Quel che resta del Toro

Lazio-Toro è appena finita, siamo salvi.

Se l’annata 2019/20 era stata sportivamente drammatica, questa, che è fortunatamente finita con una salvezza stentata, è stata, sotto ogni punto di vista, addirittura peggiore della precedente.
La stagione del Toro ha avuto un unico comune denominatore: la sofferenza

Innanzitutto, perché il Toro è partito con troppe incognite, troppi dubbi, troppe incertezze figlie dell’annata precedente che si sono stancamente trascinate fino al match thrilling con la Lazio.

La fortuna non ha sicuramente accompagnato il Toro che sul suo percorso ha incrociato a più riprese il COVID, prima tangenzialmente, poi in maniera diretta, ostacolandone il cammino proprio nei momenti topici.

necessita’ e problemi

Alla pandemia vanno aggiunte alcune scelte societarie azzardate che non hanno sicuramente aiutato una squadra tecnicamente scarsa e caratterialmente fragile.
Il resto lo hanno fatto il rendimento, da subito deficitario, e una classifica disastrosa che ha, inevitabilmente, condizionato muscoli e testa.

Longo e Mazzarri, i tecnici della stagione 2019/20

Il delicato momento pandemico non garantiva margini di errore, c’era poco tempo per preparare una stagione così delicata e il mercato bloccato, impediva, nei fatti, la necessaria rifondazione.

Erano in molti a invocare “aria fresca nello spogliatoio” per ripartire con nuovo slancio dimenticando i balbettii che avevano contraddistinto l’addio di Mazzarri e il breve interregno di Longo.

giampaolo: UNA SCELTA rischiosa

Cairo, che aveva anticipato i tempi ingaggiando in maggio il ds Vagnati, prima congedava Moreno Longo, artefice della salvezza e poi indicava la rotta scegliendo però, ahinoi, il nocchiero sbagliato: Marco Giampaolo.

Il tecnico nato in Svizzera ma abruzzese per formazione, era stato scelto per promuovere una rivoluzione in termini.
Intrigava il cambio di filosofia, intrigava il modulo (più del profilo e del cv) e, soprattutto, c’era curiosità di vedere un Toro meno sparagnino e più propositivo.

Con il senno di poi, quella del 2020 era l’estate meno indicata per ingaggiare un tecnico come Giampaolovuoi perché i suoi concetti, il suo modulo, il 4-3-1-2 e le sue filosofie di gioco necessitano di un periodo di rodaggio più lungo.

Giampaolo dopo 11 giorni di ritiro, un primo bilancio

Altro errore grossolano è stato quello di non averlo messo in condizione di lavorare.
Giampaolo chiedeva uomini adatti al suo credo e al modulo.
Dal mercato non arriveranno soluzioni adeguate alle richieste: un altro clamoroso autogol.

Il mercato, che dopo un avvio sprint si è praticamente arenato sulle uscite (era chiaro che ci fossero alcuni calciatori in partenza) ha di fatto bloccato quello in entrata.
Era palese che Cairo avrebbe speso solo dopo aver incassato.

A chi chiedeva interventismo e cessioni anche al ribasso, la società rispondeva seraficamente con una melina stantia che aveva il retrogusto acre della fregatura.
A pagare, alla lunga, è stato, come sempre capita, l’allenatore.

UN MERCATO ESTIVO A DUE VELOCITà

Il Toro si è poi arenato sulle classiche telenovelas estive: giocatori in procinto di approdare in granata, che dopo lunghi tira e molla si accasano altrove o restano nelle loro squadre di appartenenza.

I nomi di Torreira e Ramirez hanno risuonato nelle nostre orecchie per un’intera estate.
Entrambi pupilli di Giampaolo che li aveva allenati alla Sampdoria, facevano parte del taccuino della spesa che il tecnico aveva dato alla società.

Era chiaro che Giampaolo volesse dei fedelissimi (visti anche i tempi ristretti) che si riconoscessero nel suo modo di intendere il calcio.
In ordine sparso andavano così letti gli arrivi di Rodriguez (ex Milan con Giampaolo), Linetty, Murru e Bonazzoli (ex Samp).

