che queste benedette ripartenze diventavano sempre più sporadiche e sempre più complicate da un pressing asfissiante e altissimo.
Quartetto difensivo con Kimmich, Alaba, Bernat e Lahm con Vidal che scendeva tra i primi due permettendo all’austriaco Alaba di salire in maniera sempre più frequente per impostare la manovra.
Pogba era costretto a rinculare parecchio per raddoppiare Robben (che comunque, farà sempre una finta, ma la fa straordinariamente bene) e in mezzo al campo Khedira e Marchisio facevano molta fatica a contenere le verticalizzazioni di Thiago Alcantara. A sinistra, Douglas Costa macinava gioco e palloni.
Il Bayern assomigliava molto da vicino ad un boa constrictor. Continuava ad esercitare pressione togliendo il fiato alla Juve.
Sul finire del primo tempo il goal di Muller arrivava grazie ad una solita e rapida verticalizzazione.

Robben centrava lungo e trovava la sponda di Douglas Costa. Il colpo al volo dell’ex Shakthar trovava la deviazione fortuita di Bonucci che recapitava il pallone sui piedi di Muller. Tocco di piatto facile e 0-1.
Il fischio finale del primo tempo assomigliava molto da vicino ad un gong pugilistico che correva in aiuto dei bianconeri.
Al rientro in campo Allegri sostituisce Marchisio con Hernanes.
Si ricomincia da dove si era finito. Possesso palla alto, altissimo e soprattutto rapide verticalizzazioni per i bavaresi. Juve alla finestra. Ad un certo punto la statistica del possesso palla dirà 72-28 in favore degli ospiti.
Lo 0-2 nasceva però da un contropiede che trovava la Juve leggermente scoperta. Alcantara per Lewandowski e il polacco appoggiava in profondità per Robben.
L’olandese, in area, portava a spasso Barzagli e trafiggeva Buffon con il classico “girello” mancino, specialità della casa.


Qui il Bayern tirava i remi in barca e la Juve ferita nell’orgoglio e non del tutto morta, riapriva la partita grazie a Dybala – su assist di Mandzukic ma che brutto errore da parte di Kimmich – e a Sturaro che insaccava l’ottimo assist del neo entrato Morata.
Il match aveva cambiato volto. Qualche fiammata da una parte e dall’altra e arrivava il fischio finale. Il pareggio lascia ancora uno spiraglio per il passaggio del turno e Allegri dovrà inscenare un vero capolavoro tattico per avere la meglio di Guardiola e co.

Detto ciò, i primi 60 minuti hanno fotografato un Bayern nettamente superiore e su questo non ci piove.
L’approccio degli uomini di Allegri ha ricordato da molto vicino quel famoso Milan-Barcellona 2-0 (Boateng e Muntari) e probabilmente il tecnico livornese ha immaginato che quella chiave di lettura avrebbe potuto risultare vincente anche in questa occasione.
Solo che, di contropiede, si può anche morire. E la Juve quasi ci lasciava le penne.
Il Bayern ha fatto la partita fino a quando non ha staccato la spina e questo è un peccato mortale in partite e in competizioni come queste.
Avevo letto alla vigilia che entrambe le squadre avevano diverse defezioni. 
Su queste affermazioni rimango sempre piuttosto tiepido: una squadra come il Bayern non può contare solo su 14-15 giocatori. E infatti non è così, perché stasera in panchina c’erano Benatia, Ribery, Coman, Xabi Alonso, Gotze e Rafinha (oltre al secondo portiere Ulreich): questa è gente che giocherebbe titolare ovunque.
Proprio dalla panchina sono arrivate invece note liete per Allegri e per la Juve: Morata è stato decisivo (assist a Sturaro) e Sturaro ha segnato il gol del 2-2.
Dybala (nonostante il gol, non brillantissimo) è stato piuttosto anonimo e forse ha sentito il peso di un match così importante, cosa che Mandzukic invece non ha sofferto, anzi. Ha lottato, fatto a botte, coperto, fornito un assist e dato il via all’azione del 2-2.


Chiudo con una nota su Pogba. 
Il suo apporto in partite come queste rasenta spesso lo zero. Strappa qualche pallone, smista il gioco, si permette qualche giochetto di prestigio ma continua ad essere un bellissimo incompiuto.
Intendiamoci, avercene…
Ma qui il tempo passa, le partite di Champions aumentano, insieme alle responsabilità e all’esperienza, però i risultati dicono che i gol sono pochi, gli assist pure e le partite risolte grazie a giocate del francese si limitano a qualche Juve-Chievo o se va bene Juve-Napoli.
Per un 1993 c’è ancora tempo. Solo non chiamatelo mister 100 milioni.

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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