Parafrasando Louis Armstrong, che diceva: «Cos’è il Jazz? Amico, se lo devi chiedere, non lo saprai mai», un tizio scozzese che conobbi qualche anno fa provò a spiegarmi l’Old Firm. Cos’è l’Old Firm? L’Old Firm è la partita per eccellenza, la più attesa, la più disputata di sempre, la più affascinante dell’intero panorama scozzese. Ma non solo. L’Old firm è Celtic contro Rangers ovvero, il derby di Glasgow.
Il termine fu coniato da un quotidiano di Glasgow che scrisse: «I giocatori di entrambe le squadre andavano così d’accordo da far pensare si trattasse di amici di lunga e provata fede» (“Got on so well that you would believe that they were old firm friends”). Di fatto intraducibile in italiano, Old Firm, è in realtà un gioco di parole, perché “firm” come aggettivo vuol dire solido, quindi “old firm friends” significa amici fedeli, di lunga data; al tempo stesso usato come sostantivo, “firm” significa ditta, e “old firm” – o “Auld Firm”, nella vecchia grafìa inglese – può essere tradotto come vecchia ditta.
Entrare nel magico mondo dell’Old Firm significa entrare nei meandri di un’intera società, di una città divisa tra lotte religiose, politiche e sociali. Sempre in vena di iperboli, possiamo affermare che le radici storiche in cui affonda la rivalità sono datate 1532, anno dello scisma di Enrico VIII con la Chiesa romana che portò alla nascita della Chiesa protestante anglosassone. Cinquecento anni dopo (1872) la matrice protestante dei fratelli McNeil e dei benemeriti McBeath e Campbell fu elemento fondante della nascita dei Rangers. Nel 1888, in una comunità cattolica irlandese, vide la luce il Celtic, The Bhoys: colori biancoverdi, quadrifoglio nello stemma a voler rimarcare le proprie origini, un frate come fondatore, il nome a ricordare il legame celtico dei popoli d’Irlanda e Scozia. È dal 28 maggio 1888, giorno del primo storico incontro (Celtic batte Rangers 5-2) che a Glasgow, da sempre, si sceglie se stare con gli uni o con gli altri.
E poi la politica. Chi tifa Celtic è indiscutibilmente indipendentista, chi supporta i Rangers è unionista e come spesso capita il miglior modo per far sentire la propria voce è farlo dalle gradinate di uno stadio. Se la fine è nota, con l’esito negativo della fresca tornata referendaria, l’antefatto è un gustoso aperitivo in classico stile scozzese. È il 16 agosto 2014 e si disputa un incontro di Scottish League tra il Celtic e il Dundee United. Corre il diciottesimo minuto di gioco al Celtic Park e dal cuore della Green Brigade si alzano cartelli con la scritta: “Yes”. La scelta del minuto non è casuale, perché il referendum si sarebbe svolto il 18 settembre. La risposta unionista non si fece attendere molto: meno criptica, più invasiva e diretta. Ad Ibrox Park, stadio dei Blues, viene esposto uno striscione enorme formato da due bandiere (Union Jack e Croce di San Giorgio), una data (il 18 settembre) e un invito: “Vote no”. Perché a Glasgow, da sempre, si sceglie se stare con gli uni o con gli altri.
Infine le differenze sociali. Se sei nato nei salotti buoni di Glasgow, sei per forza protestante e borghese, e la tua squadra saranno i Gers, altrimenti se vivi nei ghetti e negli ambienti più popolari non potrai che essere un supporters degli Hoops (nome dovuto ai cerchi verdi presenti sulla maglia): perché a Glasgow, da sempre, si sceglie se stare con gli uni o con gli altri.
«Questa terribile tragedia deve aiutare a fermare l’ipocrisia, il bigottismo presente negli Old Firm. Quando è in gioco la vita umana questo tipo di odio diventa squallido, vecchio, stantio. Entrambe le tifoserie non dimenticheranno mai questo disastro»
Jock Stein, storico allenatore dei Celtic, parlando degli incidenti di Ibrox nel 1971
L’Old Firm è anche una partita da allarme rosso, la cui storia è costellata da parecchie risse nei pub e fuori dagli stadi, episodi non politicamente corretti, cori irriverenti da entrambe le parti e qualche morto di troppo, tanto che più di un politico ha esternato la necessità di non far disputare la classicissima. Il disastro di Ibrox nel 1971 (e quelli del 1902 e del 1963) hanno segnato in maniera indelebile la sfida: 66 morti a causa della grande calca rientrata di gran carriera al pareggio blues in pieno recupero, la gente che spinge, una caduta generale e la folla, minaccia spaventosa e incontrollabile, fa il resto. Per capire come Glasgow viva con difficoltà tale sfida, basti pensare che sono solo cinque i giocatori che hanno vestito entrambe le casacche (si considera il periodo post-bellico) e il recordmen è Kenny Miller capace di viaggiare sulla tratta Rangers-Celtic e di giocare per i Blues per ben tre periodi della sua carriera.