LE CARENZE IN MEZZO AL CAMPO

Giampaolo si accontenta di Rincon

Ma a questo Toro mancavano i tasselli più importanti, ovvero un centrocampista pensante e un trequartista: organizzazione e fantasia, ordine e locura, raziocinio e assist.

Uno dei problemi del Toro di Giampaolo risiederà nel ruolo di centrale di centrocampo: Torreira non arriverà (e non arriverà nessuno fino a gennaio) mentre all’ultimo giorno di mercato, a sorpresa, verrà acquistato il bosniaco Amer Gojak.

Gojak non è un regista (e nemmeno un trequartista, in nazionale gioca interno al fianco di Pjanic) e il tassello mancante in cabina di regia sarà Tomas Rincon, mentre in quello di trequartista verranno provati, Verdi e Lukic.

UN INIZIO DA INCUBO

Con una rosa incompleta, incognite tattiche, una preparazione breve e gli strascichi della stagione precedente, l’Armata Giampaleone si appresta a prendere il mare.
Sarà un naufragio.

Belotti contro Milenkovic

Il Toro parte da Firenze con una precisa idea tattica presente solo nella testa del suo allenatore.
A Firenze si intravede qualcosa di quello che potrebbe essere.
Gioco palla a terra, qualche timidissima trama e un errore gigantesco che non indirizza la partita sui binari giusti.

Si segnala un Super Sirigu che tiene a galla i suoi fino alla rete di Castrovilli: finirà 1-0 per i viola, prima sconfitta stagionale (di una lunga serie) per il Toro.
Formazione ancora in embrione e condizionata dal mercato: Sirigu; Izzo (88′ Vojvoda), Nkoulou, Bremer, Ansaldi; Meité (68′ Lukic), Rincon, Linetty (88′ Millico); Berenguer (68′ Verdi); Zaza, Belotti.

UNA DIFESA IN BALIA DEGLI AVVERSARI

“Siamo pronti ad affrontare una squadra forte: giocano insieme da tanti anni, si sono consolidati ma per noi è stimolante. Andiamo a vedere chi siamo, sono contento di giocare questa partita di un livello così alto. Ci dà delle misure sul lavoro che abbiamo fatto, casca a puntino”.

Marco Giampaolo, pre-partita Toro-Atalanta

Giampaolo è curioso di vedere che squadra ha per le mani, solo che alla seconda di campionato arriva l’Atalanta e il Toro viene travolto.
La banda Gasperini è scatenata.
Il Toro parte bene, colpisce una traversa con Zaza e passa con Belotti imbeccato da Rincon in versione assist-man.

Alejandro Gomez contro Bremer

Il più classico dei fuochi di paglia. I bergamaschi alzano il ritmo e ribaltano la situazione.
Il Toro patisce soprattutto sulle fasce anche perché gli esterni lasciano spazi enormi: questa sarà una costante delle prime partite di campionato.

La linea difensiva ha chiare difficoltà nel difendere in ampiezza perché Giampaolo pretende che i suoi siano corti lasciando scoperto il lato debole: Gosens prima e Hateboer dopo, ne approfitteranno senza pietà.
Il Toro imbarca acqua da tutte le parti. Finisce 2-4 per gli ospiti.

“L’Atalanta in questo momento è il peggiore avversario che potessimo affrontare, è il quinto anno che giocano insieme e hanno una stima dei propri mezzi e una consapevolezza straordinaria. Noi abbiamo iniziato il percorso da un mese e mezzo e l’autostima ce la dobbiamo costruire giorno dopo giorno. La squadra nel complesso ha fatto anche cose buone ed egregie. L’Atalanta in questo momento non dico che fosse proibitivo come avversario, ma comunque noi abbiamo provato a fare la gara giusta. Certamente si doveva anche essere sostenuti da un pizzico di fortuna nei momenti particolari. Continuiamo con il nostro lavoro”. 

Marco Giampaolo, post partita di Toro-Atalanta

COVID E SCONFITTE

Il rinvio di Genoa-Toro

La crisi pandemica impedisce al Toro di scendere in campo nella terza giornata di campionato contro il Genoa.

