Una poltrona per quattro

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In un impeto di grande fantasia, in uno dei pronostici da bar che si fanno tra amici, qualche settimana fa mi lasciai andare in una previsione scontata alquanto banale (sulla carta): «Se la Champions non la vince una tra Barcellona, Real e Bayern, allora parleremo di una sorpresa clamorosa». In prima fila ci sono la numero uno e la numero due del ranking, Real e Barcellona, subito dietro c’è il Bayern, numero tre del seeding, e poi c’è l’outsider di lusso, la Juventus (numero 14): una specie di Wimbledon o di Roland Garros dove le teste di serie approdano naturalmente alle semifinali con una quarta incomoda, una ritrovata Juventus, che a forza di calcio pane e salame è approdata al penultimo atto della rassegna continentale. Ad essere sinceri, con un altro sorteggio nei turni precedenti, le cose sarebbero potute andare in maniera differente, ma questo vale un po’ per chiunque e, a dirla tutta, non è certo una colpa di Allegri e compagnia se la dea bendata ha avuto un occhio di riguardo per la truppa bianconera. Ma andiamo per ordine e presentiamo le due partite, cercando di carpire segreti, punti di forza e debolezze, uomini cardine e possibili sorprese: il tutto con lo sguardo rivolto verso Berlino, destinazione finalissima.

Barcellona-Bayern

Questa è la semifinale stellare che potrebbe valere tranquillamente una finale. Guardiola contro il suo passato e un presente che vede le due protagoniste in testa ai loro rispettivi campionati (i bavaresi lo hanno già vinto), il Barça che si gioca le sue carte per un triplete e il Bayern che può puntare ad un double comunque prestigioso. Lo scontro tra titani è un remake della semifinale del 2013, con i bavaresi capaci di infliggere al Barça un pesantissimo 7-0 nel doppio confronto (0-3 al Camp Nou, 4-0 a Monaco) e di volare in finale (poi vinta) contro il Dortmund. Nella storia delle Coppe Europee, Barcellona e Bayern si sono incontrate 8 volte: il bilancio è di 5 vittorie per i bavaresi, 2 pareggi e una sola vittoria blaugrana.

Come arrivano le due contendenti a questa supersfida? Sicuramente il Barcellona di Luis Enrique ci arriva con molta serenità e una grande consapevolezza ottenuta durante tutta la competizione: nove vittorie, una sconfitta (indolore contro il Paris nel girone eliminatorio), secondo miglior attacco (23 goal) e 7 reti subite al passivo. Il Bayern ha il miglior attacco della Champions con 30 reti (3 di media a partita) e la percentuale più alta nel possesso palla (62%), ma ha avuto un cammino altalenante, compresa la serataccia di Porto nell’andata dei quarti. Guardiola deve fare i conti con un’infermeria pienissima che oltre a limitare le scelte del tecnico catalano, ha portato qualche problema di gestione all’interno della società. Dopo la sconfitta di Porto, l’intero staff medico si è dimesso per un diverbio nato a seguito delle parole di Guardiola: nei giorni successivi alla roboante vittoria nel ritorno dei quarti, le parti si sarebbero riavvicinate, tanto che i rumors darebbero lo storico dottore Müller-Wohlfahrt in procinto di tornare sui propri passi. L’infermeria comunque continua ad essere piena: Alaba, Javi Martinez, Ribery e dopo la semifinale di Coppa di Germania giocata martedì scorso (e persa ai rigori contro il Dortmund), si sono infortunati nuovamente Robben (stagione finita) e Lewandowski (a rischio per l’andata delle semifinali).

Certamente non sono buone notizie, ma il tecnico catalano, alla sua sesta semifinale su sei partecipazioni (2 vittorie), dovrà compiere un vero capolavoro tattico per arginare il tridente delle meraviglie Messi-Suarez-Neymar e saper proporre il suo gioco, proprio contro la squadra che ha le stimmate del tiqui-taca. Sarà necessario snaturarsi per avere la meglio sui blaugrana? Scommettiamo che Guardiola non utilizzerà particolari accorgimenti, ma inevitabilmente dovrà fare tesoro degli errori in cui incappò l’anno scorso contro il Real per evitare un’altra cocente delusione. La difficoltà starà nel trovare un punto debole a un meccanismo praticamente perfetto come quello messo in campo da Luis Enrique. Il tecnico asturiano è ricordato per la sua Rometta da settimo posto, con una pessima difesa (54 goal passivo) e tanti risultati altalenanti. Cosa è cambiato? Beh, innanzitutto gli interpreti di grande qualità e una maggior attenzione alla fase difensiva: non a caso il Barcellona ha concesso pochissimo nelle 10 partite disputate, mostrando grande solidità. Sono appena 2.7 i tiri concessi nello specchio della porta difesa dal tedesco Ter Stegen (74.1% di parate), anche se le squadre avversarie hanno la possibilità di offendere, perché il Barcellona lascia giocare e non poco: 29 attacchi subiti a partita che diventano 41 per subire una rete (basti pensare che la media della Champions è di 46) mentre ogni 8 tiri i blaugrana concedono un goal (la media Champions è 9.1).

