5 Luglio – Giorno#24

Il portiere Tim Krul entra al 120' di gioco, pochi istanti prima del fischio finale. Sarà la mossa vincente di Van Gaal.
Il portiere Tim Krul entra al 120′ di gioco, pochi istanti prima del fischio finale. Sarà la mossa vincente di Van Gaal.

La partita #59

Argentina v Belgio 1-0 

Sarà ricordata come: Tradizione contro gioventù. 

Gira e rigira, basta un guizzo, uno dei pochi di una partita senza particolari sussulti, per decretare la terza semifinalista del mondiale. La competizione per vecchi, nel senso di squadre avvezze a giocare certe partite, conferma quanto visto ieri: nelle migliori quattro ci vanno le nazionali con il pedigree.
Per il Belgio della nouvelle vague, si chiude una porta, si apre un portone. Giovanissimi, fisicamente prestanti, di talento, citando Erri De Luca: non ora, non qui.
E così, il piccolo Belgio lascia strada alla Albiceleste di Sabella, uno che senza troppi fronzoli ha riportato la nazionale sudamericana tra le prime quattro del Mondiale dopo un’assenza di 24 anni. (Italia90, finalissima persa contro la Germania)
Non è stata una partita memorabile, incanalatasi subito nella maniera più congeniale agli argentini, che avevano preparato questa partita: goal subito e poi difesa accorta e contropiede.
E’ andata proprio così. Higuain dopo 7 minuti risolveva da centravanti vero. Il passaggio di Di Maria arrivava in maniera sporca sui piedi del Pipita (in realtà il passaggio era per Zabaleta) che di prima intenzione, di destro, infilava Courtois sul palo lontano.
Il Belgio colpito a freddo si eclissava. Hazard trotterellava a vuoto, Origi era solo in mezzo ai difensori centrali argentini: gli unici a darsi da fare erano Fellaini e De Bruyne che provavano a mischiare un po’ le carte.
L’Argentina si adeguava e giocava in contropiede: Messi non era in gran giornata e i difensori belgi avevano la meglio.
Nella ripresa il pallino era sempre in mano dei Diavoli Rossi, ma Romero non correva particolari pericoli, anzi era Higuain che coglieva la traversa da posizione favorevole.
Wilmots giocava il tutto per tutto e lo schema dei belgi era il vecchio lancia&spizza per le torri Van Buyten e Fellaini che aiutavano Lukaku (entrato per Origi) a ricevere palloni alti lanciati dal piede di Kompany. Qualche mischia, molta confusione e Argentina in semifinale: il sogno di vincere il Mondiale in casa degli acerrimi nemici è sempre più vicino.
Per i ragazzi di Wilmots, l’esame di maturità è rimandato.

I protagonisti del match

In positivo: Higuain per l’Argentina, Kompany per il Belgio
In negativo: Origi per il Belgio

La giocata del match

Courtois

Quando la tua squadra difende con un solo giocatore e quel giocatore è il portiere, vuol dire che sei nei guai. Il Belgio era in questa condizione. Il tempo stava per scadere e tutta la squadra era nella metà campo argentina. Un vero assedio. L’Argentina partiva in contropiede e Messi si trovava da solo in campo aperto e poteva correre indisturbato verso la porta di Thibout Courtois.
Courtois è il portiere del Chelsea che verrà, in prestito negli ultimi tre anni all’Atletico Madrid, 199 centimetri di altezza e uno stile invidiabile.
Il ragazzotto fiammingo fa qualche passo fuori dalla sua porta e si prepara al duello con uno dei più forti giocatori del mondo.
Courtois non ha paura, nè tantomeno si innervosisce mentre la Pulce corre veloce verso di lui.
Lui sa che non deve andare giù o cadere, nè tantomeno abboccare alle finte del 10 argentino.
Hai detto niente – avrà pensato il buon Thibout. Questo arriva ai duecento all’ora e ha un campionario di finte e soluzioni che mi viene male solo al pensiero. Io invece ho una sola alternativa, non devo andare giù, altrimenti sono finito.
Lionel Messi non poteva credere ai suoi occhi. Da solo, a tu per tu con un portiere così lungo che basta un niente per farlo andare giù…e se va giù uno di centonovantanove centimetri, quando mai si rialza??

In effetti, non fa una piega.
Messi è arrivato al limite dell’area, Witsel prova ad inseguirlo, ma il 10 albiceleste è irragiungibile.
E’ a questo punto, che Messi prova a superare i centonovantanove centimetri di Courtois, che riesce nel suo intento: stare in piedi, occupando più spazio possibile per impedire a Messi la giocata vincente.
Messi a dire il vero sbaglia tutto. E’ proprio vero che quando si hanno tante possibilità, alla fine, quella che scegli è sempre quella sbagliata.
Così Courtois ipnotizza Messi e regala ancora una chance al suo Belgio.
Non è difficile, basta stare in piedi fino all’ultimo. Hai detto niente…

La statistica del match

10 tiri per l’Argentina, 10 per il Belgio

 

 

La partita #60

Olanda v Costa Rica 5-3 d.c.r (0-0 al 120′) 

