Le 32 protagoniste – Puntata no.14 – La Polonia

La Squadra – Biało-czerwoni (I Bianco-rossi)

La Polonia ha ottenuto il pass per Russia 2018 vincendo il girone E di qualificazione. Otto vittorie, un pareggio e una sconfitta, raccontano un cammino tutto sommato semplice, ma in realtà la qualificazione è arrivata nell’ultimo turno del girone stesso.
Lo stop in Danimarca ha rimesso tutto in discussione ma alla fine i polacchi, anche grazie ad un sontuoso Lewandowski (16 goal in 10 partite) hanno raggiunto l’obiettivo.

La squadra allenata da Adam Nawałka, vecchia gloria del Wisla Cracovia e della nazionale polacca, sembra arrivata al cosiddetto punto di non ritorno: l’anagrafe non aiuta e i migliori calciatori polacchi hanno un’età media piuttosto alta.
Non crediamo ad una Polonia alla fine di un ciclo, o peggio svuotata o demotivata, immaginiamo più questo appuntamento mondiale come una sorta di “ora o mai più”.

Adam Nawałka

Reduci da due qualificazioni mancate e lontani dai fasti degli anni d’oro del calcio polacco (1974, 1982) i biancorossi sono l’outsider che nessuno vorrebbe incontrare.
Eliminati ad Euro2016 dai futuri campioni del Portogallo, i polacchi ripartono da un gruppo consolidato e consapevole delle proprie possibilità.

Ottava qualificazione ad una fase finale e girone che mostra qualche insidia nascosta: Colombia, Senegal e Giappone sono avversari scomodi.
Proprio in previsione di questi impegni la Polonia ha simulato impegni “geograficamente” e “tatticamente” affini: nelle ultime due amichevoli la nazionale di Glik ha sfidato Corea del Sud (3-2) e Nigeria (0-1).
Prossimi impegni prima del Mondiale, contro Cile e Lituania. 

I protagonisti

Robert Lewandowski

Robert Lewandowski è il calciatore più carismatico della nazionale polacca. Goleador spietato, re delle aree di rigore ma anche straordinario regista offensivo, l’attaccante in forza al Bayern Monaco è stato il capocannoniere delle qualificazioni con 16 reti (in coabitazione con il saudita Al-Sahlawi e l’emiratino Ahmed Khalil) battendo addirittura quel satanasso di Cristiano Ronaldo, fermatosi a quota 15.

Se Lewandowski è il braccio armato, il blocco monolitico che sostiene il bomber di Varsavia è formato dai soliti noti: Krychowiak (reduce dal fallimento con il Paris e trasferitosi al meno blasonato West Bromwich),  Kuba Blacszczykowski (Wolfsburg), il tenace Grosicki e il talentino napoletano Zielinski.
Centrocampo tecnico e dinamico, difesa a 4 con la coppia centrale Glik e Pazdan supportata a sinistra da Bereszynsky e a destra da Piszczek.

Kamil Glik

In porta c’è il numero uno in pectore della Juventus, quel Wojciech Szczesny pronto a raccogliere la pesante eredità di Buffon. Alle sue spalle il duello è serrato, tra Fabianski e Skorupski.
Tra i 32 pre selezionati da Nawałka, anche gli “italiani” Thiago Cionek (SPAL), Dawidowicz (Palermo), Linetty e Kownacki (Sampdoria).
Sicuro di un posto tra i 23 anche il napoletano Milik, fermato da qualche infortunio di troppo, ma in crescendo nel finale di stagione, appare chiuso da un modulo che non lo agevola.

Gli obiettivi

Inutile nascondersi, la Polonia è una di quelle squadre che può arrivare comodamente tra le prime otto della competizione, azzardiamo a dire anche che potrebbe entrare tra le prime quattro, in caso di qualche eliminazione inaspettata e di qualche sorpresa.
Condizione necessaria i gol di Lewandowski e una difesa all’altezza: nel girone di qualificazione le cose non sono andate benissimo per la retroguardia polacca che ha subito 14 reti, peggior difesa tra le prime classificate.

I record della Polonia (clicca per vedere l’infografica)


Testa a testa – Il Gruppo H

Sulla carta Polonia e Colombia dovrebbero lottare per la qualificazione con Senegal e Giappone ridotte al ruolo di comprimarie.
La prima partita contro il Senegal presenta molte più insidie di quanto si possa immaginare: gli africani hanno già fatto scherzi importanti nella loro precedente partecipazione, non hanno niente da perdere e possono giocare liberi da qualsiasi pressione.
Paradossalmente è la Polonia che, pur essendo favorita, ha tutto da perdere.
Il secondo match sarà quello della verità. La Colombia è squadra pericolosissima, piena zeppa di campioni e i Cafeteros sono tra le migliori nazionali del mondo.
Si chiude con il Giappone per quello che appare come il match più facile del girone.
Polonia in svantaggio negli scontri diretti contro Colombia e Giappone, inedita la sfida con il Senegal.

