A due velocità – La stagione del Toro 22/23 – seconda e ultima parte

qui la prima parte

IL campionato riprende

Lasciato il mondiale alle spalle, ci rituffiamo nel campionato e la prima partita assomiglia, troppo da vicino, al classico trappolone in cui una squadra come la nostra, cade spesso e volentieri.

Appuntamento in un freddo pomeriggio di gennaio, infrasettimanale, nonostante le vacanze natalizie, un incontro, semplice, sulla carta che, in caso di vittoria avrebbe messo il Toro in una condizione di classifica interessante.

L’Hellas, derelitto, non faceva punti da quattro mesi (dieci sconfitte), aveva cambiato l’allenatore, esonerando Cioffi puntando sul ticket Zaffaroni/Bocchetti.

Anche il fatto che Zaffaroni fosse un figlio del Filadelfia… tutto faceva presagire a qualcosa di negativo.

E infatti, il Toro si fa trovare impreparato, il Verona ha il coltello tra i denti e sul finire del primo tempo, si porta in vantaggio con uno che, di testa, le prende davvero tutte: Milan Djuric.

Non lo scopriamo oggi, il Toro difende male, a zona, sui piazzati e puntualmente veniamo puniti. Inspiegabile la posizione di Vanja, ritrovatosi nella terra di nessuno.

Toro 0, Verona 1. Siamo spuntati. Pellegri è ai box, Sanabria è in ripresa, giochiamo con Vlasic falso nueve.

I risultati si vedono. Non tiriamo in porta. Quando pareggiamo grazie ad una invenzione di Miranchuk da fuori area, avremmo tutto il tempo e le possibilità di ribaltare la partita ma la squadra appare davvero svuotata, priva di idee. Nel recupero, il colpo di testa di Lukic, su indecisione di Montipò (uscita a vuota di Zenghiana memoria), finisce a lato. Sarebbe stato troppo per quanto visto.

Ah, Montipò, in questa partita ha battuto il record di tempo perso sui rinvii dal fondo.

Nell’highlight tutta la soddisfazione di Juric (beato lui, perché io quel giorno ho bestemmiato forte).

Sta iniziando la trasformazione di Sanabria in centravanti d’area, ma noi, ancora non lo sappiamo.

Le occasioni perdute

Il mercato imperversa. Il Toro è alla ricerca di una punta (si dice). Shomurodov viene accostato più volte ma la verità è che un uccellino, prima di Natale, cinguettò qualcosa su Ilic, centrocampista mancino che Juric adora dai tempi di Verona.

Il campionato prosegue e il Toro va a Salerno, in visita alla squadra allenata da Davide Nicola.

Qui di seguito, due (uno nel link) dei motivi per cui si vuole bene al tecnico di Vigone, nella foto, il secondo.

Tanto bene, tantissimo.

La partita è un tiro al bersaglio. Ochoa neo-acquisto della Salernitana, le prende tutte. Sette parate di cui alcune davvero clamorose. Il messicano capitola sul bellissimo tuffo di testa di Sanabria. (assist di Lazaro, terzo gol stagionale per il paraguaiano)

La realtà è che il Toro alla fine dei primi 45′ sta sopra di un solo gol. E affiorano brutti pensieri.

Si riparte con oltre quindici minuti di ritardo per un problema al VAR. Alla ripresa, il Toro sembra un’altra squadra e la Salernitana ne approfitta, complice anche l’ingresso di un buon Piatek.

Il pareggio dei padroni di casa è fantozziano. Calcio d’angolo a nostro favore, la palla esce dall’area e Vojvoda si inventa prima un campanile sbilenco (foto 1) poi la colpisce al volo centralmente (foto 2), dando il la alla quattropercento campana.

La frittata (foto 3) è completata da Lukic che invece di uscire su Vilhena continua a rinculare lasciando spazio al tiratore, ostruendo la visuale di VMS.

Anche gli expected goals parlano chiaro

23 tiri, due pali, 62% di possesso palla e, gentile cadeaux, l’infortunio di Lazaro. Tutto meravigliosamente granata.

Nell’highlight: Ochoa ∞, due pali e una valanga di occasioni. Zima di tacco.

COLPACCIO A SAN SIRO

Torniamo da Salerno e ci prepariamo alla Coppa Italia. Classicone del mese di gennaio, il match, a domicilio, della grande di turno. Questa volta è il turno del Milan.

Con i rossoneri, in coppa, abbiamo uno score particolarmente equilibrato. Ventiquattro incontri, nove vittorie, otto pareggi e sette sconfitte.

La partita non è per niente facile e ci divoriamo un’occasione clamorosa con Lukic (uscita bassa di Tatarusanu), De Ketelaere colpisce il palo su girata di testa.

