Memoria e identità della sfida che non finisce mai

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Quando si parla di Real-Barca, non si parla solo di una partita di calcio.
 È la partita per eccellenza, la rivalità storica del calcio spagnolo. Merengues contro Blaugrana, ovvero molto di più che una semplice sfida sportiva. In primis le motivazioni regionali, Castiglia contro Catalogna; poi quelle politiche, il governo centrale contro la regione che chiede da sempre l’indipendenza; e, infine, quelle storiche, estremizzate durante la Guerra Civile che vide i Catalani tenaci oppositori di Francisco Franco che, oltre agli ingenti attacchi militari, mise addirittura al bando la lingua catalana. El Clasico è un magnifico romanzo sportivo che si alimenta attraverso una raccolta di aneddoti, polemiche, numeri. Ma che vive, soprattutto, grazie alle gesta dei suoi protagonisti, che hanno scritto capitoli epici di questa sfida.

Negli anni Quaranta la rivalità esplose in tutto il suo fragore e la Copa Del Generalissimo fu teatro di una presunta combine, con i Blaugrana minacciati dal regime e sconfitti per 11-1. Negli anni Cinquanta la battaglia divenne cruenta, anche a causa dell’acquisto di Alfredo Di Stefano, la Saeta Rubia, che approdò al Real dopo che entrambi i club avevano raggiunto l’accordo con il River. Con un salto in avanti da non poco conto, si arriva ai giorni nostri, con i trasferimenti-tradimenti di Schuster, Laudrup, Hagi, Ronaldo, Luis Enrique e Figo a cui venne lanciata, dai tifosi Blaugrana, una testa di maiale. I fatti recenti raccontano i continui duelli dialettici tra Mourinho e Guardiola e quelli a suon di goal tra Messi e Cristiano Ronaldo.

Il primo Clasico della stagione 2015 si gioca a Madrid, dove il bilancio è favorevole ai padroni di casa con 51 vittorie, 15 pareggi e sole 18 sconfitte. Nel computo generale in Liga, i Blancos hanno vinto 70 volte, pareggiato 32, mentre il Barcellona si è imposto per 66 volte. Si affrontano due squadre in salute, entrambe vittoriose in Champions ed entrambe in striscia positiva in Liga: il Real, dopo i due stop contro Saragozza e Atletico, ha messo la quarta e, a suon di goal, ha vinto tutte le partite disputate, per un totale di 18 punti, 30 goal fatti e 9 subiti. Il Barcellona, primo in solitaria con 22 punti, detiene un record invidiabile: è l’unica squadra in Europa a non aver ancora subito nemmeno un goal in campionato e ha una differenza reti di +22.

«Il Real Madrid mi fa vomitare, non mi vedrete mai con una camiseta blanca…»
Hristo Stoichkov

Cosa attendersi da una partita ad alto potenziale di spettacolarità come il Clasico? Lecito dire tanti goal, anche se sarà interessante verificare la tenuta difensiva del Barcellona, posto davanti all’atomico attacco madridista. Curioso che un allenatore così spregiudicato come Luis Enrique abbia lavorato tanto (e bene) sulla fase difensiva, riuscendo di fatto a blindare un reparto che ha perso punti di riferimento importanti come Puyol e Victor Valdes, riflettendo (forse) sugli errori della sciagurata esperienza italiana con la Roma (stagione 2011-12, 54 goal subiti). Gli acquisti estivi si sono integrati benissimo: il portiere Bravo (ottimo il Mondiale con il Cile), il terzino Mathieu (ex Valencia, a lungo corteggiato dalla Roma) e il croato Rakitic, giocatore molto tecnico che va a completare, se possibile, un reparto straordinario. Manca all’appello Luis Suarez, il Pistolero, che dopo le mattane del Mondiale brasiliano ha scontato la sua squalifica per il morso a Chiellini ed è a disposizione di Luis Enrique: il tecnico asturiano, nell’attesa, si è potuto consolare con i soliti noti: Messi (7 goal e 7 assist), Neymar (8 goal) e i due giovani canterani Mounir El Haddadi e Sandro Ramirez. Sarà interessante capire se Luis Enrique lancerà l’uruguaiano dal primo minuto o a partita in corso e soprattutto sarà curioso vedere in quale posizione verrà utilizzato: riuscirà il centravanti ad imporsi in una squadra abituata a non dare punti di riferimento?

«Vincerà la squadra migliore. E la migliore è il Real Madrid»
Cristiano Ronaldo

Il Real di Carletto Ancelotti dovrà rinunciare al gallese Bale (problemi muscolari), ma ha un Cristiano Ronaldo in forma smagliante. Il portoghese (15 realizzazioni sulle 30 totali del Real in Liga; contributo del 50%), autore di una partenza sprint, sarà anche stimolato dal confronto con Messi: l’argentino è il capocannoniere all-time dei Clasicos con 21 goal e precede Di Stefano (18), mentre Cristiano Ronaldo, tra i giocatori in attività lo insegue a distanza, con 13 segnature. In classifica, inoltre, i Blancos non possono più sbagliare. Cosa fare quindi? Partire dalle certezze, come i goal di Ronaldo, ma puntare anche sulle prestazioni di Kroos e sulla qualità di James Rodriguez (rispettivamente 4 e 3 assist), sulle geometrie di Modric, liberatosi dell’ingombrante presenza di Xabi Alonso, e sulla crescita costante di Isco, giocatore duttile e votato al sacrificio in fase di copertura ma straordinariamente efficace nella veste di rifinitore (anche lui a quota 4 assist). Il Real non può prescindere dal suo straordinario gioco offensivo ma, contemporaneamente, non può neppure permettersi troppi svolazzi, sebbene sia evidente che, Ancelotti, abbia registrato la fase difensiva dopo un inizio choc (8 goal subiti in 4 partite), dato che nelle ultime quattro partite di Liga il Real ha subito solo una rete (per altro ininfluente, nel 5-1 contro l’Elche).

Non è certo partita dai troppi calcoli, ma attraverso i numeri cerchiamo una chiave di lettura che possa dirci cosa vedremo stasera al Bernabeu. Nelle graduatorie di rendimento, il Real è primo per tiri in porta, a quota 70 (un tiro ogni 10.3 minuti), mentre il Barcellona concede ai suoi avversari solo 7 tiri di media a partita, la metà dei quali arriva da fuori area. Ancora una volta l’analisi parte dal presupposto che sarà attacco contro difesa. Ma anche i catalani attaccheranno e allora immaginiamo che il Barcellona cercherà di contenere le bocche da fuoco madridiste e tesserà la sua rete di passaggi visto il possesso palla monstre (68.9%), cercando di addormentare il match e provando a sorprendere il Real attraverso rapide verticalizzazioni. Il goal di Messi contro l’Ajax, in Champions League, è emblematico: due passaggi verticali e l’argentino è davanti alla porta olandese. Busquets per Iniesta, Iniesta per Messi. Facile facile.

Il Real proverà a stanare i Blaugrana avvolgendo gli avversari sulle fasce, dove passa la maggior parte dei suoi attacchi (35% a sinistra e destra, 30% al centro), ma a centrocampo la sfida si fa elettrizzante. Ancelotti ha scelto un centrocampo tutto qualità e meno muscoli. La domanda è: saranno in grado James Rodriguez, Kroos e Modric, di cantare e portare la croce? I numeri dicono che la qualità paga e che il 47% dei palloni toccati è di proprietà dei tre genietti, ma cosa succederà in fase di copertura? Molte delle fortune madridiste passeranno necessariamente dalla capacità di sacrificio dei centrocampisti.

Sarà comunque una sfida avvincente, piena di colpi di scena e, se non arbitrata adeguatamente (e non vorremo essere nei panni del Signor Gil Manzano, al suo primo Clasico) potenzialmente a rischio di gioco duro e colpi proibiti. Del resto, se non fosse corrida, non sarebbe Clasico. Anche se, come disse Samuel Eto’o (uno dei 16 giocatori nella storia del Clasico a cambiare maglia): «La partita inizia e finisce sul campo». Una delle più grandi bugie che si possano dire parlando sulla partita che non finisce mai.

[La fotografia in copertina è stata scattata dall’autore dell’articolo]

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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