Polonia v Senegal
nessun precedente

Polonia v Colombia
Bilancio totale: 5 matches
Polonia 2 vittorie
Pareggi –
Colombia 3 vittorie

Polonia v Giappone
Bilancio totale: 2 matches
Polonia 
Pareggi –
Giappone 2 vittorie


Storie – Ritratto di Zibì. Da Bello di notte a reietto.

La parabola di Zbigniew Boniek, per tutti Zibì, ha un ché di straordinario e incomprensibile.
L’uomo che fece innamorare mezzo mondo con le sue sgroppate in quel lontano Mundial del 1982 e che rubò i cuori di tutti gli juventini per le sue memorabili corse a perdifiato è uno di quei giocatori a cui il pubblico bianconero non ha perdonato nulla.
Ma andiamo con ordine.

Boniek, la Juve e l’Italia ce le aveva nel destino. Quando prende parte al Mondiale argentino del 1978, viene notato da Enzo Bearzot che l’anno dopo lo inserisce nella Selezione del Resto del Mondo, al posto di Bettega, Rummenigge e Blokhin.
Boniek divide la stanza con Platini e gioca insieme a Tardelli, Rossi, Causio e Cabrini oltre che al francese.

Un anno dopo, in quella meraviglia che era la Coppa UEFA, Boniek e la Juve incrociano ancora una volta i loro destini. Sedicesimi di finale, Widzew Lodz-Juventus. La partita finisce ai calci di rigore, con realizzazione decisiva del polacco di Bydgoszcz.

Il Mundial spagnolo

Boniek e la Polonia vengono inseriti nel girone 1. Insieme a loro, il Perù, il Camerun e la nazionale azzurra, allenata, guarda un po’, da Enzo Bearzot.
Scialbo pareggio 0-0 nel primo match del girone tra Italia e Polonia con le strade delle due nazionali che si dividono per riallacciarsi circa venti giorni dopo.
La Polonia viene bloccata anche dal Camerun e domina il Perù per 5-1, qualificandosi come prima del gruppo.
L’Italia stenta, pareggia anche contro il Perù e impatta nel terzo match contro il Camerun: ci salva la differenza reti e passiamo il turno.

Nella seconda fase, composta da 4 gironi da 3 squadre l’uno, la Polonia incontra il Belgio e l’URSS. Nel primo match i polacchi, trascinati da Boniek, demoliscono i diavoli rossi grazie ad una tripletta di Zibì.
La Polonia gioca dannatamente bene e impattando per 0-0 nello spareggio con l’URSS, si qualifica per differenza reti e approda alla semifinale dove incontrerà la vincitrice del girone di Italia, Argentina e Brasile.
Chi ha memoria ed è tifoso, sa che l’Italia quel gruppo lo vincerà eliminando i super favoriti brasiliani e l’Argentina di Maradona: tutto contro pronostico, con un cuore grande così.

Questa volta il destino non aiuta il buon Zibì che, squalificato, è costretto a saltare la partita con gli azzurri. Qualcuno dice che è un segno, il miglior giocatore polacco è fuori e la Polonia senza di lui è una squadra assolutamente normale.
Finisce 2-0 con doppietta di Paolo Rossi, l’Italia batterà i tedeschi per 3-1 e si laureerà campione del Mondo mentre la Polonia battendo 3-2 la Francia, si piazzerà sul podio. Come nel 1974.

L’Italia nel destino

Ci sono la Roma e la serie A nel destino di Boniek. Ma c’è anche lo zampino dell’Avvocato Agnelli che brucia sul tempo Dino Viola, dando inizio ad un duello rusticano fatto di battute e ironia. Cose d’altri tempi.
Boniek approda alla corte del Trap, della Juve, degli Agnelli e formerà una coppia indissolubile con il francese Platini: affiatati in campo e amici fuori, si intendevano a meraviglia.
Con la Juve Boniek giocherà quattro finali europee, ne vincerà tre, segnando quattro goal.
Da queste sue prestazioni straordinarie, venne coniato, con il solito sottile humour, il soprannome “Bello di notte”: fu ovviamente Gianni Agnelli a scovare l’efficace calembour.

All’epoca, ricordo che le illazioni si sprecavano. Boniek non rende in campionato, ama la bella vita…eppure quando calava la notte e si giocavano partite di Coppa, il polacco si trasformava in un animale da competizione.

Qualcosa s’incrina

Dopo la dolorosa sconfitta con l’Amburgo nella finale del 1983 ad Atene, la Juve ci riprova nel 1985. E’ la tragica notte dell’Heysel, lo stadio di Bruxelles, teatro dell’ecatombe e della vergogna, luogo di morte per trentanove tifosi presenti nell’impianto belga.
La Juve gioca contro il Liverpool. O meglio qualcuno vorrebbe giocare, si dice la UEFA, qualcuno no.
Uno di questi è sicuramente Zibì Boniek.