Restiamo in 10 per l’espulsione di Djidji (primo giallo molto dubbio, secondo irruento su Messias, giusto) dal 70′, qualche bordata di Pobega e Hernandez da fuori. Niente di trascendentale.

Andiamo ai supplementari, Vanja salva su Giroud, Dest e Leao, poi il colpo di genio di Lukic che apre di prima intenzione al volo per Bayeye (!). L’ex del Catanzaro galoppa in fascia e centra basso per l’accorrente Adopo: piatto mancino in buca d’angolo. Milan 0, Toro 1.

Vanja mi fa prendere un infarto (su Calabria), poi Abisso decide che bisogna allungare il recupero e la partita termina al 122′ con un sospirone di sollievo sul tiro a giro di Hernandez (largo e sul fondo).

Bayeye, Bayeye e segna Adopo!

L’highlight contiene lo spirito Toro.

ENNESIMO STOP CASALINGO

Saranno le scorie, o i festeggiamenti per la vittoria di San Siro, ma il Toro che riceve lo Spezia a domicilio è scarico, stanco, lento.

I liguri affamati di punti salgono a Torino con il piglio giusto. Holm ci asfalta in fascia, Nzola si conferma un discreto rompiscatole. A completare il quadro di una giornata grigia, ci si mette Ghersini che assegna un rigore alquanto discutibile per fallo di mano di Djidji.

Vittoria meritata dello Spezia che si conferma bestia nera del Toro.

Nell’highlight: tanto Spezia e una triplice occasione per noi, sempre ribattuta.

Intanto, il mercato ha una improvvisa accelerazione: Ivan Ilic, centrocampista del Verona, è conteso da Marsiglia e Torino. La Lazio si defila. Sono giorni di attesa.

Il crocevia della nostra stagione passerà da Firenze. Prima in campionato e, a distanza di pochi giorni, in Coppa Italia.

Trasferta sempre complicata quella in terra gigliata. In campionato non vinciamo dal 1976, ben 47 anni.

Giochiamo una partita gagliarda, segniamo un gol bellissimo con Miranchuk, Seck (titolare!) lascia intravedere qualche numero: portiamo a casa tre punti tanto insperati quanto meritati. Ovviamente scopriremo, a posteriori, di aver vinto la meno importante delle due sfide con i viola.

Nell’highlight: Contiene gol dell’anno, salvataggio vitale (Zima) e un paio di paratine niente male.

TOSCANA ON MY MIND

Restiamo in Toscana, in un altro campo dove raramente raccogliamo soddisfazioni, Empoli. La situazione del mercato è la medesima. Ilic ad un passo e registriamo sirene inglesi per Lukic.

L’ex capitano in pectore, riabilitatosi, sta disputando una buona stagione ma la grana per il rinnovo non si dipana. Il Fulham lo vuole. Lui tentenna.

Scendiamo in campo e per 45′ e un Empoli non trascendentale ma deciso si porta avanti grazie al gol di Luperto (primo in serie A). Ennesimo gol subito nella zona nevralgica della difesa: il vertice dell’area piccola. E’ la fotocopia del gol di Djuric contro il Verona.

Juric mischia le carte. Entra Lukic (che non doveva scendere in campo per un problema fisico) e il Toro si scuote con Ricci (palo) e Miranchuk.

Proprio nel nostro momento migliore, Marin inventa un eurogollasso sul quale Vanja nulla può. 2-0.

A questo punto il Toro va all’assalto. Ricci accorcia le distanze (non esulta per il suo passato empolese, primo gol in A con il Toro) e Sanabria pesca il jolly e beffando Vicario. In tre minuti pareggiamo una partita già persa.

Il palo di Miranchuk, a Vicario battuto, chiude un match da montagne russe.

L’highlight contiene: ti pareva che vincevamo in rimonta al 90′?

Nel frattempo si è concluso il mercato. Il tormentone Ilic si è risolto a nostro favore, abbiamo perso Lukic e colmato numericamente le lacune dovute a infortuni.

Finiamo così.

ACQUISTI: Ilic (c, Hellas Verona – prestito con obbligo di riscatto), Gravillon (d, Reims – prestito con obbligo condizionato), Vieira (c, Sampdoria – prestito con diritto di riscatto)

CESSIONI: Horvath (a, Kecskemét – prestito secco), Akhalaia (a, Hesperange – prestito secco), Lukic (c, Fulham – titolo definitivo), Garbett (c, NAC Breda – prestito), Edera (a, Pordenone – titolo definitivo), Ilkhan (c, Sampdoria – prestito secco)

L’INDIGESTA FIORENTINA

I quarti di finale di Coppa non erano “la partita più importante del Toro da anni a questa parte”, forse nemmeno la partita che “valeva una stagione”.
Fiorentina-Toro era semplicemente un banco di prova più complesso dopo San Siro.

Eliminare il Milan ha avuto un peso importante, confermarsi sbancando Firenze significava essere cresciuti, essere maturati.

