Racconti Europei – Italia v Spagna

Sì, vendetta, tremenda vendetta
Di quest’anima è solo desio…
Di punirti già l’ora s’affretta,
Che fatale per te suonerà.
Rigoletto, Giuseppe Verdi

La storia è ciclica. Si ripropone, beffarda e ironica, a distanza di anni. Ma il pallone e le sue storie si intrecciano tra le pieghe di una rivalità che dura da più di ottant’anni.
Lunedì le vie del destino riconsegnano alla storia del calcio Italia-Spagna, un classico e un leit-motiv dei duelli tra club per il predominino del continente.
È la partita di cartello degli ottavi di finale di EURO2016 e l’incrocio con le furie rosse è figlio di promesse disattese (la Spagna che arriva seconda nel suo girone) e sorprese che non t’aspetti (l’Italia prima nel suo).
Si riparte dall’epilogo degli scorsi campionati europei. Si riparte da lì, perché c’è qualcosa che bisogna rimettere a posto.

Al fischio finale del portoghese Proença la sensazione di frustrazione e impotenza prevalse sulla delusione per la sconfitta degli Azzurri. Era il primo luglio 2012 e a Kiev, la Spagna aveva appena demolito i sogni tricolori. Quattro a zero, senza se e senza ma, nella finale degli Europei di Polonia e Ucraina.

Andando a ritroso nel tempo, ricordo che quattro anni prima, a Vienna, ero in tribuna quando Di Natale si fece parare da Casillas il rigore che decretò la nostra eliminazione: resto convinto che senza quella vittoria ai rigori non sarebbe nata la dittatura spagnola che ha portato nella bacheca delle Furie Rosse, due Europei e un Mondiale.
Tutto ebbe inizio da quella maledetta serata.

Lunedì però, la storia ci consegna una straordinaria opportunità. In primis ci consente una rivincita degli ultimi Europei e una eventuale vittoria azzurra farebbe calare il sipario su una squadra in declino dopo il pessimo Mondiale brasiliano. Si respira aria di fine ciclo e sin dal girone di qualificazione vinto più grazie al talento dei singoli che non dalla squadra, la Spagna vive questo momento di transizione in maniera piuttosto emblematica.
A differenza dell’Italia che fatica a far partire il ricambio generazionale, le Furie Rosse lo stanno vivendo in maniera molto confusa anche per via di un cambiamento tecnico-tattico non esattamente lineare.
Del Bosque sembra arrivato al capolinea di una grande avventura ma non ha né confermato né smentito di voler chiudere con la nazionale, Xabi Alonso e Xavi hanno abbandonato, Diego Costa (voluto fortissimamente per i Mondiali 2014) è stato lasciato a casa insieme ad altri illustri protagonisti della storia recente della Roja.
Alcuni equivoci come quello del portiere titolare sono stati risolti a pochi giorni dalla prima partita di EURO, con De Gea che l’ha spuntata su Casillas.
Infine, la rinuncia a giocatori giovani come Saul e Isco e la conferma di un blocco di giocatori che, nonostante le tante vittorie, continuano a non andare d’accordo, dimostra che, sotto una apparente tranquillità, il fuoco cova silenzioso.
Il carico a briscola lo hanno messo prima le bravate di De Gea e Muniain poi le dichiarazioni piccate di Pedro Rodriguez che si lamentava per non essere stato impiegato e infine le polemiche sul catalano Piqué e quel malandrino dito medio tirato fuori durante l’inno spagnolo nella partita contro la Croazia.
Insomma, il vaso sembra essere colmo e gli Azzurri potrebbero essere la goccia che lo fa traboccare.

La storia tra le due nazionali vede il bilancio in perfetta parità: 34 match disputati, 10 vittorie ciascuno e 14 pareggi.
Tralasciando le amichevoli, abbiamo ricordato la finale del 2012, preceduta dal pareggio per 1-1 nel girone (sempre 2012) e la vittoria spagnola, ai rigori, nel 2008.
Questo tra Italia e Spagna sarà il sesto incontro ai campionati Europei: bilancio anche qui in perfetto equilibrio, una vittoria per parte e tre pareggi.
L’unica vittoria azzurra risale al 1988, quando in Germania, finì 1-0. Goal di Vialli su gran velo di Altobelli.

Tra gli incontri storici, indimenticabile il quarto di finale al Mondiale americano con le reti dei due Baggio, la gomitata malandrina di Tassotti e una scia di polemiche mai sopita.

Nella storia entrano di diritto i due match, giocati a distanza di un giorno, nel mondiale del 1934, quello casalingo che più casalingo non si può e con il giallo del portiere Zamora grandissimo protagonista del primo incontro che nel re-match non viene schierato tra i pali per un misterioso veto piovuto dall’alto.

«Che penso di loro? Sarei uno venuto dalla luna se non dicessi che sono una delle squadre più forti al mondo. Ma, poi, c’è sempre il verdetto della partita: anche con il Belgio partivamo sfavoriti e tutti hanno visto cosa è accaduto in campo. Se dovessimo uscire agli ottavi sarebbe un risultato negativo per noi? Lo dovrete dire voi che siete i giudici.».
Antonio Conte

Per questo match, i bookmakers indicano la Spagna come favorita per il passaggio del turno: io vado in controtendenza e dico che l’Italia ha ottime possibilità di spuntarla. Provo a spiegare perché.
Innanzitutto la nostra nazionale (sicuramente più debole dal punto di vista tecnico) quando parte sfavorita dà il meglio di sé. I meno giovani se lo saranno sentito ripetere all’infinito, ma in Spagna, nel 1982, eliminammo Argentina e Brasile mentre tutto il mondo ci chiedeva a che ora partisse il nostro volo per rientrare in patria.
Giocare contro pronostico ci agevola: basta guardare il match con la Germania a Euro2012, quello con il Belgio non meno di due settimane fa.
Fari spenti e basso profilo, ci aiutano. Da sempre.