Insomma se Luis Enrique ha imparato la lezione italiana e ha blindato la difesa, seppur con qualche svolazzo di troppo, e Guardiola baserà tutto sul solito possesso palla monstre, sarà interessante capire cosa succederà in mezzo al campo, dove le partite si vincono e raramente si incontra tanta qualità. Al netto dei vari fenomeni presenti in campo, segnaliamo il momento di grazia di Thiago Alcantara (2 goal nelle 2 presenze in Champions) diventato decisivo nel mese di aprile, soprattutto nella doppia veste di mediano difensivo e interno offensivo. Un jolly prezioso in un momento in cui il Bayern sembrava a corto di ossigeno, un giocatore che ha vissuto un momento sfortunato e che potrebbe essere la carta vincente per le speranze bavaresi. In casa Barcellona, oltre allo straripante (e solito) Messi, la certezza (lo è diventato a forza di prestazioni convincenti) Neymar, il tridente è completato dal superbomber Suarez: immarcabili, non danno punti di riferimento, giocano a memoria e soprattutto segnano con regolarità imbarazzante. Vogliamo però segnalare un calciatore che è entrato in questa squadra come un veterano, uno di quei centrocampisti che danno del tu al pallone, ovvero Ivan Rakitic. Il ventisettenne croato ha raccolto 9 gettoni europei ed è entrato in pianta stabile nella zona nevralgica del Barcellona senza accusare il colpo. Capacità di calcio straordinaria, visione di gioco, testa alta sempre e un pressing costante sui portatori di palla, soprattutto quando le squadre avversarie provano ad uscire dalla loro trequarti campo.

Ed è proprio il pressing molto alto a contraddistinguere le due contendenti. Ripensando ai quarti di finale è stata questa la chiave di lettura delle due partite di bavaresi e catalani: recuperare palla sulla trequarti è un vantaggio pazzesco per chi deve innescare attaccanti rapidi e letali come Neymar, Suarez e Messi da una parte e Muller, Gotze, Lewandowski dall’altra. Continuiamo sulla falsariga degli articoli precedenti e ci lasciamo andare ad un pronostico ragionato: diciamo Barcellona 60-40, con i tedeschi che dovranno necessariamente limitare i danni nella partita di andata. Le assenze sono un fardello molto pesante per Guardiola, mentre Luis Enrique può vantare una squadra in gran forma e un tridente offensivo stellare.

Juventus-Real Madrid

Dopo 12 anni, la Juventus approda alla semifinale della Champions. Un traguardo importante per una società abituata a vincere nei patri confini e spesso delusa nelle campagne europee. Allegri ha centrato un risultato storico. La sua Juventus non è poi così differente da quella di Conte, ma il tecnico livornese ha saputo dosare maggiormente le forze e ha avuto un pizzico di fortuna nel sorteggio di Nyon che ha visto i bianconeri accoppiati a squadre non di prima fascia (anche se il Monaco è stata una delle squadre più concrete e quadrate di questa edizione). Carlo Ancelotti, passata la buriana di una contestazione veramente ingiustificabile, si è adeguato all’andamento del suo Real e si gioca le residue speranze di trionfare in Liga e in Champions: Madrid non è uno dei posti più tranquilli dove allenare e anche aver portato a casa la Decima, come la chiamano in Castiglia, sembra non essere sufficiente. Cosa dovrà fare Sor Carletto per accontentare i palati fini del Santiago Bernabeu? Domanda banale e risposta scontata: vincere ancora. Facile, no? Anche Ancelotti gioca contro il suo passato e l’incrocio tra le plurititolate di Italia e Spagna sarà uno stimolo in più per l’allenatore emiliano.