Allo stesso tempo parlavamo di un quarto di finale, quindi sì, di una finestra sulle semifinali, ma in un contesto che prevedeva: Roma (presumibilmente), e poi la vincente dell’altra semi, o Inter o Juve.

Il Toro ha voluto fugare tutti i dubbi, abbandonando la Coppa nella maniera peggiore possibile, spegnendosi via via nei 90′ di Firenze. Partenza sprint con occasionissima per Ricci e poi monologo viola. Il gol di Jovic prima e Ikone sul finire del match chiudevano ogni discorso.

Peccato perché un istante prima del gol del 2-0, Miranchuk aveva sfiorato il pareggio con uno dei sui tiri a giro.

La rete di Karamoh (bicchiere mezzo pieno, Juric si ritrova con un giocatore su cui puntare) aumenta i rimpianti. Poi, la Cremonese elimina la Roma e in finale ci vanno i viola. Così, sul velluto.

Non stento a credere che, in caso di nostra qualificazione, i giallorossi avrebbero passeggiato contro i lombardi…Ma questo è un altro discorso.

Resta il fatto che il Toro non si qualifica per le semifinali della Coppa Italia da ventinove anni.

L’highlight contiene: amarezza per non essersela giocata al 100%.

ARRIVA LA RIVELAZIONE

Archiviata nel peggiore dei modi la coppa, il Toro si rituffa nel campionato e attende l’Udinese, rivelazione del campionato. In caso di vittoria, i granata scavalcherebbero i bianconeri e si isserebbero in solitaria al settimo posto. Capitano di giornata è Buongiorno. Vlasic (“L’ho spremuto troppo” – Juric dixit) va in panchina. A sorpresa, Karamoh titolare. Fa il suo esordio in maglia granata Ronaldo Vieira.

Il Toro gestisce bene nel primo tempo, ha un paio di occasioni e gli ospiti interpretano al meglio il motto “primo non prenderle.”

La ripresa si apre con il goal di Karamoh. Tocco da vero rapace d’area e primo gol in A con il Toro. (non segnava in A da due anni).

I piani dell’Udinese andavano a carte quarantotto e i friulani si esponevano maggiormente. Un’uscita alla disperata di Vanja (su errore di Schuurs), qualche tonnara senza conseguenze e il fischio finale che decretava, Udinese 0 punti su 6 contro il Toro.

Nell’highlight: Juric non sta più nella pelle. Karamoh al secondo gol in tre giorni.

CROCE ROSSA GRANATA

In emergenza in mezzo al campo, con Ricci infortunato e Ilic non ancora al 100%, Juric preannuncia sorprese.

Andrà esattamente così, non fosse che dal cilindro, il tecnico spalatino tira fuori la sorpresa lituana Gineitis. Ci presentiamo a San Siro con un 2000 e un 2004 nella zona nevralgica del campo.

Il Milan arriva da quattro sconfitte consecutive e negli ultimi due incontri abbiamo vinto due volte (se si considera la vittoria di coppa italia).

Teniamo il campo alla grande. Sfioriamo il gol, non ci danno un rigore che al Var sarebbe stato tale (fallo su Sanabria)


Minuto 37, Kjaer scivola e spalanca a Sanabria la strada verso la porta difesa da Tatarusanu. Il paraguayano sbaglia, ma nell’occasione il centrale danese lo colpisce in area. Per Ayroldi non si tratta di calcio di rigore ed il Var non interviene, ritenendo che non sussistano i presupposti per parlare di grave ed evidente errore del direttore di gara. Effettivamente il tocco c’è, ma è leggero e dunque ritenuto non sufficiente per assegnare la massima punizione. L’episodio è comunque controverso e qualche dubbio resta: che cosa sarebbe successo se il paraguayano fosse andato giù anziché calciare? Da sottolineare anche il giallo che già pendeva sul danese, ammonito poco prima per aver fermato una ripartenza di Singo.

Dal Web

Il Toro domina nel gioco ma è terribilimente sterile. Non incidiamo e veniamo puniti da una girata di testa di Giroud. Tre punti al Diavolo, in tutti i sensi.

Abbiamo ovviamente resuscitato una squadra in difficoltà e ritorniamo di nuovo al punto di partenza: giochiamo, tieniamo la palla, creiamo occasioni, non segniamo, prendiamo gol e incassiamo la beffa.

Una continua altalena. Un campionato a due velocità.

Nell’highlight: la malizia di Kjaer, Sanabria sfiora pali, Giroud di testa.

LOMBARDIA, LOMBARDIA CanaGLIA

Altra partita importante per mantenere viva la speranza europea, altra partita abbordabile che il Toro fallisce. Arriva la Cremonese, ultima in classifica.