The show must go on, lo spettacolo deve continuare e in una atmosfera spettrale, la partita si gioca. Boniek sta per entrare in area, cade ampiamente fuori e l’arbitro svizzero Daina assegna un calcio di rigore. Tira Platini che segna ed esulta.
Si sono dette molte cose su quella notte e su quello che accadde a Torino, al ritorno della squadra.
Ognuno ha la propria idea e le immagini sono ancora lì a testimoniare gesti e comportamenti.
Boniek però non ci sta e decide di devolvere il suo premio partita alle famiglie delle vittime.

“Ai familiari delle vittime voglio devolvere tutto il premio che la società mi pagherà per aver vinto la Coppa dei Campioni. Ma prima ne parlerò con Boniperti: non voglio urtare la suscettibilità dei miei compagni”.

Successivamente, il polacco sintentizzò così le parole di Trapattoni che, a distanza di vent’anni propose di restituire la Coppa, per cancellare la vergogna di quella tragica sera.

«Non mi sono mai vantato di quella vittoria e non ho mai incassato una lira del premio che la società ci aveva garantito, devolvendo tutto alle famiglie che sono uscite distrutte da quella serata. Per me si tratta di una coppa non vinta ed è un peccato che sia andata così perché, dopo avere già battuto il Liverpool nella Supercoppa europea, avremmo avuto la meglio sul campo anche quella sera. La proposta di Trapattoni, dopo tanto tempo, è fuori luogo: restituire la coppa oggi non sta né in cielo né in terra. Piuttosto, non si sarebbe dovuto festeggiare nulla a fine partita e infatti io me ne tornai negli spogliatoi senza nemmeno toccare il trofeo. Se oggi si volesse dare un segnale concreto, chi ha incassato i soldi del premio li potrebbe devolvere con gli interessi alle associazioni che ricordano la tragedia»

Il trasferimento alla Roma

Zibì cambia maglia e va alla Roma. E’ un trasferimento che fa rumore, anche perché normalmente i giocatori non vanno via dalla Juventus per trasferirsi ad una diretta concorrente quale è la compagine giallorossa.
Tre anni alla corte della famiglia Viola, uno scudetto perso per il più clamoroso degli harakiri (Roma-Lecce 2-3), una coppa Italia vinta, diversi ruoli interpretati, tra cui il mediano.

Si ritira nel 1988 al termine dei tre anni romani e fa ancora in tempo a prendere parte alla spedizione polacca di Messico 86, il suo terzo Mondiale.
Nel 1990 inizia una non brillantissima parentesi da allenatore: qualche soddisfazione nelle serie minori italiane, poi l’incarico come ct della Polonia. Cinque partite e poi dimissioni.

Intraprende così la carriera di dirigente e diventa vice presidente della federazione polacca. Nel 2004 viene inserito nella Lista dei 100 della FIFA, è il primo e unico giocatore polacco nel listone scelto da Pelè.
Opinionista in varie trasmissioni televisive per la Rai e per emittenti locali, entra nella Walk of fame della Juve.

E qui, c’è l’ultimo episodio di un amore oramai morto e sepolto, perché la stella riservata al Bello di Notte, viene revocata su richiesta dei tifosi bianconeri.
Motivo? Boniek non è mai stato tenero nei confronti della Juve, soprattutto durante gli eventi di Calciopoli e ha spesso criticato la società durante il suo lavoro di opinionista.

Non sono bastati i gol europei, che sono valsi una Coppa delle Coppe, una Supercoppa europea e una Coppa Campioni, un campionato e una coppa Italia, per scrivere il nome di Boniek nelle pagine della storia bianconera.
La riconoscenza fa a pugni con la memoria e le parole, seppur dure e critiche, sono state considerate al pari di un oltraggio e quindi in quella Walk of Fame, non c’è spazio per lui, Zibì, il Bello di Notte.

È una sciocchezza. Zibì ha dato molto alla Juventus, le sue critiche ai dirigenti non c’entrano con tutto quello che lui ha saputo dare e fare per la squadra.
Michel Platini

I convocati della Polonia a Russia2018

Portieri: Bartosz Białkowski (Ipswich), Lukasz Fabianski (Swansea), Wojciech Szczesny (Juventus)

Difensori: Jan Bednarek (Southampton), Bartosz Bereszynski (Sampdoria), Thiago Cionek (SPAL), Kamil Glik (Monaco), Lukasz Piszczek (Borussia Dortmund), Artur Jedrzejczyk (Legia Varsavia), Michal Pazdan (Legia Varsavia)

Centrocampisti: Jakub Błaszczykowski (Wolfsburg), Jacek Goralski (Ludogorets), Kamil Grosicki (Hull), Grzegorz Krychowiak (West Bromwich Albion), Rafal Kurzawa (Gornik Zabrze), Karol Linetty (Sampdoria), Slawomir Peszko (Legia Danzica), Maciej Rybus (Lokomotiv Mosca), Piotr Zielinski (Napoli)

Attaccanti: Dawid Kownacki (Sampdoria), Robert Lewandowski (Bayern Monaco), Arkadiusz Milik (Napoli), Lukasz Teodorczyk (Anderlecht)

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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