I rossoblù, da regolamento, avrebbero potuto giocare per la norma varata dalla Lega che stabilisce un numero minimo di giocatori arruolabili (13 di movimento di cui almeno un portiere).
Qualche giorno prima della partita, però, durante una assemblea di Lega, viene concesso una sorta di jolly, che le squadre possono giocarsi in caso di necessità.

Il Genoa ovviamente, lo fa e il Toro sta fermo un mese tra fine settembre e ottobre, anche a causa della sosta delle nazionali.

Si ritorna in campo il 18 ottobre, in casa contro il Cagliari e come contro l’Atalanta, il Toro parte fortissimo.
Segna Belotti ma i granata difendono malissimo e subiscono il sorpasso rossoblù.
Il Toro subirà tantissimi gol, tutti molto simili: dal cuore dell’area o addirittura nell’area piccola, rimanendo troppo schiacciato davanti a Sirigu e lasciando troppi spazi agli avversari, liberi di colpire senza pressione.

Il portiere granata colpevole, questa volta, sul gol del definitivo 3-2 di Simeone, fa ammenda.

Tre partite, 0 punti. Ultimo posto in classifica e record negativi che si aggiornano in continuazione. Era dal 2003, anno della retrocessione in Serie B, che il Torino non raccoglieva 0 punti nelle prime tre partite disputate in Serie A. Non è mai successo in altre occasioni.

IL TORO COME PENELOPE, FA E DISFA

I numeri quando sono negativi e delineano una tendenza, mettono paura. Questa squadra smarrita, bloccata, fragile, questa paura la emana ad ogni piè sospinto.
Paradigmatica in tal senso è la partita di Reggio Emilia contro l’ottimo Sassuolo di De Zerbi.

Il Toro gioca bene nella nebbia della bassa e si porta in vantaggio fino al 3-1 parziale. Mancano pochi minuti alla fine. La partita è in controllo.
Il Sassuolo attacca e Chiriches indovina il “sette” da distanza siderale. Blackout. I neroverdi insistono e grazie a Caputo, di testa, agguantano un insperato pareggio. 3-3 spettacolare, ma solo se non sei del Toro.

Raspadori contro Bremer. Linetty raddoppia

Un altro leit-motiv della stagione saranno le rimonte.
Nel male, prima e nel bene poi.
La squadra ha bisogno in ogni caso di una scossa di adrenalina per mettersi in moto.
L’approccio ai 38 match di campionato, solo in alcune occasioni è stato quello giusto.

SI SOFFRE ANCHE IN COPPA ITALIA

Il Toro soffre di un male oscuro, di mancanze caratteriali, di scaltrezze.
Farsi recuperare in maniera rocambolesca non aiuta una squadra sempre più incapace di reagire davanti agli eventi contrari.

L’appuntamento con la coppa Italia cade in una bella giornata di ottobre. Il Toro2 varato da Giampaolo passa il turno solo ai tempi supplementari contro un Lecce ben messo in campo e molto pericoloso in attacco.
Risultato finale 3-1 grazie ai gol di Verdi (doppietta) e Lyanco.

si inaugura il duello con la lazio

Tre giorni dopo ci si rituffa nel campionato e il Toro ci spiega, nella partita contro la Lazio, la sua stagione.
I biancocelesti toccati dal Covid prima dell’impegno di Champions con il Bruges, arrivano a Torino con qualche defezione e con qualche recupero last minute che, da subito, fa mormorare i più.

Si creerà un caso mediatico, politico, sportivo e infine legale con tanto di processo e condanne in primo grado per Lotito e i medici laziali: che cosa è successo ai tamponi di alcuni giocatori biancocelesti?

La Gazzetta senza giri di parole

La partita è incredibile. Il Toro viene danneggiato dal pessimo arbitraggio di Chiffi che non vede un rigore netto su Verdi, autore peraltro, di un errore clamoroso a porta vuota.
Nell’altalena di errori ed emozioni, la banda di Giampaolo si porta in vantaggio per 3-2 all’87’.

Ma che non sia annata lo si intuisce dall’evolversi del match. Minuto 90′ tocco di mano di N’Koulou in area granata, il Var non ha dubbi, rigore. Immobile, 3-3. Siamo al 95′.
Il dramma sportivo si consuma al 98′ quando Caicedo, in maniera rocambolesca infila Sirigu per il 3-4 finale.