Passiamo ora al discorso tattico. L’Italia parte favorita perché non deve fare la partita. Il compito spetterà alla Spagna. Cari lettori e cari tifosi azzurri, prepariamoci ad un aperitivo a base di passione e sofferenza che non si discosterà molto dalla partita che la nostra nazionale ha giocato contro il Belgio.
Sarà così, inutile star lì a girarci intorno. Loro comanderanno il gioco e noi dovremo essere bravi a ripartire in maniera molto molto rapida.
Certo, a differenza del Belgio più sprovveduto tatticamente, gli spagnoli proveranno a recuperare il pallone molto alto, presseranno in continuazione i nostri difensori e i nostri centrocampisti.
L’altra sera gli irlandesi hanno contrastato in maniera efficace il nostro rombo e gli azzurri hanno fatto una fatica del diavolo a venire fuori e costruire gioco, segnando un passo indietro nella qualità del nostro gioco in uscita dalla difesa.
Saremo obbligati gioco forza a impostare con i nostri difensori? Può essere. Bonucci ha il piede e i tempi per aprire il campo e per cercare i tagli dei nostri interni ma gli irlandesi lo hanno spesso inibito rendendogli la vita impossibile.

Se Iniesta è sicuramente l’uomo in più della nazionale iberica e le sue prestazioni coincidono con i risultati della squadra di Del Bosque dovremmo porre grande attenzione a uno spagnolo che la nostra retroguardia conosce a menadito, ovvero Alvaro Morata, alla prima uscita contro i suoi (oramai) ex compagni di club, Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini.
Tre goal in altrettante partite per il centravanti madrileno in questo inizio di Europeo: difficile che Del Bosque si privi del suo cannoniere per far ritorno al falso nueve (oramai praticamente accantonato).
In difesa la cerniera centrale Piqué-Ramos è assolutamente di primo livello e in proiezione offensiva sui piazzati sono due clienti pericolosi. Attenzione perché il duo non appare sempre concentratissimo e qualche sciocchezza di troppo è sempre dietro l’angolo: contro la Croazia soprattutto in disimpegno gli spagnoli hanno rischiato qualcosa di troppo.
Sulle fasce giostrano Juanfran e Jordi Alba che arrivano spesso sul fondo, amano giocare alti e larghi, ma in fase difensiva pagano dazio e sarà importante che i nostri esterni riescano a giocare spesso alle loro spalle.

Storicamente, in passato come oggi, quando ci capita l’Italia la notizia viene sempre presa con un certo fastidio. Recentemente abbiamo vinto spesso ma sempre con la sensazione che potessimo tranquillamente perdere. Per questo dico che lunedì sarà realmente molto complicato per la Spagna”.
Xavi Hernandez

Dai nostri è necessario e lecito attendersi una partita più di ragione che non di sentimento.
Sappiamo, Conte e gli azzurri non fanno che ripeterlo, che i nostri “son pronti alla morte” ma sarà importante gestire in maniera intelligente il match: dovremmo ragionare molto, avere pazienza e saper soffrire.
La difesa è il nostro punto di partenza. Basiamo le nostre fortune su un reparto collaudato e affidabile.
In una nazionale non particolarmente talentuosa, Candreva sembra essere il nostro uomo in più. Ha corsa e può essere un grimaldello importante in fase tattica ma è in dubbio per un acciacco. Pronto a prendere il suo posto El Sharaawy.
Davanti ci saranno Eder e Pellé. Un goal a testa per entrambi ma poche conclusioni verso lo specchio: due per Pellé e una sola per Eder.
L’Italia è quart’ultima nella graduatoria dei tiri con 24 conclusioni totali (8 di media, 9 nello specchio, 9 fuori e 6 respinti), alle nostre spalle la Svezia, l’Islanda e l’Irlanda del Nord.
La Spagna è quinta nella speciale graduatoria con 50 tiri totali in tre partite.

Interessante il dato dei tiri concessi. Si potrebbe immaginare che l’Italia sia maestra nel non concedere occasioni agli avversari e difatti la nostra difesa sa il fatto suo con appena 34 tiri lasciati agli avversari di cui solo 6 sono le conclusioni nello specchio.
Gli spagnoli però, a sorpresa, non sono da meno e ne lasciano appena 28 con 7 nello specchio e 14 fuori (i restanti 7 sono i tiri respinti).
Due goal subiti per De Gea e compagni, uno per i nostri.
Occhio ai cartellini. I nostri hanno accumulato 10 sanzioni (peggior squadra del torneo insieme a Romania e Albania) mentre la Spagna appena 1 ma è inevitabile visto che siamo al secondo posto per falli commessi, 49.

Staremo a vedere. Di sicuro sarà una partita che non scorderemo facilmente, comunque vada.
E quella finale è una ferita che brucia ancora adesso. Sarebbe ora di restituire il tutto, con gli interessi.

Questo articolo è stato pubblicato da Contropiede.net

 

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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