Non dalla solita postazione in Maratona, bensì dai distinti, ho ammirato il mancino di Emanuele Valeri, terzino tutta corsa della Cremonese, che, nel riscaldamento pre partita, ha scagliato tre bordate una uguale all’altra, di una violenza e una rabbia inaudite. Tutte all’incrocio. Tutti gol meravigliosi.

Sulla terza il portiere di riserva dei grigiorossi si era spostato per evitare di farsi male.

Triste presagio.

Il Toro era partito bene, sfiorando il gol a più riprese poi il rigore di Sanabria aveva illuso tutti: ritorno al gol in casa per il numero 9 granata dopo oltre un anno.

Poi il pareggio della Cremonese con Tsadjout (primo gol in Serie A) con un gran colpo di biliardo e il gol di Valeri. Due tiri, due jolly.

Il Toro che accusava il colpo aveva pareggiato sui nervi, con Singo, quando oramai tutto sembrava perduto.

Dannoso Miranchuk, fumoso Karamoh, irritante Radonjic, alla fine la palma del “migliore” va a Sanabria, che, rigore a parte, ha avuto il merito di stare nel match.

Incomprensibili i cambi nel finale per Gineitis e Seck, ma l’impressione è che questa squadra, senza logica e senza elementi chiave, giri, sempre e maledettamente a vuoto.

Nell’highlight: come buttare al cesso tre punti. Due gol pazzeschi della Cremo.

La settimana che porta al derby si apre con un pareggino insipido.

(Quasi) tutti a casa

Prima i problemi fisici, po il richiamo ai valori granata e il bagno di folla al Fila, infine la sconfitta. Il classico menù tipico del pre-post derby dei gourmet granata.

Non so che minuto fosse, ma il derby del Toro è finito alla traversa di Linetty, in una sfida fino a quel momento in assoluta parità, sia per occasioni che per gol, il Toro si era fatto preferire nel gioco.

Possesso palla, fraseggi, tutto davvero bello. Peccato che i “dettagli” facciano la differenza, soprattutto sui calci piazzati dove abbiamo pagato pegno in maniera indiscriminata.

Il Toro ha regalato tre gol e tre gol ad una squadra che non fa tre passaggi in fila, non si possono concedere: se aggiungiamo le marcature disastrose su almeno due gol bianconeri (con disattenzione fatale sul primo pareggio temporaneo), la frittata è fatta.

La differenza va cercata nella fisicità, dai ricambi in panca e dall’attitudine con cui giochi questa partita.

A tenere banco nei giorni prima, il comunicato della Maratona che comunica la sua assenza nel derby. Il settore ospiti era mezzo deserto per via di questa sacrosanta decisione ma una menzione per chi, granata, era allo stadio, va fatta.

Non amo schierarmi e dare patenti di tifoso, mai fatto, ma pur ammirando i fratelli che entrarono, io non lo avrei fatto, in comunione con la decisione della Curva Maratona.

Una scelta tardiva ma mai così assennata che spero replicheremo ogni volta che ci sarà quella partita.

Nell’highlight: il gran gol di Sanabria, l’errore di Radonjic e il fisico dei corazzieri bianconeri (scontato più della trama di un porno, il gol dell’ex di Bremer).

BOLOGNA, pER SOGNARE L’EUROPA

Non costava nulla. In cuor nostro sapevamo come sarebbe andata a finire, ma la partita contro il Bologna, oltre ad avere un affaccio sull’Europa, diceva sostanzialmente che il Toro aveva bisogno di ripartire.

Giochiamo con una maglietta speciale, voluta dallo sponsor Suzuki, per festeggiare i 10 anni del connubio con il gigante giapponese.

PS: l’omaggio alla cultura giapponese era bellissimo.

La maglietta scatena, ovviamente, il popolo granata che inizia sui social una delle sue ennesime battaglie contro il nulla. Il merchandising è questo, prendetene atto. Una cosa può piacere o meno e nessuno obbliga nessuno a comperare qualcosa che non garba.

Ovviamente, la maglietta andrà esaurita in pochi giorni.

E il Toro, in maglietta atipica, vince. Linetty fa una partita commovente e Juric si complimenta con lui, a dimostrazione che il lavoro paga. Discorso simile va fatto per Karamoh che dopo aver passato mesi in panchina, adesso (complici infortuni e stanchezza) si fa trovare pronto.

Dopo la burrasca nel derby e le parole che potete leggere qui sotto, Radonjic gioca uno spezzone di partita, e lo fa anche discretamente bene.

Cosa è successo? Ci sono cose che fatico a capire. Manca completamente di rispetto verso questo gioco: hai determinate cose da fare, ma se entri in campo e ne fai altre vuol dire che non ci sei dentro. Questo ragazzo ha spunti, anche cose interessanti, ma evidentemente non sono riuscito in sei mesi a farlo diventare un giocatore di calcio. L’abbiamo pagato in queste partite, c’è poco da raccontare. A volte fai bene, altre male, ma deve esserci concentrazione: stare nella partita è fondamentale. Succede spesso che non siamo concentrati.