La conferenza stampa di Giampaolo nel post partita è emblematica del momento granata.
Le parole risuonano chiare: melma nella testa, follia, debolezza mentale.
E’ avvelenato Giampaolo, incredulo. Continua a ripetere che partite come questa, non le puoi perdere.

Questo match genererà conflitti e strascichi incredibili che avranno una valenza determinante sul torneo del Toro: i rapporti tra Lotito e Cairo si incrineranno e la faccenda non finirà qui.
Incredibilmente, anche il match di ritorno avrà una coda infinita, polemiche e veleni.

La prima vittoria

Tanto tuonò che piovve e il Toro vince la sua prima partita nel recupero infrasettimanale contro il Genoa. Partenza sprint, partita in ghiaccio e soliti brividi finali dopo il gol di Scamacca che decreta l’1-2 finale.

Lukic e Verdi festeggiano. Il Toro, finalmente, vince.

Sembra essere il viatico ad un campionato diverso e il calendario propone una ghiotta opportunità di riguadagnare il terreno perduto: il Toro la spreca malamente, rischiando di vincere solo nel finale contro un buon Crotone.
L’unica cosa positiva è che, per la prima volta, la squadra non subisce reti.

L’ennesima rimonta subita

La squadra gioca i suoi migliori 45′ contro l’Inter.
Privi di Belotti e con Verdi finalmente all’altezza, i granata tengono il campo alla grande nonostante le prime avvisaglie Covid e alcuni giocatori positivi.

Piove sul bagnato, anche per via dell’infortunio di Verdi, ma poi il Toro passa con Zaza, proprio allo scadere del primo tempo: azione da manuale, bellissima e palla a terra.

Il Toro insiste e nella ripresa raddoppia grazie ad un rigore di Ansaldi per fallo su Singo: il VAR richiama La Penna e il risultato è 0-2 al 62esimo.

Ansaldi batte Handanovic.

Ma che non sia proprio annata, lo intuiamo due minuti dopo.
Rincon perde un pallone a centrocampo e reclama un fallo per un intervento di Vidal.
L’azione prosegue e al termine della stessa, dopo una rocambolesca e confusionaria mischia in area, Sanchez accorcia le distanze.

La partita del Toro finirà qui.
Due minuti ancora e Lukaku pareggerà i conti e nel finale il bottino interista verrà incrementato ancora dal belga e da Lautaro Martinez per il 4-2 finale.

costanti e un passo indietro

Il Toro che nel primo tempo aveva concesso all’Inter, zero tiri nello specchio della porta, torna da San Siro con un carico di dubbi e insoddisfazioni.
Giampaolo, anch’egli assente causa Covid, viene confermato dalla società, intenzionata a continuare con il tecnico abruzzese.

La costante di una difesa in difficoltà si palesa praticamente in ogni match.
Gol rocamboleschi, marchiani errori di posizionamento, distrazioni: non ci sono punti fermi e lo stesso Giampaolo cambia spesso gli interpreti di un reparto da brividi.

Lyanco, il brasiliano è stato uno dei peggiori in stagione

Il Mister ha addirittura abbandonato il suo modulo, il 4-3-1-2, per passare ad un insolito 3-5-2: un clamoroso passo indietro che Giampaolo compie per andare incontro alle caratteristiche e ai desiderata dei suoi giocatori.

L’isoletta felice della coppa italia

Giampaolo sceglie il turnover per la partita di Coppa contro la Virtus Entella ma le risposte sono contraddittorie.
E’ vero che il Toro vince senza subire gol (anzi, uno lo subisce ma l’arbitro lo annulla erroneamente) ma la prestazione è piuttosto sconcertante.

Ritmi balneari e due guizzi di Zaza e Bonazzoli fissano il risultato sul 2-0 finale.
Negli ottavi (a gennaio) ci aspetta il Milan.

Zaza e Bonazzoli archiviano la pratica Entella

Nonostante il cambio di modulo, i risultati non migliorano.
Il Toro pareggia in casa contro la Samp, una partita assurda in cui merita il vantaggio poi accusa il solito blackout e va sotto per 1-2.