Sarà ricordata come: Il sogno infranto dei Ticos

Ognuno combatte la propria battaglia con le armi che ha a disposizione.
Il piccolo Costarica esce dal Mondiale ma scrive una pagina di storia. La scrive al termine di una partita di sacrificio, costruita con la materia dei sogni e con le sicurezze che solo i piccoli possiedono.
Il miracolo si trascina fino ai calci di rigore di una partita drammaticamente bellissima. Un miracolo che sta per diventare epico, costruito sulle parate di Keylor Navas, sull’acume tattico di Bolanos, sulla tecnica di Campbell e Ruiz e su una difesa di ferro capace di bloccare gli attacchi orange per centoventi minuti.
Merito di questo miracolo va al Mister colombiano Pinto che ha costruito questo meccanismo tanto semplice quanto perfetto.
Intendiamoci, la Costa Rica gioca un calcio scolastico, fatto di buone geometrie e soprattutto di organizzazione. Tutti sanno quello che devono fare e lo fanno con determinazione, grinta, al servizio dei compagni e della squadra.
L’Olanda ha spinto sull’acceleratore e ha trovato davanti a sé un portiere in stato di grazia, Keylor Navas, un fortino difensivo insuperabile e i pali (e la traversa) della porta costaricense e, alla fine, ha meritato la qualificazione: ci si aspettava un’Olanda più votata all’azzardo, ma gli orange devono aver pensato che nel passato la troppa fretta ha partorito cocenti delusioni. Così si è vista una squadra sempre molto equilibrata, votata sì, all’attacco, ma con giudizio.

La serie di interventi di Navas, le accelerazioni di Robben, l’occasione di Ureña al 118esimo, la traversa di Sneijder: il calcio e i Mondiali stasera a Salvador de Bahia hanno raccontato una storia meravigliosa.
Si è visto veramente di tutto: un salvataggio incredibile di Tejeda, la traversa di Snejider, e infine la mossa incredibile di Van Gaal che ha sostituito il portiere titolare al 120′ (prima volta assoluta) pochi secondi prima del fischio finale che ha mandato le due squadre ai rigori.
È stata la mossa del cavallo. Krul entrato al 120′, ha parato due rigori e ha regalato ai suoi la semifinale contro l’Argentina: una mossa folle, rischiosa, calcolata o un vero e proprio azzardo che solo Van Gaal poteva concepire.
Emozioni a non finire e la favola della Costa Rica che finisce qui ai rigori.
Si può riassumere in poche parole, una delle partite più intense di questo mondiale, che consegna agli annali una realtà straordinaria fatta di piccoli uomini che sono diventati eroi cammin facendo.
E se Ureña avesse segnato in contropiede, minimo lo avrebbero eletto presidente della Repubblica.
La clamorosa occasione per vincere ed evitare i rigori è capitata sui piedi di Ureña, eravamo al 118′, tiro basso e Cillesen metteva più di una pezza, con un salvataggio di piede.

La Costa Rica esce con due soli goal al passivo in 5 partite. Glieli hanno segnati Cavani, su rigore, nella prima partita del mondiale e Sokratis negli ottavi.
L’Olanda per la prima volta nella sua storia mondiale vince una partita terminata ai rigori, accade al quinto tentativo.

Ecco la sequenza dei rigori
Ai rigori: Borges goal, Van Persie goal, Ruiz (para Krul), Robben goal, Gonzales G. goal, Snejider goal, Bolaños goal, Kuyt goal, Umaña sbaglia (para Krul)

 

I protagonisti del match

In positivo: Keylor Navas per la Costa Rica, Krul per l’Olanda
In negativo: –

La giocata del match

crvc

Un paese senza esercito. Un manipolo di giocatori per lo più sconosciuti, la grinta, il coraggio che solo le storie come queste vale la pena raccontare e vivere. Già, vivere. Pura vida, Costa Rica, recita il motto del paese centroamericano. Due parole semplici votate al roseo ottimismo, una botta di positività che identifica uno stile di vita.
Pura vida, serena accettazione di un contrattempo, ma anche un saluto.
Come se le parole cambiassero significato. E invece no. Pura vida ha una valenza filosofica, l’accettare che la vita, qui, ora, ha delle fottutissime problematiche, ma va vissuta senza troppi piagnistei.
Così, al sorteggio di dicembre, Pura vida! era stato il piccolo contrattempo di una storia che poteva essere differente: ma come può, il piccolo staterello competere
in un girone di campioni come Uruguay (2 titoli), Italia (4) e Inghilterra (1). Pura Vida! Scaleremo la montagna e così è stato.
A piccoli passi, con la modestia di chi sa che questa storia prima o poi sarà finita.
E stasera, la storia è finita nonostante le parate di Navas che aveva chiuso la porta alle offensive olandesi. Scegliere una sola parata di Navas è difficile e anche ingeneroso.
Pura vida. Pura vida il salvataggio di Tejeda che sbatte sulla traversa, le respinte ai tiri di Robben, la difesa che proteggeva non solo la propria porta, ma il sogno grande e incredibile di proseguire verso le semifinali.
Voglio ricordare i Ticos per quella partita incredibile contro l’Uruguay, dove tutto questo cominciò.
Voglio ricordare, ahinoi, la loro vittoria contro i nostri Azzurri: me la ricorderò per averla vista a San Siro, prima di un concerto altrettanto epico, quello dei Pearl Jam.
Voglio ricordare, la sfida con la Grecia, dove Pinto ha fatto un piccolo miracolo di tattica e di psicologia.
Voglio ricordare che i piccoli lottano con le armi che hanno.
Se poi sono costaricensi, non hanno nemmeno quelle. Ma solo due semplici parole: Pura vida! E il fatalismo che ne consegue è stata l’arma più leggera e meravigliosa che questo mondiale potesse regalarci.

 

La statistica del match

7 le parate di Navas
2 goal al passivo per la nazionale Costaricense in 5 partite

 

 

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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