Ivan Juric su Radonjic

Segna, ancora, Karamoh con uno slalom degno del miglior Alberto Tomba, Schuurs compie un miracolo e il Toro blocca la squadra più in forma del momento. Tre punti che sono un ottimo viatico per il futuro del campionato e valgono il momentaneo sorpasso ai danni dei felsinei.

Nell’highlight: Karamoh tra i paletti, Schuurs miracoloso, Orsolini incredulo.

CONFERMARSI UN PO’

Quale è il tuo giocatore più in forma? Tranquillo si infortunerà. Assioma confermato per la trasferta di Lecce dove esce Karamoh (botta al polpaccio non riacutizzata) ed entra il figliol prodigo Radonjic.

Ultima chance per il serbo, dicono i giornali, impegnati a sollevare l’ennesimo polverone tra Cairo e Juric.

Linetty in mezzo con Ilic, Ricci in panca, Vlasic e Karamoh indisponibili, Gravillon alla prima da titolare.

Il Toro controlla il match. Segna con un tocco sotto misura di Singo (assist al bacio di Miranchuk) e poi con un’accelerazione di Radonjic che brucia Baschirotto in velocità e trova Sanabria per il settimo sigillo del paraguiano (record eguagliato).

Il Lecce è poca cosa e la presenza di Milinkovic-Savic si nota soltanto quando interviene per difendere Ilic invischiato in un parapiglia con la panchina leccese dopo uno scontro con il leccese Strefezza.

Ci portiamo via tre punti e siamo a -5 dal sesto posto. In trasferta viaggiamo a medie quasi mai viste alle nostre latitudini. Più 8 rispetto all’anno scorso, 18 punti in 14 partite.

Attendiamo il Napoli in casa, da qui purtroppo inizierà una lunga astinenza di vittorie.

Nell’highlight: il Toro che segna su schema da calcio piazzato, Baschirotto che sta cercando ancora oggi Radonjic. L’esterno del numero 49 per il gol di Sanabria.

CASA AMARA CASA

Indisponibili Miranchuk e Karamoh, il Toro ritrova Vlasic dopo un mese. Il Napoli marziano, quarti di Champions contro il Milan, sembra una montagna insormontabile. E infatti, nonostante i proclami del tecnico croato, la Spalletti band non molla di un centimetro, gioca in formazione tipo e sbanca l’Olimpico con un rotondo 0-4.

Raramente si sono viste dimostrazioni di forza così eclatanti. Osimhen in avvio, poi un rigore, ancora il nigeriano e sigillo finale di Ndombelè (primo gol in Italia), per il 4-0 finale.

A margine di una partita mai realmente esistita (sull’0-1, due occasioni per noi, ma davvero estemporanee) si riaprono i discorsi sulla cittadella granata, sullo Stadio Olimpico, sulle ipoteche e su cosa si dovrebbe fare per ottenere lo stadio stesso.

Si parla ma non si concretizza…

Nell’highlight: tutto troppo azzurro, un palo di Sanabria (simile ad un Verdi contro la Lazio periodo Covid). Per fortuna non si sentono i cori anti-napoletani (che poi, perché?) e quelli contro Cannavacciuolo. Sì, il cuoco, proprio lui.

Chiosa per i tifosi del Toro.

Quel giorno il Toro giocava in casa ma non ce ne siamo accorti. Grazie davvero a chi c’era, mentre gli assenti, beh… non è il caso di ripetere all’infinito concetti già ampiamente espressi

DUE PUNTI BUTTATI AL VENTO

A Reggio Emilia, il Toro rigioca la stessa partita di un anno prima, domina in lungo e in largo ma questa volta non porta via l’intera posta.

Non mi soddisfa il risultato. Penso che la squadra meritasse di vincere perché abbiamo fatto tutto per vincere. Non siamo stati cinici. Andare in svantaggio, dopo la mezz’ora che avevamo fatto è stato un brutto colpo. Ci siamo ripresi bene e abbiamo pareggiato. Resta un peccato perché volevamo vincere.

Ivan Juric

Il gol del Sassuolo è un concorso di colpe tra Vanja e Singo. Il primo respinge male, l’altro si fa bruciare da Pinamonti. Siamo sotto, ma prima e dopo, ci siamo solo noi. Il pareggio (liberatorio) di Sanabria è un’azione fotocopia (vedi gol Salerno): cross di Lazaro e tuffo del paraguaiano, lanciato verso la doppia cifra.

La classifica non ci sorride, la sensazione è che il nostro campionato sia finito.

Troppe le occasioni fallite, troppi peccati veniali. Siamo decimi. E anche piuttosto depressi.