A questo punto la reazione è feroce e il Toro pareggia con Meité.
Migliore in campo Audero, il portiere ospite.
Il Toro rimanda ancora l’appuntamento con la prima vittoria casalinga del campionato: tra le mura amiche i granata non vincono dal 16 luglio.

IL DERBY

Alla decima, ecco il derby. La Juve non è la solita Juve e il Toro ci prova.
Passati in vantaggio in mischia grazie a N’Koulou (riabilitato per ragion di stato), i granata sfiorano il raddoppio prima con Zaza e poi con Belotti.
Un bel primo tempo certifica i meriti del Toro.

Che però questa squadra soffra di una sindrome da rimonta oramai appare evidente.
Il Toro prende due gol di testa nel giro di dieci minuti, non difendendo affatto la fase aerea, consentendo a McKennie e Bonucci di ribaltare il match.
Due gol nell’area piccola per il 2-1 finale.
Toro sempre più in difficoltà.

una società assente

Come se non bastasse l’ennesimo derby perso (e in che maniera poi), in casa Toro, non c’è un attimo di tranquillità.
Segre, giovane virgulto del vivaio granata (capitano nella partita di coppa Italia contro l’Entella), trova il modo di accendere il post partita.

Il ragazzo posta su Instagram una foto che lo ritrae in posa con la maglia no.10 di Dybala: piove di tutto.
Questa è la tara di una società assente, di uno spogliatoio distratto e poco interessato alle vicende granata.
Il problema non è solo Segre, il problema è l’assenza di qualcuno che faccia notare che non è proprio il caso di fare certe cose.

Segre si scusa. Troppo tardi.

La via Crucis granata sembra non avere fine.
Se possibile il Toro trova nuovi modi per farsi del male.
La difesa continua a prendere gol (24 in 10 partite) ed è un peccato mortale, considerando che l’attacco gira tutto sommato bene (17 in 10).

DELLE OCCASIONI PERDUTE

Al Grande Torino, per l’ennesima occasione della svolta, arriva l’Udinese.
I friulani sembrano il Real Madrid e passano in vantaggio su azione di contropiede nata da un intervento molto dubbio su Meité, con Pussetto che batte Sirigu in uscita.

Si spera in una scossa nell’intervallo, ma il Toro dorme ancora e De Paul (bellissimo gol) segna per il temporaneo 2-0.

De Paul festeggia

A questo punto il doppio schiaffo sveglia i granata che in 120″ pareggiano.
Protagonisti Belotti e Bonazzoli che si scambiano i favori: 1-2 per Belotti su assist di Bonazzoli e 2-2 con il Gallo che, di tacco, serve il compagno.

L’inerzia è tutta granata ma due minuti dopo è Nestorovski a battere Sirigu per il 3-2 finale.
C’è tempo per l’ennesimo colpo di sfortuna, con la punizione di Rodriguez che si stampa sulla traversa.
Sarà uno dei 17 legni che il Toro incoccerà nel suo campionato.

una partita durata 15′

A Roma contro i giallorossi, il Toro dura 15 minuti, il tempo di vedere Singo espulso in maniera eccessiva per un fallo e mezzo.
Alla squadra di Giampaolo, sempre più derelitta, non ne gira una nemmeno per sbaglio.

La Roma ne approfitta, il Toro nicchia ma poi ha l’occasione per riaprire il match con Edera ma la palla finisce contro la traversa.
Poi è il turno di Bonazzoli, ma si era già sul 3-1 grazie al solito gol di un indomito Belotti.

Qualche dubbio sull’espulsione, qualche dubbio sul primo gol giallorosso (fallo su Belotti da parte di Mancini, già ammonito) e solite amnesie difensive che condannano il Toro all’ennesima sconfitta.
Toro penultimo.

Giampaolo ancora in sella, nonostante tutto

i tentativi disperati di giampaolo

Una vittoria in 12 giornate, una classifica disatrosa, record negativi a pioggia.
La panchina di Giampaolo scotta e il tecnico granata prova a scuotere i suoi facendo leva sull’orgoglio, sullo spirito di corpo, sulla psicologia.
Ascoltando le conferenze stampa di Giampaolo (mai banali) si possono leggere tra le righe le difficoltà, la sua voglia di provare a cambiare lo status quo e anche le sue incertezze.