Quanto accadde a Mo Johnston, primo cattolico a vestire la maglia dei Rangers (dopo essere stato nel Celtic), trascende e supera però ogni limite. Era il 13 luglio 1989, cadeva l’anniversario delle marce orangiste di Belfast e i giochi erano belli che fatti: il forte centravanti si trasferì dal Nantes ai Rangers e la sede dei Blues venne presa d’assedio. I tifosi dei Blues non potevano accettare che un cattolico ed ex dei Celtic vestisse la loro casacca. La vita di Johnston divenne un inferno per lui e per la sua famiglia: odiato dai suoi nuovi tifosi perché cattolico, odiato dai suoi ex tifosi che lo consideravano un reietto. A Boruc non andò molto meglio e segnarsi cristianamente sotto la curva protestante dei Rangers prima di un match ad Ibrox non lo aiutò di certo. Quando poi sfoggiò anche una maglietta in onore di papa Giovanni Paolo II, la polizia scozzese lo diffidò e i suoi tifosi lo ribattezzarono “Il portiere santo”.
Come spesso accade a queste latitudini, sta piovendo, ma la particolarità è che la pioggia, da più di due anni, cade solo su metà della città scozzese. Quella blu dei Rangers. Piove da quando i Rangers, a causa della drammatica situazione finanziaria, sono stati declassati in Scottish League Two, ovvero la quarta divisione del campionato scozzese di calcio, la più bassa a carattere professionistico: un terremoto, uno tsunami, uno shock collettivo e forse anche qualcosa di più. Nell’altra metà di Glasgow, quella cattolica dei Celtic, il sole splende alto in cielo: gli Hoops continuano a dominare il campionato (+15 al termine del campionato 2013 sul Motherwell, +25 nel 2014 sull’Aberdeen) e si sono qualificati agli ottavi di Champions nel 2013 e ai 16esimi nell’Europa League 2015.
29 aprile 2012: Celtic batte Rangers 3 a 0. Trascorrono ben mille e sette lunghissimi giorni. 1 febbraio 2015: la storia, finalmente, si ripete. Non era mai successo che l’Old Firm non si disputasse per un lasso di tempo così ampio. Il destino ha voluto che le due storiche contendenti venissero accoppiate nel sorteggio delle semifinali di Coppa di Lega. Non sarà una partita come le altre perché questo sarà il match numero 400 e il bilancio tra campionato e coppa dice: Rangers a quota 159 vittorie, Celtic a 144, chiudono i conti 96 pareggi. I Rangers, dopo due anni di purgatorio, sono al secondo posto della classifica della Championship (la nostra serie B) e, salvo clamorosi stravolgimenti, dovranno giocarsi tutte le proprie carte nei playoff promozione. Un cammino difficile, una squadra zeppa di giocatori esperti e qualche giovanotto di belle speranze che ha portato alle drammatiche dimissioni di Mister Ally McCoist (storica bandiera dei Rangers) che il club non ha respinto.
Mentre scriviamo queste righe, il club di Ibrox non ha ancora trovato un sostituto, affidando la squadra ad un triumvirato gestito da Kenny McDowell con l’aiuto di Gordon Durie (altro storico giocatore dei Rangers) e del capitano Lee McCulloch. Proprio in questi giorni tra i nomi caldi per la panchina si è fatto anche quello di Rino Gattuso, ex giocatore dei Gers, che ha ricordato quanto la squadra scozzese gli sia rimasta nel cuore. Per la partita dell’anno, i Blues dovrebbero schierare la loro formazione tipo: Simonsen tra i pali, coppia centrale McCulloch-McGregor, Foster a destra e Wallace a sinistra a completare la linea difensiva. In mezzo al campo Black (o Law) insieme ad Hutton, sulle fasce Templeton e Smith. Le due punte dovrebbero essere Kenny Miller e Jon Daly, con Kris Boyd pronto a subentrare nel più classico dei 4-4-2 di stampo anglosassone.
