Settantadue lunghi anni. Tanto è passato dall’ultima (e anche unica) vittoria azzurra sulla Croazia. Genova, 5 aprile 1942, finì 4-0. Era la Nazionale di Vittorio Pozzo, della coppia centrale Foni-Rava e del Grande Torino, serbatoio inesauribile di talenti e campioni: quel giorno al Ferraris erano 5 su 11, un giorno sarebbero diventati addirittura 10 su 11. Italia-Croazia è la sfida che vale il primo posto del Gruppo H valevole per le Qualificazioni ad Euro 2016 e sarà l’ottavo incontro tra Azzurri e Vatreni (“Le fiamme”).
Le tradizione azzurra è negativa: 1 vittoria, 3 sconfitte e 3 pareggi, a fronte di 8 goal fatti e 8 subiti. L’ultimo incontro è andato in scena nel 2012, durante la fase finale degli Europei di Ucraina-Polonia. Finì 1-1 con goal di Pirlo e Mandzukic. Bruciano in particolar modo 2 delle 3 sconfitte subite dai croati: la prima, durante le qualificazioni ad Euro 1996, grazie ad un ispiratissimo Davor Suker, che condannò Arrigo Sacchi (1-2); la seconda è invece quella dello sciagurato Mondiale nippo-coreano (sempre 1-2) con reti della vecchia volpe Olic e dell’ex perugino Milan Rapajic. Li abbiamo sempre sofferti e c’è da aspettarsi che la partita di Milano, questa sera, non sarà certo una passeggiata. Dopo 3 partite, le due squadre sono appaiate al comando (9 punti) di un girone che riserva poche sorprese, ma soltanto qualche insidia dalla quale è meglio tenersi alla larga. Del resto anche la formula aiuta, visto che a qualificarsi direttamente saranno le prime due della graduatoria, la miglior terza (diretta) e quattro delle altre 8 che si scontreranno nei play-offs.
La Croazia è una squadra molto talentuosa e a trazione decisamente anteriore. Il suo allenatore è Niko Kovac, un passato glorioso in Bundesliga, con 83 presenze e 14 goal nella Nazionale croata. Dimenticati i fasti del 1998, quando i croati si piazzarono al terzo posto nei Mondiali francesi, il futuro sembra radioso: molti titolari giocano all’estero e in squadre rinomate, molti sono i giovani che stanno crescendo e che diventeranno pedine importanti di questa squadra. In porta, Daniel Subasic (AS Monaco) è un portiere di livello internazionale (in Champions ha subito solo 1 goal e la sua percentuale di parate è del 91.6%, secondo solo a Neuer), mentre in difesa Darjo Srna è il capitano e recordmen di presenze (120, 21 goal), vero uomo squadra, leader carismatico dal destro fatato: bisognerà fare attenzione alle sue traiettorie su calcio piazzato.
«A differenza di molti giocatori “piccoli”, che cercano di trovare spazio lontano dal cuore dell’azione, Luka va proprio lì, lottando per la palla con giocatori che sono più grandi e più forti di lui. E solitamente ne esce fuori con la palla al piede. Ogni parte del suo gioco è perfetta. Continuo a dirgli ogni giorno che lui è il migliore giocatore in Europa. È inarrestabile, è difficile persino fargli fallo. E quando ha la palla, lui sembra sapere da che parte stanno arrivando i difensori, anche quando si trovano dietro di lui. Lui lo può sentire, è come se avesse gli specchietti retrovisori. Sono di parte ma lo amo».
Slaven Bilic parlando di Luka Modric
Il centrocampo è il reparto più interessante e annovera elementi come Luka Modric (Real Madrid), Ivan Rakitic (Barcellona) e Mateo Kovačić (Inter), giocatori che farebbero la felicità di qualunque allenatore, senza dimenticare Ivan Perisic, Marcelo Brozovic (21 anni, della Dinamo Zagabria, già 2 goal all’attivo) e i due astri nascenti Marko Rog (RNK Split, classe 1995) e Alen Halilović (Barcelona B, classe 1996). Qualità eccelsa al servizio delle punte Mario Mandzukic (Atletico Madrid, 56 presenze 17 goal) e l’eterno Ivica Olic, 35 anni. Da tenere d’occhio il giovane Andrej Kramaric del Rjieka, capocannoniere del campionato croato, autore di 37 reti in 37 partite negli ultimi due anni. La Croazia ha segnato 9 goal senza subirne alcuno. Il 6-0 contro l’Azerbaigian è un campanello d’allarme che non si può non mettere in relazione allo striminzito 2-1 con cui gli Azzurri (doppietta di Chiellini) hanno domato i modesti azeri.
Gli Azzurri, più parchi (anche storicamente) in termini realizzativi, nelle 3 partite disputate hanno segnato 5 goal subendone 1. In termini offensivi tiriamo di più noi (51 a 45) mentre entrambe centrano la porta in numero uguale (14), con gli azzurri che dimostrano più imprecisione calciando fuori ben 28 tiri (25 per i croati): curioso che l’Italia sia la squadra che ha colpito più legni (5). Parità assoluta nel possesso palla (61%), con i nostri più precisi nei passaggi completati: 1323 (93%), mentre i croati si fermano al 90% (1216). Sarà sicuramente una partita molto tattica, difficile e, vista la rinuncia a Pirlo, Verratti, Astori, Barzagli, Florenzi, Insigne e il richiamato, ma già ripartito, Balotelli (solo per citare i più eclatanti), c’è grande curiosità intorno alle scelte del nostro commissario tecnico che ha convocato molti volti nuovi (Moretti, Okaka, Rossettini, Bertolacci, Soriano e Rugani che l’ultima volta venne prestato all’Under21), qualche cavallo di ritorno come El Sharaawy e Cerci.
La sensazione è che sarà ancora una volta 3-5-2 con Zaza-Immobile davanti, Buffon sicuro come Chiellini e Ranocchia, mentre il terzo del reparto arretrato, con l’infortunio di Ogbonna, è ancora da capire. Darmian e De Sciglio sono le certezze in fascia. Il centrocampo è un rebus, ma De Rossi in cabina di regia con Candreva e Marchisio interni, appare la soluzione più logica e in linea con l’idea calcistica del ct. Servirà essere aggressivi e ripartire velocemente per sorprendere la non rapidissima coppia centrale Lovren-Corluka e avvicinarsi il più possibile dalle parti di Subasic, sperando che si creino soluzioni offensive valide e che non serva affidarsi a palloni lunghi (tantissimi i lanci lunghi, soprattutto con l’Azerbaigian) o alti, anche se gli ultimi 3 goal della nostra Nazionale sono arrivati da calcio d’angolo.
La Croazia è l’avversario più forte del nostro girone e serviranno due partite di alto livello per portare a casa punti. Restiamo convinti che gli obiettivi (oltre alla qualificazione, sia chiaro) di Conte e della Nazionale azzurra siano volti ad una continua crescita e soprattutto al consolidamento di un gruppo di titolari ai quali si debbano inserire gradualmente giovani virgulti provenienti dai nostri vivai. Conte insegue la quinta vittoria consecutiva dall’esordio (per eguagliare Fabbri e Vicini), mentre Kovac insegue una vittoria di prestigio che oltre alla leadership del girone varrebbe tanto in termini di forza e autostima. L’Italia per sfatare il tabù, la Croazia per confermare la tradizione: occhi aperti, i croati sanno come si fa.
Questo articolo è stato pubblicato su Contropiede.net e Ilgiornale.it