Il cammino delle due squadre è stato altalenante. La Juventus ha dovuto rimboccarsi le maniche per avere la meglio in un girone tutto sommato alla portata ed è incappata in due brutti stop contro Atletico Madrid e Olympiacos. Qualificatasi come seconda, la squadra piemontese si è però destata e ha eliminato senza problemi il Dortmund di Klopp e Immobile. Sorretta da una difesa ermetica (5 goal al passivo in 10 gare, di cui 4 nelle prime sette partite), la Juventus, dati alla mano, è la squadra che tutti avrebbero voluto affrontare, ma allo stesso tempo l’ultima da affrontare. Se da un lato la difesa è stata il punto di forza, non si può dire lo stesso dell’attacco, che con 13 goal all’attivo è il peggiore delle quattro semifinaliste (1.3 goal a partita). Ciò che colpisce è che quando si analizzano i dati offensivi, la Juventus è sempre fanalino di coda tra le quattro ancora in pista. Ultima negli attacchi portati (49.8), ultima per tiri totali (10.6), ultima sui tiri in porta (5.0) la Juventus è la squadra che necessita del maggior numero di tiri per segnare un goal: 8.2.

ancelotti lapresseSe il calcio fosse solo numeri, ci sarebbe da preoccuparsi, soprattutto perché di fronte c’è un Real Madrid molto italiano. Ci spieghiamo meglio. Se la difesa madridista è tutto sommato un discreto fortino (6 goal al passivo), è altresì vero che il Real fa giocare parecchio i suoi avversari: le merengues subiscono pochi goal ma rischiano molto come si evince dai numeri relativi alla fase difensiva: 8 tiri di media a partita subiti (uno oltre la media Champions che è 7), 3.8 nello specchio (media UCL 3.2), la peggiore tra le quattro anche quando si parla di possesso palla avversario (45%), non elevato ma comunque il più alto concesso dalle semifinaliste.

Si parte da Torino, dove necessariamente la Juventus dovrà cercare di mettere in difficoltà un Real incerottato con Benzema in forte dubbio e Modric assente sicuro. Ancelotti dovrà fare di necessità virtù con il Chicharito Hernandez al posto di Benzema nel 4-4-2 con Isco a sinistra, oppure sarà 4-3-3 con Bale accanto a Ronaldo ed Hernandez? Allegri, forte del campionato conquistato sabato, può dosare le forze. Mancherà, almeno per l’andata, Pogba, ma la Juventus ha dimostrato di poter sopperire all’assenza del francese. Pirlo, Marchisio, Pereyra e Vidal saranno della partita, con gli ultimi due che possono giocare indifferentemente da interno o da trequartista alle spalle, presumibilmente, di Tevez e Morata, ex del Real. Il dubbio piuttosto sarà quello legato al modulo: 4-3-1-2 oppure 3-5-2?

Ma chi saranno i protagonisti? Scontato dire Tevez e Ronaldo, bocche da fuoco imprescindibili per entrambe le squadre. Ci vogliamo concentrare maggiormente sul settore nevralgico, dove agiranno Pirlo e Marchisio da una parte, mentre dall’altra giostreranno Kroos e James Rodriguez. Sarà un gioco delle coppie ad alto tasso tecnico, un poker di giocatori in grado di risolvere la partita o di indirizzarla con un assist o un tiro dalla distanza. Pirlo ha ampiamente dimostrato che non deve essere messo in condizione di poter calciare a gioco fermo: dai 20-25 metri in posizione centrale o appena defilata, il bresciano è una vera e propria sentenza (si veda il derby, con un goal e un palo). Marchisio è un cursore formidabile che ha anche un certo feeling con il goal. La coppia madridista è una delle più interessanti dell’intero panorama mondiale. Toni Kroos è un geometra fenomenale, dotato di gran tiro: gioca da interno, ma potrebbe giocare da trequartista. James Rodriguez invece è un ottimo assistman, che potrebbe addirittura giocare da seconda punta: i suoi dribbling sono un’arma devastante che rischia di far saltare il banco. Ottimo tiratore dalla distanza è tornato in grandissima forma dopo il brutto infortunio al piede, occorsogli in inverno.

Il pronostico è quanto di più incerto ci sia. Il Real rischia di pagare oltremodo la rincorsa in Liga e i pesanti infortuni, mentre la Juventus dovrà alzare il suo rendimento per riuscire ad avere la meglio degli spagnoli. Intendiamoci, se la Juventus sarà quella di Monaco, impaurita e prudente, allora le cose saranno veramente difficili; altrimenti, se Allegri troverà le giuste mosse per aggredire il Real (forse giocando in 5 in mezzo?) senza rischiare nulla, allora sì che ci saranno possibilità eccome. D’altro canto Ancelotti potrebbe anche optare per una partita più conservativa a Torino per poi giocarsi tutto in casa davanti ai suoi tifosi: un vantaggio o un rischio? Diciamo 55-45 per il Real, ma la Juventus non parte battuta in partenza. Affatto.

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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