Impressioni di Champions

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Prima tornata di re-match degli ottavi di Champions League e pronostici più o meno rispettati. Ma se a Porto i Dragões hanno avuto vita facile con il Basilea, il favoritissimo Real Madrid ha subito un’inattesa quanto umiliante sconfitta casalinga che poteva costare molto cara ai detentori del torneo. Bayern a valanga e PSG capace, in 10 contro 11, di eliminare il Chelsea di Mourinho che saluta la Champions. Il nostro personale resoconto delle due serate appena terminate.

porto basilea lapressePORTO-Basilea 4-0 (all’andata 1-1)

Una squadra da tenere d’occhio; ecco chi sono i biancoazzurri allenati dall’ex portiere spagnolo Julen Lopetegui, già artefice del successo delle Furie Rosse Under21 nel 2013. Troppo ampio il divario tecnico tra i portoghesi e gli svizzeri. L’1-1 dell’andata aveva premiato oltremodo un Porto rinunciatario, capace di accendersi solo dopo il pareggio di Danilo su rigore. Davanti al pubblico amico, il Porto ha legittimato la sua superiorità e ha marcato quattro splendide reti grazie a Brahimi, Herrera, Casemiro e Aboubakar, che sostituiva l’infortunato Jackson Martinez, capocannoniere della Liga Portoghese. Squadra quadrata, a cui piace molto giocare il pallone, con alcune individualità di spicco come l’algerino Brahimi e il messicano Herrera, uno di quei cosiddetti tuttocampisti che tanto piacciono agli allenatori. Da tenere d’occhio in prospettiva il giovane Ruben Neves, un 1997 tatticamente e tecnicamente eccellente, già aggregato in pianta stabile alla prima squadra.
Unica nota dolente della serata, l’infortunio a Danilo uscito dal campo dopo aver perso i sensi a causa di una brutta botta al collo.

Per il Basilea, una delle sorprese della prima fase, la Champions termina nella maniera peggiore. Paulo Sousa non può rimproverare niente ai suoi: uno scalpo eccellente (Liverpool), un gruppo giovane che conferma la qualità della società elvetica e la bontà del lavoro dell’allenatore portoghese. Consigli per gli acquisti: il difensore Schär e l’attaccante camerunense classe 1997, naturalizzato svizzero, Breel-Donald Embolo.

Champions, Real Madrid vs. Schalke 04REAL MADRID-Schalke 3-4 (all’andata 2-0)

Le immagini emblematiche della serata sono due. La prima è quella di Iker Casillas che da capitano si prende le sue responsabilità e obbliga i suoi a subire in fischi di un Santiago Bernabeu in stile pañolada. Casillas, tra l’altro, è stato protagonista in negativo prima e salvatore della patria poi, quando sul finire del match ha letteralmente salvato la qualificazione di un Real troppo brutto per essere vero. La seconda è quella di Cristiano Ronaldo che si piazza in mezzo al campo e la telecamera restituisce agli spettatori lo sguardo di sfida del portoghese nei confronti del suo pubblico: non l’ha presa bene CR7, non gli sono piaciuti i fischi, non è il momento giusto per contestare. Quello sguardo vale più di mille parole. Parole che, a quanto pare, il portoghese non userà più fino alla fine della stagione in un polemico quanto necessario silenzio stampa. Staremo a vedere. Cosa succede agli uomini di Ancelotti? Eliminati dalla Coppa del Re, sconfitti in campionato dall’Athletic Bilbao (1-0) e superati dal Barcellona, disarticolati, lenti, privi di equilibrio (un Bale in meno e un centrocampista di contenimento in più lo avremmo messo), aggrappati ai guizzi dei singoli, o meglio del singolo: il solito Ronaldo, che con questa doppietta, raggiunge quota 78 nelle Coppe Europee, superando Messi (77), Raul (76) e continuando il suo personale viaggio tra i record. Male la difesa, malissimo Iker Casillas. Ancelotti dovrà trovare una quadra prima possibile, sperando che Modric torni a mille dopo l’infortunio e che James Rodriguez sia presto a disposizione. Intanto la bufera imperversa. Subito dopo la partita, ha imperato su Twitter l’hashtag #ancelottiveteya, che ricorda da vicino il #Mazzarrivattene di nerazzurra memoria.

Bello lo Schalke di Roberto di Matteo. Senza nulla da perdere, i Königsblauen hanno giocato il tutto per tutto, sfiorando l’impresa storica. Chiudiamo, omaggiando un grande centravanti: il Cacciatore, al secolo Jan Klaas Huntelaar, un calciatore che avrebbe meritato una carriera migliore di quella vissuta tra alti (Ajax, Heerenveen e Schalke) e bassi (Real e Milan). Di questi tempi, nonostante la non più verde età, ancora tanta roba. Complimenti.

bayern reutersBAYERN MONACO-Shakhtar 7-0 (all’andata 0-0)

Metti un’espulsione e un rigore al terzo minuto di gioco; metti che vai sotto 1-0 e giochi per 86 minuti più recupero contro una squadra mostruosa come il Bayern. Ecco spiegata la grandinata dell’Allianz Arena con lo Shakhtar vittima sacrificale. Ingiudicabile sotto il punto di vista del gioco, ma assolutamente spietato sotto porta, il Bayern Monaco ha giocato ovviamente sul velluto. In vantaggio con Muller, i bavaresi hanno prima tremato per l’infortunio di Robben (stiramento?) poi si sono goduti lo spettacolo gentilmente offerto da Boateng, Ribery, ancora Muller, Badstuber (redivivo!), Lewandowski e infine Gotze. Punizione eccessiva per gli ucraini e per quel galantuomo di Mircea Lucescu, ma, come spesso si dice, gli avversari si rispettano così, senza risparmiarsi e continuando a giocare fino in fondo. I tedeschi restano una delle più serie pretendenti al titolo (la finale a Berlino è uno stimolo in più) e considerando il grande vantaggio in Bundesliga, Guardiola può iniziare a gestire le forze e gli impegni in maniera bilanciata. Un vantaggio non da poco. Champions terminata per lo Shakhtar che ha messo in mostra i suoi gioielli, Luiz Adriano in primis. Lui e Douglas Costa saranno uomini mercato della prossima estate. C’è da scommetterci.

psg reutersChelsea-Paris 2-2 d.t.s (all’andata 1-1)

Il Barone Nils Liedholm soleva dire: «In 10, si gioca meglio che in 11», e mai come ieri sera si può confermare quanto lo svedese amava ripetere. Il Paris di Blanc infatti è stato costretto in 10 per oltre 90 minuti a causa della decisione affrettata ed erronea dell’arbitro Kuipers che ha espulso Ibrahimovic al 31′ del primo tempo per un fallo su Oscar ritenuto pericoloso. Anche un giallo sarebbe stato eccessivo. Da lì in avanti l’arbitraggio di Kuipers è stato praticamente disastroso. Prima nega un rigore a Diego Costa, poi permette troppi scontri proibiti e continua ad arbitrare a forza di cartellini: l’arbitro più bravo? Quello che non si nota. Guidato da un Verratti superlativo (squalificato per i quarti di finale) e da un commovente David Luiz, il Paris è piaciuto per il suo coraggio e per la sua abnegazione nonostante l’uomo in meno. Cavani ha sfiorato il goal (palo clamoroso a porta vuota) ma è stato piuttosto fumoso, Blanc non ha osato prima la mossa Lavezzi ma ha comunque dimostrato di saper imbrigliare al meglio il suo collega Mourinho.

Il Chelsea non ha certo brillato. Cinico e sparagnino fino alla fine, ha trovato il jolly su calcio d’angolo con l’ennesimo goal di Cahill (81′). A quel punto lo Special One ha pensato di averla vinta ma non ha fatto i conti con l’ex (fischiatissimo) David Luiz che all’86’ pareggiava i conti con una splendida frustrata di testa sempre su calcio d’angolo. Si andava ai supplementari che si aprivano con una clamorosa ingenuità di Thiago Silva: fallo di mano e calcio di rigore, trasformato in maniera impeccabile da Hazard per il momentaneo 2-1. Il grande cuore dei francoqatarioti veniva premiato al 114′ grazie a Thiago Silva che si faceva perdonare, insaccando sempre su calcio d’angolo, sempre di testa, per il 2-2 finale. Il sogno di Mourinho e del suo Chelsea si spegne in una serata sbagliata proprio dall’allenatore portoghese: 11 contro 10 per 90 minuti e più, con un elemento come Ibra fuori dai giochi… beh, sarebbe bastato proprio poco per continuare la rincorsa verso Berlino. Il PSG va avanti. La partita di ieri è una pietra miliare per un club dalla storia giovane e dal blasone tutto da costruire. Blanc ha tra le mani una squadra in grado di puntare al bersaglio grosso. Che sia l’anno di Ibra?

Questo articolo è stato pubblicato da Contropiede.net e ilgiornale.it

 

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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