L’highlight contiene: errore da matita rossa per Vanja. Una traversa di Rado (che poi, anche meno Nemanjia, anche meno). La Pantera rosa paraguaiana.

MOURINHO, O DELLA SPECULAZIONE

Ci attendono due impegni casalinghi consecutivi. Arrivano Roma e Salernitana. Con i primi, praticamente non giochiamo.

La banda Mou specula su un rigore di Dybala (fallo di mani di Schuurs) dopo cinque minuti e mantiene il vantaggio senza nessun problema. Siamo pericolosi una volta con un colpo di testa di Miranchuk (che sarebbe andato fuori) su cui Rui Patricio vola a deviare.

Non la tocchiamo piano

Altro episodio della vicenda Belotti con la Maratona che si schiera apertamente contro l’ex di turno.

Il Gallo resta in panca tutta la partita, Mourinho preferisce fare entrare Solbakken per evitare spiacevolezze che sarebbero sicuramente piovute dagli spalti.

La sconfitta chiude definitavamente la questione Europa. Almeno così la viviamo in quei giorni.

Qualche analisi dice che a questa squadra mancano troppi gol, soprattutto dagli esterni e dai difensori, il Mister se la prende con la fisicità.

Nell’highlight: una delle partite più noiose e brutte a memoria d’uomo.

PIOVONO FISCHI

Atteggiamento balneare, squadra praticamente svuotata. Obiettivi? Nessuno. Voglia. Zero (o giù di lì).

La partita contro la Salernitana è un classico di fine stagione, se nonché al traguardo mancano ancora otto tappe.

Il Toro non c’è. Non c’è ferocia agonistica, c’è qualche individualità che prova a uscire dall’anonimato (Rado e Sanabria) ma il resto della truppa appare oramai in vacanza.

Vilhena, che deve avere un conto aperto con il Toro, segna ancora dopo la rete nel girone di andata. A Tonny, risponde Tonny, che pareggia il vantaggio campano su assist (bellissimo) di Miranchuk.

Marcatori uguali alla partita di andata a Salerno (curiosità. Chissà quante volte è capitato nella storia del Toro…)

Uh già, Mister…

Il pubblico fischia, Juric non ci sta ma ammette che qui, meriteremmo di più. Quanto hai ragione Mister.

Ivan fa presente che stiamo andando meglio dell’anno scorso. A questo riguardo, numeri a parte, lo Juric2 in termini di intensità e ferocia mi è parso non in linea con lo Juric1.

A questo punto anche i più ottimisti mettono via la calcolatrice, non si guardano più gli incastri di calendario, le speranze scemano anche perché, alle porte c’è la sfida contro la Lazio di Sarri.

Nell’highlight: Rado contro tutti. Un po’ di sana sfiga (l’autotraversa di Gyomber). L’assist di Miranchuk.

PICCOLE SODDISFAZIONI PERSONALI

Inutile far finta di niente. Quando si vince a Roma, contro la Lazio, la soddisfazione è doppia, tripla, quadrupla. Fate voi. Sbancare Roma con un gol da fuori area (Ilic prima rete con il Toro) non è roba da poco.

Consideriamo che dopo ventinove secondi il cuore dei tifosi granata si è praticamente fermato per un infarto di massa. Agevolo diapositiva.

Zaccagni di testa, Vanja con stile particolare

Il Toro che vince a Roma è una squadra matura a cui manca soltanto il colpo del ko, sfiorato a più riprese da Sanabria, Radonjic e Buongiorno.

Polemiche, ovviamente, perchè l’arbitraggio del signor Ghersini è stato “irritante” e […] “sarebbe da fermare. Se non lo fanno è preoccupante.” Parole e musica di Maurizio Sarri che invita i vertici dell’AIA a fermare una giacchetta nera irrispettosa nei confronti di una squadra stanca per via dei carichi settimanali di lavoro e della temperatura della Capitale che non ha sicuramente agevolato i biancocelesti.

Quando il Toro vince contro una squadra di alta classifica, non vince mai per meriti propri.

Vince perché la forma degli avversari non era ottimale. (7 vittorie e 1 pari nelle ultime 8, battendo Napoli e Juve, ma non erano in forma)

Anche la descrizione di Dazn che presentando la partita, dà per scontato che la corsa della Lazio “prosegue”, fa ben capire quale sia il modo di gestire i rapporti di potere e la riverenza verso certe squadre.

Il livello di Dazn

A margine della vittoria, una macchia, la solita quando si parla di Lazio e di certi “tifosi” che popolano le tribune dell’Olimpico: ululati razzisti in diretta televisiva contro Karamoh e Singo.

Ci saranno punizioni esemplari per i colpevoli ? Risposta: no.

Nell’highlight: Il miglior portiere del campionato fa una cappella da tre punti. Vlasic fa godere.

