Lo so. Non vale dirlo ora. Ma ho i testimoni. Lo avevo detto a casa, un minuto prima dell’inizio: stasera di gol non ne vediamo.
È andata così, senza sussulti, con piccoli brividi dovuti ad uno stadio pazzesco, con un pubblico incredibile degno di una semifinale di Champions e due infortuni che paiono molto seri: per Cech e Terry (il primo per voce di Mourinho ha finito la stagione, il secondo a mio avviso non farà i Mondiali…)
Insomma tra El Cholo e Mourinho è stata una partita a scacchi nella quale credo si possa affermare con una certa sicurezza che il secondo ha saputo imbrigliare il primo.
Capiamoci. Il Chelsea non gioca bene, ma fa giocare male. Ti anestetizza, ti toglie le idee, rompe e riparte. Mourinho ha centrato una serie di obiettivi: il primo, non ha subito gol. Il secondo, non ha rischiato praticamente nulla. Il terzo, sa di avere a Stamford Bridge un’arma in più: l’ambiente. Quarto. Ha il vantaggio di giocarsi le sue chanches in casa.
Per sua stessa ammissione, lo 0-0 non è il miglior risultato possibile: Mou lo sa ma stasera sperava proprio di farlo un golletto.
Però stasera era partita di contenimento, senza il Mago Hazard con la fantasia ridotta al minimo visto che anche Willian ha fatto il terzino aggiunto: un atteggiamento già visto nel passato Mourinhano quando erano Eto’o e Pandev a sacrificarsi per la causa, sponda Milano nerazzurra.
Ha fatto il catenaccio, gridano i puristi, ma stasera ci si giocava una fetta di finale: per lo champagne citofonare altrove.
Dal canto suo Simeone, con un Diego Costa a mezzo servizio e Arda Turan con l’ossigeno al minimo dopo tre partite con minutaggio a 0, ha dovuto abbozzare schierando un vivacissimo Diego (sinceramente non lo avrei tolto) e il solito centrocampo tutto cuore ma poca fantasia con Koke, Suarez e Gabi a faticare come muli mentre Villa stava in panca e in campo c’era un evanescente Raul Garcia.
Comodamente seduto sul mio puff a forma di ippopotamo e senza conoscere lo stato di forma dei giocatori, avrei preferito l’ex Barca.
Detto ciò mi fido di Simeone.
Torno sul pubblico. È stato bellissimo vedere l’applauso per Cech e allo stesso tempo è stato incredibile l’incitamento per l’Atletico durato 100 minuti. 100 minuti dovuti agli infortuni e alle sceneggiate di David Luiz, Terry, Ramires, Cole e Torres.
In quei momenti mi sono venuti in mente i Detroit Pistons, i Bad boys fine anni Ottanta, inizio Novanta: sporchi e cattivi. Cattivo come quello sguardo tra Diego Costa e Terry culminato nella successiva spallata.
Roba da duri. Roba da semifinali di Champions. Mancano ancora 90, 100 o forse 120 minuti per conoscere la prima finalista. Dico Mourinho, ma sarà dura.