Kenny Miller è l’uomo più rappresentativo dei Rangers versione 2015. Centravanti mobile, uomo d’area capace di fare reparto da solo, è ancora oggi il faro dell’attacco Blues. È alla sua terza esperienza con la maglia blu, con cui ha totalizzato 61 reti in 126 partite dopo aver girovagato per mezzo mondo ed aver vestito le maglie di Wolverhampton, Celtic, Derby County, Bursaspor, Cardiff e Vancouver. Sull’altra sponda di Glasgow la classifica è tornata a sorridere dopo due passi falsi (sconfitta contro il Dundee United e pareggio con il derelitto Ross County) che hanno permesso ai diretti inseguitori Aberdeen e Inverness di accorciare le distanze. Gli Hoops hanno ancora una partita da recuperare e possono portarsi a +6 prima della poule “scudetto”. La scorsa estate, con una vera e propria mossa del cavallo, i biancoverdi hanno dato una scossa a tutto l’ambiente: rivoluzione tecnica con l’addio di Neil Lennon e approdo del semisconosciuto norvegese Ronny Deila. «Ronny who?»: Deila è stato accolto con il dovuto scetticismo, ma forte della vittoria nella Tippeligaen (il massimo campionato norvegese) con lo Strømsgodset. La squadra del resto è tuttora la più forte del panorama scozzese e la scommessa Deila era in parte un rischio calcolato vista l’enorme differenza tecnica tra il Celtic e le altre squadre della Scottish Premier league.
Difesa a quattro con l’ottimo Gordon tra i pali, l’honduregno Izaguirre a sinistra, il giovane Matthews a destra e coppia centrale formata da Van Dijk (già sul taccuino di molte squadre inglesi: Arsenal, Liverpool, Tottenham e United solo per fare dei nomi) e Ambrose, anche se nelle ultime partite al nigeriano è stato preferito il belga Denayer. A centrocampo Brown, Commons, Wakaso (in coppa d’Africa con il Ghana) e Stokes sono i titolari e nell’ampio turnover attuato da Deila c’è spazio anche per Johnsen ed Henderson. Stokes, reduce da uno stiramento, non è ancora al meglio della forma ma potrebbe ritrovare una maglia da titolare. Dall’attacco arrivano le dolenti note. 18 reti nelle ultime 10 partite, (43 in 22) e un centravanti in grave crisi realizzativa, ovvero John Guidetti. Il gigante svedese, in prestito dal City, sta attraversando un pessimo periodo di forma e Deila ha dovuto ripiegare su soluzioni alternative, affiancando a Griffiths l’esterno Chris Commons.
Sarà una semifinale storica anche se i tifosi del Celtic hanno appena comperato una pagina del Sunday Herald in cui spiegavano che il termine Old Firm era ormai da considerarsi morto e sepolto dopo il fallimento dei Rangers avvenuto nel 2012. Ai più la mossa è sembrata una provocazione che non farà altro che alimentare le tante tensioni presenti sul neutro di Hampden Park.
“As Celtic supporters, we regrettably recognise that our club had an association with Rangers (1872) through the collective descriptive term, The Old Firm. We believe this term is now redundant following the liquidation of Rangers (1872). On 1st February Celtic supporters will support our team in the semifinal against a new club, which came into being in 2012.”
(Come tifosi del Celtic, dobbiamo riconoscere a malincuore, che il nostro club ha avuto un’associazione con i Rangers (1872) attraverso il termine The Old Firm. Crediamo che questo termine sia ormai superato a seguito della liquidazione dei Rangers. Il primo febbraio i fan del Celtic sosterranno la squadra in semifinale contro un nuovo club nato nel 2012).
Avviso apparso sulla pagina del Sunday Herald, costato 3mila sterline ad un gruppo di tifosi del Celtic
Romanticamente sarà di nuovo Old Firm con i Celtic chiaramente favoriti e i Rangers che dovranno fare un mezzo miracolo per raggiungere la finale di Coppa di Lega. Sarà qualità (Celtic) contro esperienza (Rangers) e le aspettative unite ad una attesa lunga oltre mille giorni si condenseranno in novanta minuti di passione per l’ennesimo match al calor bianco, il quattrocentesimo della storia. Perché a Glasgow si fa così. Si sceglie se stare con gli uni o con gli altri. Da sempre.
Questo articolo è stato pubblicato da contropiede.net e Ilgiornale.it