ImPREVISTI E PROBABILITA’

Servirebbe continuità. Ma il Toro questa parola non la conosce. Dopo 6 vittorie esterne (mai così bene dal 2015) dovremmo tornare a fare punti pesanti anche in casa contro l’Atalanta.

Si ferma Radonjic (il più in forma del gruppo), ma Vlasic è tornato sui livelli di inizio stagione. C’è ottimismo per una partita che il Toro non deve fallire.

Paghiamo però, nonostante una buona gara, due errori clamorosi. Il primo di Vanja che si fa uccellare sul primo palo da Zappacosta (gol dell’ex, di mancino!).

In curva la misura è colma. Molti contestano Vanja e la scelta di allungare il contratto con il gigante serbo.

Il secondo errore è di Schuurs che scivola e lascia spazio a Zapata, per il 2-1 finale all’88’. (il colombiano non segnava in serie A da novembre 2022).

L’1-1 momentaneo era stato ancora una volta di Sanabria, per il decimo gol stagionale. Il paraguiano non era mai andato in doppia cifra in carriera. E’ un Toro che va a passo di gambero, che fa tre passi avanti e tre passi indietro, che pesca gli imprevisti e mai le probabilità.

Nell’highlight: Vanja da dimenticare, Sportiello non da meno, Zapata super. Schuurs al primo errore stagionale (grave).

GENOVA PER NOI

A Genova per non complicarsi la vita. Pur in una partita non trascendentale, il Toro si impone in un ambiente strano, in crisi di risultati e per il momento vissuto da giocatori, società e tifosi.

La Samp è appesa ad un filo. La retrocessione è lì ad un passo, la squadra non reagisce agli stimoli.

Il Toro ne approffitta, per fortuna, ma quanta fatica per chiudere una partita senza storia.

E a proposito di storia, il giorno dopo saliremo a Superga per omaggiare gli Invincibili. A leggere i nomi dei caduti, ci sarà (per gentile concessione – gesto passato in secondo piano perché nel mondo Toro queste cose si notano ma fanno poco rumore, meglio le polemiche sulla qualunque – di Ricardo Rodriguez) Alessandro Buongiorno.

Il prodotto del vivaio si regala una serata da favola segnando il suo primo gol in serie A, di testa, su assist di Ilic.

Crediamo al caso

Proprio in coda arriva il 2-0 di Pellegri e con il gol, le polemiche e il parapiglia scaturito dall’esultanza polemica del centravanti del Toro.

Posto che il gesto è stato stupido, posto che tutto il Toro si è scusato per l’accaduto e che un calciatore dovrebbe capire i momenti, non la farei troppo lunga: Pellegri è un ex Genoa, è stato insultato, ha provocato, è stato ammonito.

Finisce lì. Detto ciò, Stankovic che filosofeggia di rispetto me lo sarei evitato volentieri.

Nell’highlight: tanto Toro, zero Samp.

L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI SILVIO

Dopo la giornata di Superga, il Toro si avvicina alla partita contro il Monza. Una specie di dentro-fuori per sperare ancora nell’Europa. I brianzoli con Palladino hanno svoltato e hanno disputato un campionato di grande spessore.

Sta il fatto che sia all’andata, che in amichevole, li abbiamo battuti nettamente.

Tre partite in una settimana e Juric per dare fiato ai suoi senatori si trova costretto a far giocare i rincalzi.

Si cambia addirittura modulo, passando al 3-5-2 per gli ultimi minuti di una partita che il Toro ha tenuto in pugno fino al 70’ per poi arretrare il proprio baricentro, capitolando sul filo di lana solo grazie ad un gran gol di Caprari.

Finisce 1-1 con rammarico ed ennesima prova di maturità fallita.

Non amo parlare di moviola, Var e decisioni arbitrali ma l’arbitraggio del Sig.Zufferli è stato talmente controverso che è impossibile lasciar correre.

Ndr. Otto cambi. Var, infortuni a ripetizione, 4 minuti di recupero nel secondo tempo. VAR, un cambio, due ingressi dei medici, 5 minuti nel primo tempo.

Ognuno si sarà fatto un’idea dei casi, noti a chi ha visto la partita, e quindi non resta che prendere atto che il Monza di Berlusconi e Galliani ha peso politico (e anche parecchio).

Il migliore di giornata è Sanabria (11 gol in stagione. Scusami Tonny ne avevo pronosticati 7/9).

Nell’highlight: segnate sotto la curva! Sotto la curvaaaaa! Sottoooo la curvvvvaaaaaa!!

IL RUSH FINALE

A quattro partite dalla fine, il traguardo è ancora raggiungibile. L’Europa passa da Verona, dove grazie ad una spingardata di Vlasic portiamo a casa tre punti. La squadra fuori casa viaggia a medie spaventose e aumentano a dismisura i rimpianti per l’andamento casalingo (non vinciamo dalla gara con il Bologna).

