La partita #64
Germania v Argentina 1-0 d.t.s (0-0 al 90′)
Premessa. Vince la squadra più concreta vista durante questo mese.
Vince con merito grazie ad un allenatore in gamba e ad un gruppo di giocatori di ottima qualità.
Vince la Germania di Low. Vince la Germania dei giovani che crescono e che sono protagonisti sia nei loro club che in nazionale.
L’Argentina di Sabella mi è piaciuta molto di più questa sera che non durante l’intero mondiale.
Attenta in difesa, pronta a chiudersi e ripartire in contropiede. La tattica era quella giusta ma l’Albiceleste è stata tradita dai suoi attaccanti, rei di aver compiuto clamorosi errori sotto porta: Higuain, Messi e Palacio faranno fatica ad addormentarsi questa notte e non escludo che i loro errori si ripresenteranno sotto forma di incubo negli anni a venire.
Messi è un capitolo a parte. Fenomenale con il suo club, in difficoltà e in ombra in nazionale. Anche stasera è stato male in campo e probabilmente il peso di quella maglia (e di quel numero) è troppo oneroso per la Pulce. Eppure la prima parte del Mondiale era stata di segno opposto: 4 goal in tre partite, 1 assist fenomenale per il goal vittoria negli ottavi e via via un Messi sempre più spento e timoroso, quasi impaurito nel prendere per mano la sua nazionale e condurla verso quel titolo che lo avrebbe consacrato definitivamente.
Al 123′ la punizione da venticinque metri che avrebbe potuto salvare l’Argentina e mandare la sfida ai rigori è finita altissima sulla traversa: un segno inequivocabile di un Messi non all’altezza.
Al termine del match, la FIFA lo ha comunque premiato come Golden Ball del torneo, una decisione discutibile ma in linea con la politica di questo sistema calcio.
La finale è stata gradevole, giocata da una parte e dall’altra a discreto ritmo, con occasioni più o meno clamorose.
I due allenatori avevano trovato le contromisure e soprattutto Sabella aveva imbrigliato i tedeschi, impegnati oramai in una specie di tiqui-taca in salsa teutonica: dedalo di passaggi stretti alla ricerca di un centravanti che non c’è.
Nullo Klose, fuori giri Muller e Romero pressoché inoperoso. Dall’altra parte gli argentini si facevano apprezzare di più e Neuer correva più di un brivido ipnotizzando gli avanti dell’albiceleste.
Logica conseguenza di un nulla di fatto, arrivavano i supplementari con il loro carico di stanchezza e paura, con un pensiero ai rigori, visti come l’estrema ratio.
A decidere il match un gran goal di Gotze che raccoglieva un assist di Schurrle (entrambi entrati dalla panchina, a testimonianza della qualità della nazionale tedesca) e al volo scaricava alle spalle di Romero per l’1-0 finale che consente ai tedeschi di sollevare la quarta coppa del Mondo, raggiungendo l’Italia al secondo posto della speciale classifica.
Italia che ha consegnato alla storia la direzione di gara dell’arbitro Rizzoli. Il nostro fischietto ha arbitrato una partita dura e spigolosa, sbagliando qualche interpretazione che poteva cambiare il corso della stessa: Neuer su Higuain (scomposto il portiere, assegna fallo all’attaccante…in Italia avrebbe dato fallo al portiere e quindi rigore); Aguero su Schweinsteiger, gomitata almeno da giallo se non da rosso diretto, con Aguero già ammonito; Howedes su Zabaleta, ci poteva stare il rosso.
Cala il sipario sulle lacrime di gioia tedesche e quelle di disperazione degli argentini.
L’emblema della partita è il volto assente, svuotato, deluso di Leo Messi che scende le scale dopo la premiazione.
La foto di una delusione cosmica.
I protagonisti
In positivo: Gotze e Schweinsteiger per la Germania, Mascherano per l’Argentina
In negativo: Messi, Higuain e Palacio per l’Argentina
La giocata del match
113esimo minuto di gioco. Schurrle scappa sulla fascia e si porta via due uomini. Inevitabilmente la difesa argentina deve scalare, o meglio dovrebbe farlo, ma De Michelis dimentica colpevolmente il giovane Mario Gotze che è solo sul vertice sinistro dell’area piccola (destro per gli argentini): il cross di Schurrle è perfetto e Gotze stoppa al volo di petto e scarica di sinistro, trafiggendo Romero che si butta sul primo palo, anziché chiudere lo specchio della porta.
Mario Gotze, classe 1992, è uno dei migliori talenti del calcio tedesco. Gioca nel Bayern Monaco da un anno dopo il clamoroso trasferimento dal Borussia Dortmund.
Centrocampista offensivo con ottimi tempi di inserimento, buon tiro e fiuto del goal (27 presenze, 10 reti nella prima stagione bavarese), può giocare in molti ruoli alle spalle delle punte.
Stasera Gotze è entrato dalla panchina all’88esimo minuto di una partita bloccata che poteva essere decisa solo da un grandissimo gesto tecnico.
22 anni compiuti da poco e un goal pesante quanto un macigno, un goal da ricordare per sempre e da raccontare una, dieci, cento volte.
La palla di Schurrle che arriva da sinistra, tesa e tagliente, lo stop volante e il tiro sempre al volo, di sinistro ad incrociare sul palo lontano.
Un goal da manuale.
Il goal che vale il titolo.
La statistica del match
736 passaggi per la Germania, 416 per l’Argentina; 60-40% di possesso palla a favore dei tedeschi