Fino alla fine – Bayern-Juve 4-2

Finisce l’avventura italiana in Champions.
Finisce male, malissimo, in maniera indiscriminata e anche ingiusta.
Già perché stasera all’Allianz Arena, la Juventus più incerottata dell’anno stava per compiere l’impresa.

Era iniziato tutto in discesa. Bayern irriconoscibile, Juve rapida a ripartire.
L’esatto opposto dell’andata con gli ospiti in palla sin dalle prime battute.
Rapidi, compatti, uniti e abili a chiudere gli spazi, i bianconeri riuscivano a portarsi in vantaggio per 2 reti a 0.
Incredibile? Nemmeno un po’.
Il primo gol è un pasticcio di Alaba e Neuer, bravo Pogba ad approfitarne.
Il due a zero è uno slalom infinito di Morata che serve Cuadrado: finta, doppia finta, Lahm a terra e palla sotto la traversa.
Una vera opera d’arte.

Sembra veramente difficile per il Bayern venirne fuori e solo al 41′ c’è un sussulto su cui Buffon e la Juve si salvano con un pizzico di fortuna. Stessa cosa dall’altra parte con Cuadrado che si divora la più ghiotta delle occasioni.
Si va all’intervallo.
Disserto in chat con alcuni amici. Il calcio all’italiana paga ancora. 
Intendiamoci, la Juve non sta facendo la partita: lascia il possesso ai tedeschi, chiude tutti gli spazi e riparte.
E quando riparte fa male.
Sarà il canovaccio anche del secondo tempo. Solo che Morata sbaglia due occasioni per chiuderla e allora il Bayern risale la china, piano piano, inesorabilmente.
Così nel gioco dei cambi Allegri richiama in panca Khedira e Morata per Sturaro e Mandzukic mentre Guardiola aveva già provveduto a sostituire un irriconoscibile Benatia con Bernat e Xabi con l’ex Coman.

La Juve si abbassa. Ogni pallone viene sparato lontano e su assist di Douglas Costa (forse il più in palla dei bavaresi) il colpo di testa di Lewandowski era chirurgico. 1-2.
Da segnalare che Bonucci va a vuoto e che Buffon resta inchiodato sulla linea di porta: Lewandowski colpisce dentro l’area piccola.
Tant’è.
La Juve stringe i denti e rincula ancora di più.
Quando all’89’ Allegri richiama Cuadrado (stremato) per Pereyra gli spazi sono praticamente intasati ma il Bayern ci crede fino alla fine. E proprio alla fine, nel recupero il colpo di testa di Muller su assist di Coman manda la partita ai supplementari. Anche qui, il centrale, in questo caso Barzagli, buca e lascia libero Muller di battere a rete. 

L’inerzia è passata nelle mani dei bavaresi e non potrebbe essere altrimenti. La rimonta gasa chi la compie e ammutolisce chi la subisce.
Alcantara di giustezza mette il 3-2 al 105′ e Coman chiude la partita con un girello alla Robben: è la pietra tombale sulle speranze bianconere.

Allegri l’aveva preparata benissimo. Guardiola l’ha rimessa in piedi alla grande.
E qui va fatta una piccola dissertazione. Sono entrati Alcantara (gol) e Coman (gol e assist). Forse la differenza sta tutta qui.
La Juve è una squadra capace di azzannare il campionato italiano con 13-14, 15 titolari. In Europa ne servono di più.
La qualità fa la differenza e certi giocatori in panchina ci possono finire ma poi quando entrano sanno fare il loro dovere: giusto per, il Bayern in panca aveva anche Goetze che ha deciso la finale del Mondiale 2014.
Non so se mi spiego.

Per la Juve è una brutta delusione. Sembrava proprio fatta, lì a portata di mano, l’impresona che avrebbe dato una mazzata psicologica a molte delle rivali bianconere in tutte le competizioni.
Inoltre la beffa viene per mano di un ragazzo che la Juve ha ceduto forse troppo frettolosamente. 
Questo però è un altro discorso.

Guardiola ha secondo me, sottostimato la Juve e il vecchio caro contropiede. Certo è che quando poi riesci a fare il tuo lavoro di pressing asfissiante e possesso mortifero allora le cose cambiano ma per 60-65 minuti il Bayern non è stato in partita.

L’Italia saluta la competizione. E lo fa nel peggiore dei modi. Con dei rimpianti. 
Il valore però dei nostri club è questo.
C’è poco da dire. In Champions la Juve è stata perfetta e poi sul più bello si è fatta scavalcare in classifica dal Manchester City (dominato in due partite su due) e adesso qualificatosi ai quarti di finale anche per via di un avversario morbido come la Dinamo Kiev.
Lo scontro con il Bayern a mio modesto avviso è stato giocato ad armi pari. Solo che mi è sembrato che lo sforzo maggiore per raggiungere questo livello lo abbia dovuto fare la Juve.
A Guardiola, a conti fatti, sono bastati due cambi.
Ad Allegri, no.

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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