Marco Giampaolo, pre partita Toro-Bologna

C’è una bandiera da portare in alto, il resto non conta. Servono doti morali oltre a quelle professionali, bisogna lasciare in campo anche il sangue se occorre. Contro il Bologna ci attende una sfida molto, molto importante. Ho detto alla squadra che va disputata con coraggio e determinazione, guai a farsi venire il braccino. Qui si vede la consistenza umana di un gruppo: è anche bello poter prendere parte a partite così importanti. Che ci dirà che uomini siamo“.

Contro il Bologna il Toro gioca una partita pessima e pareggia per 1-1 ma i felsinei avrebbero meritato i tre punti.

Peggio del 2002/2003, che storicamente è l’anno più buio nei 114 anni del club, il Toro continua a centrare record negativi, contro il Bologna ne sono arrivati altri due: non era mai successo che i granata non vincessero in casa per nove gare di fila, così come non si era mai verificato che dopo tredici giornate la squadra avesse ottenuto soltanto una vittoria.

SI RIVEDE ARMA’

Giampaolo continua a recuperare pezzi di Toro.
Ora è il turno di Izzo, finito nel dimenticatoio con la difesa a 4, ripescato dopo un infortunio e rimesso nei tre dietro: il numero 5 granata farà la differenza in un reparto che è apparso vagamente stabile solo quando ha schierato i suoi uomini migliori (Izzo, N’Koulou e Bremer).

Izzo abbraccia Giampaolo

Il Toro che pareggia a Napoli getta al vento l’ennesima occasione persa di questo girone di andata, sfiora il gol a più riprese e poi, proprio con Izzo, si porta in vantaggio.
L’abbraccio con Giampaolo è pieno di significati.

Quando il match è oramai al tramonto, il Napoli pareggia con un super gol di Insigne.
Leggerezza di Singo (che palesa ancora i suoi limiti di inesperienza) e 1-1 finale.
Film già visto per i granata che subiscono l’ennesima rimonta: questo pari vale l’ultimo posto solitario in classifica.

record negativi

Un vero disastro, 27 punti in 35 partite nell’anno solare 2020 e una serie di record negativi, difficilmente eguagliabili.

Le rimonte subite dal Torino diventano 7 in 14 giornate di campionato. 
Il Torino è la squadra che subisce più gol nel finale, sono 9 le reti subite negli ultimi 10 minuti.
Il numero di punti persi da situazione di vantaggio sale a 23.

La difesa è la peggiore del torneo, con 32 gol subiti.
Se le partite durassero 45′ minuti il Toro avrebbe qualcosa come 21 punti , i punti raccolti nei secondi tempi, sono 3*. (*dati dopo la partita contro il Napoli)

rush finale verso il girone di andata

E’ un fine anno tristissimo per il Toro.
Mancano cinque partite alla fine del girone di andata e il calendario sembra poter dare una mano ai granata se si esclude la partita in casa del Milan.

Quando si riparte, il 3 gennaio, il Toro ha lo scontro diretto contro il Parma.
I ducali appaiono in difficoltà, se possibile più dei granata che riescono a non essere vittime sacrificali e vincono un match fondamentale.

La sblocca subito Singo (assist di Belotti), poi il Toro tiene e sfiora il raddoppio con Verdi.
Nel finale Izzo prima e sempre su assist di Belotti, poi, ecco il sigillo di Gojak (primo gol in granata) per il 3-0 finale.

Un nuovo inizio? Forse. Meglio non sbilanciarsi.
Servirebbe un filotto di vittorie, ma l’ennesimo pareggio casalingo nel successivo match con il Verona non fa svoltare il Toro.

La banda di Juric non appare così irresistibile, ma il Toro è davvero poca cosa.
L’eurogol di Di Marco sembra condannare il Toro, ma Bremer acciuffa il pari in mischia.
E’ il quarto risultato positivo in fila che consente di vedere un po’ di luce. Finisce 1-1

VAR & VEleni

Lo strumento che dovrebbe spegnere le polemiche, si rivela benzina sul fuoco di un match che il Toro perde meritatamente contro la capolista Milan, ma nel quale gli episodi hanno un peso determinante.