Otto vittorie esterne, come nello sciagurato campionato 1976/77, 49 punti in coabitazione con Fiorentina e Monza (in vantaggio negli scontri diretti).
Ricci e Ilic danno spettacolo. Possiamo davvero permetterci un centrocampo di finisseur? La risposta è sì.

Ancora un rigore negato per fallo di Faraoni su Ilic. Ma va bene lo stesso.

Nell’highlight: il gol di Vlasic, il numero da fenomeno di Ricci su assist di Vanja.

-3. La Fiorentina e l’Inter, in casa, lo Spezia invischiato nella lotta per non retrocedere, fuori.

CALENDARIO AGEVOLE

La Fiorentina con la testa all’Europa Conference League e alla Coppa Italia. L’Inter con la doppia finale, Coppa Italia e Champions.

Due avversari morbidi o comunque in altre faccende affaccendati.

I viola vengono a Torino e optano per un turnover massivo. Il Toro non ne approfitta ma aggredisce la partita nel modo giusto, almeno nel primo tempo.

Nella ripresa segna subito Jovic (di nuovo lui) e il Toro arranca ma agguanta il pari con Sanabria (dodicesimo centro stagionale) su assist di Buongiorno, sempre più uomo squadra.

Peccato per l’errore di Schuurs sul gol viola, non da lui.

In casa non riusciamo a dare continuità agli ottimi risultati esterni.

Nell’highlight: mancano i gol dei comprimari, pigliamo gol da gente che segna con il contagocce, assist di Buongiorno.

A La Spezia per sperare ancora e dare un senso all’ultima recita casalinga.

Sono giorni davvero particolari perché il friccicorino europeo lo sentivamo per davvero, complici anche le vicende extra campo che vedevano invischiate società che ci precedevano in classifica.

D’altro canto, sapevamo che qualcosa, alla fine, sarebbe andato storto.

IL MONDO ALL’INCONTRARIO

Segniamo su un rimpallo sporco, il Var corregge a nostro vantaggio due episodi limite e poi dilaghiamo con un cinismo estremo.

Prendiamo anche due legni, tanto per non farci mancare nulla.

C’è tempo anche per gli imbecilli che insultano Juric e per quelli che tirano la qualunque a Vanja.

Qualcuno ricorderà gli sberleffi che subimmo dopo il 4-1 del 2021, beh, restituiti con tutti gli interessi.

Migliore in campo, Nikola Vlasic.

Nell’highlight: la grandine a La Spezia.

ULTIMA DI CAMPIONATO

Non resta che cercare di battere l’Inter che annuncia un turnover massiccio, ma poi, di fatto si presenta con tutti i suoi titolari. Il Toro però non fa quello che deve fare, anzi, si adegua, forse per troppa paura.

È così, all’ultima di campionato, arriva l’ennesima sconfitta interna, che significa addio ottavo posto e nubi sul futuro di Juric e del Toro. Il finale lascia davvero l’amaro in bocca, ancora più del resto di una stagione troppo altalenante, con troppi infortuni, pochi punti in casa e troppi “casi” extra campo da gestire.

Con qualche punto in più in casa, sarebbe stata una stagione ottima, invece finisce così, con il solito zuppone indigesto.

Nell’highlight: Brozovic che fa tre gol in un anno (due al Toro, uno all’andata e uno al ritorno). Il secondo e il terzo portiere dell’Inter, fanno i miracoli (solo contro di noi)

CONCLUSIONI

Il Toro non ha raggiunto risultati tangibili e la sua stagione risulta anonima (si conclude decimi), eppure, anche in una annata così, ci sono note positive, giocatori in crescita, sorprese piacevoli.

Juric lo ha detto, bisogna alzare il livello, cosa che non necessariamente significa spendere più soldi ma organizzare meglio e strutturare società (addio) e squadra.

Il mercato estivo che stiamo vivendo è in fase di stallo. Mentre scrivo questo pezzo, ci sono ancora tasselli da sistemare ma sembra sempre più complicato riuscire a fare le nozze con i fichi secchi.

Per migliorare la posizione di classifica, basandoci sulla stagione appena analizzata:

  • Servirebbero più gol
  • Più cross e più assist
  • Attaccanti che riempiano l’area
  • Gol degli esterni
  • Chiudere le partite quando le stai dominando
  • Vincerle in maniera sporca
  • Servirebbe più fisicità

STATISTICHE

Il Toro conclude a 53 punti (record di Juric in A, + 3 rispetto all’anno scorso), decimo. Quinta miglior difesa del campionato. Tredicesimi per tiri totali (11.7 a partita), di cui 3.9 nello specchio (dodicesimi). E’ stata la squadra che è finita più volte in fuorigioco (2.1 a partita).

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: