Thunder Chocolate – Le mani più grandi che abbia mai visto

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Correvamo dallo stadio al Palazzetto dello Sport. 
Prima il Toro e poi l’Auxilium, a quei tempi marchiata Ipifim.

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Gli anni della fortissima Berloni erano un lontano ricordo ma quell’anno, alle dipendenze di quel maestro di basket che era Dido Guerrieri, il Professore, l’Auxilium era competitiva e lottava per un posto in A1.
In casa, in quel catino gialloblù che era il Palazzetto di Parco Ruffini, il Palazzo, l’Auxilium si dimostrò una vera e propria schiacciasassi: 15 partite, 15 vittorie.

In quella squadra di grandi giocatori, Della Valle, Morandotti, Abbio (giovanissimo), Joe Kopicki, si segnalava la massiccia presenza del centro americano Darryl Dawkins.
211 cm, 120 kg (ma secondo me saranno stati anche 130), una lunga carriera nella NBA con le maglie di Philadelphia, Nets, Detroit e Utah.
Potente, potentissimo, gigante d’ebano, devastante sotto canestro, magnifico schiacciatore e soprattutto spacca canestri di prima categoria: nel 1979 tirò giù alcuni tabelloni durante la regular season e l’NBA decise di rivedere la struttura dei canestri.

A Torino divenne un idolo. E come spesso capita la gente gli volle bene da subito.
Il gigante buono, Tuono di cioccolato, Baby Gorilla o semplicemente Darryl.

Si andava anche agli allenamenti per farsi firmare qualche foto, qualche pallone e Dawkins non si sottrasse mai all’affetto e alle richieste delle persone.
Sempre disponibile con quelle mani giganti che sembravano fiorentine da qualche chilo.
Sorriso smagliante e gentilezza.

In campo poi era spettacolo puro.
Se le schiacciate erano il suo marchio di fabbrica (77% dal campo il primo anno, 83% il secondo), a Torino si fece apprezzare per la grande quantità di rimbalzi, stoppate e, udite-udite, di assist.
Eh sì, assist. Perché nel basket di Dido Guerrieri e di quella Auxilium, il contropiede era un’arma micidiale.
Azione tipo?
Tiro avversario, rimbalzo di Dawkins che atterra e vede partire uno dei corridori (Morandotti o Kopicki), lancio ad una mano in stile football americano e passaggio preciso che diventa un assist: 35 il primo anno, 44 il secondo.
Fenomenale.
Mi ricordo anche l’urlo mio e di alcuni amici quando Dawkins prendeva palla e lanciava quel pallone che tra le sue mani sembrava una pallina da tennis: “Completoooooooo!!!”
Ogni tanto, mostrava segni di indolenza o semplicemente di stanchezza, soprattutto quando i ritmi si alzavano: allora lo capivi perché quello sculettante peso massimo non smuoveva le sue enormi chiappe durante la fase di attacco e rimaneva indietro nella sua metà campo. Quell’azione, l’Auxilium l’avrebbe giocata quattro contro cinque.
Incredibile Darryl.
A volte invece, quando Della Valle rallentava ad hoc il gioco per attenderlo, saliva fin sotto il canestro avversario quasi camminando…

Impossibile non amarlo, impossibile non ricordarsi delle sue gesta.
Ho una foto tra i miei ricordi di quel periodo, scattata alla fine di una partita.
E’ incredibile, ma tra i due, io e Dawkins, quello più felice sembra lui. 

Stasera mentre leggevo qualcosa su internet, ecco la brutta notizia.
Peccato Darryl, peccato davvero.
Peccato che te ne sia andato così presto.
Qui, a Torino, ma credo ovunque tu sia stato e abbia divertito la tua gente, nessuno potrà dimenticarti.

Per capire l’amore della gente soprattutto quella di Torino nei confronti di Dawkins, ricordo che dopo due stagioni memorabili, arrivò l’addio e il conseguente trasferimento ai nemici giurati di Milano.
Gli perdonammo anche questo, perché a quel gigante d’ebano era impossibile non volergli bene.
Ciao Darryl, ti ho voluto bene.

http://video.gazzetta.it/addio-darryl-dawkins-rompi-tabellone/7c4a6720-4cf6-11e5-93e0-82e872211d61

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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