Maresca e Guida incidono sul match e danno una mano ai padroni di casa: rigore dubbio di Belotti su Diaz e poi rigore non dato per un contrasto Tonali-Verdi.
Niente di clamoroso, ma il Toro può recriminare ancora una volta sulla traversa colta da Rodriguez su punizione, sul finire del primo tempo.

FInisce la coppa italia. Come? ai rigori, of course

Agli ottavi di finale, è di nuovo Milan-Torino.
Il Toro in versione di Coppa non sfigura e gioca una partita in trincea.
Solo grazie a Milinkovic-Savic e ai pali riesce a portare il match prima ai supplementari e poi ai rigori.

Cahlanoglu esulta, Milan ai quarti

Giampaolo, oramai sulla graticola, si gioca il bonus e, ovviamente, perde. Decisivo sarà l’errore del veterano Rincon, il Milan non fallisce e va ai quarti, al tecnico abruzzese non resta che il match contro lo Spezia, in casa, per cercare di risalire in classifica e mantenere la panchina del Toro.


Marco Giampaolo, prima di Torino-Spezia

Quale è l’aspetto in cui la squadra è più lontana dalle sue idee?
“A Milano dopo la partita ho risposto ‘una vita’, in maniera ironica, era per sdrammatizzare. Non è una questione di essere vicini o lontani dalle mie idee. Io devo rispettare le caratteristiche dei giocatori, far emergere le qualità e nascondere i difetti. Bisogna essere elastici nel pensiero. La nostra squadra si caratterizza per un certo modo di fare calcio e dobbiamo essere bravi a esaltare le qualità, che ci sono. Paghiamo un inizio infelice, un assestamento che avremmo dovuto avere in maniera diversa, uno spirito di squadra che è andato migliorando nel tempo. Oggi secondo me la squadra è in grado di fare buone prestazioni. Ma bisogna sbagliare poco perché i bonus ce li siamo già giocati. Ora secondo me la squadra si sta esprimendo bene, ma paghiamo il pregresso”.

ADDIO GIAMPAOLO, ECCO NICOLA

O vittoria o addio, Giampaolo è al bivio.
Lo sa lui, lo sentono i giocatori, lo percepiscono i tifosi.
L’ambiente vuole un cambio, Cairo nicchia, attende un colpo di coda che non ci sarà.
Il fallimento certificato è tutto nello 0-0 contro lo Spezia.
Quasi 90′ minuti in superiorità numerica, per una squadra impaurita, lenta, prevedibile.

Una partita che si era messa sin dall’inizio sui binari giusti, con l’espulsione dello spezzino Vignali all’8′.
Il primo tempo, nonostante l’inferiorità numerica, è una sinfonia ospite e solo grazie a Sirigu il Toro resta a galla.

Nella ripresa è ancora lo Spezia ad andare vicino al gol del vantaggio.
Il Toro sembra frenato dalle proprie paure, continua a pasturare il pallone con un giro palla lentissimo.

Eppure, l’occasione migliore ce l’ha proprio il Toro con Ansaldi, il cui tiro incrociato coglie il palo.
L’avventura di Giampaolo finisce qui.
Tredici punti in diciotto gare, piena zona retrocessione al penultimo posto in classifica.

Il tweet ufficiale. Giampaolo non è più l’allenatore del Toro

la speranza

Manca una partita alla fine del girone di ritorno.
Il nuovo allenatore del Toro è Davide Nicola.
Tifoso granata, amato dai tifosi per quello spirito di appartenenza che tanto ci fa battere il cuore, a lui viene affidata la mission impossible di salvare il Toro.

Il match contro il Benevento segna una tendenza perchè il Toro va sotto e invece di rimanerci, rimonta.
E’ Zaza, a sorpresa, a trovare la doppietta che permette al Toro di rimettere in sesto un match complicatosi dopo i gol di Viola (rigore molto generoso) e Lapadula.

Si vede finalmente una piccolissima ed esile fiammella di speranza.
Fa il suo esordio nel racconto di questa stagione, il cerchio con cui Nicola confessa i ragazzi a fine partita: non è solo un simbolo e diventerà un vero e proprio rito sul quale il tecnico di Vigone costruirà il suo lavoro.

Il cerchio post Benevento. La prima di Davide Nicola.

Fine prima parte

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: