Quel che resta del Toro – seconda parte

Qui il link alla prima parte

Il girone di andata si chiude con il Toro che ha un piede fuori dai tre posti che valgono la serie B.
Il sentimento popolare è che la cura Nicola funzioni e che prima il lavoro psicologico e quello tecnico poi, portino frutti (e punti) alla causa granata.

Al mercato Nicola chiede due acquisti: un centrocampista centrale che metta ordine e una seconda punta che possa sollevare Belotti dal grande lavoro che è stato costretto a sobbarcarsi fino a questo momento.

Mandragora e Sanabria sono i due colpi del mercato invernale.
La grande novità è che si riveleranno acquisti non solo azzeccati, ma fondamentali per il raggiungimento della salvezza.

Ma siccome la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo, il neo acquisto Sanabria finisce subito ai box per Covid: allenamenti sospesi per il paraguaiano e esordio da rimandare a data da destinarsi.

Classifica alla fine del girone di andata. Benissimo il Benevento, male Toro e Cagliari

A FORZA DI PAREGGI

Nicola parte con idee chiare, pochi concetti base e un lavoro di cesello sulla mentalità di una squadra in difficoltà.
Il nuovo mister fissa tappe, alla ricerca della smarrita unità di intenti: creare il gruppo, o ricrearlo, partendo praticamente da zero, mettendo in chiaro che tutti i giocatori hanno le medesime possibilità.

Davide Nicola

Io non sono arrivato un mese e mezzo o due fa, tempo necessario per poter fare scelte un minimo definitive. Io ho fatto sette allenamenti, devo valutare tutti, devo capire chi sta meglio e chi sta peggio. Però poi c’è già una partita che non è una amichevole ma una chance da sfruttare. I ragazzi hanno capito che prima o poi ci sarà una chance per tutti; poi ci sarà chi giocherà di più e chi di meno, è normale, ma tutti devono capire che possono essere importanti”.

Davide Nicola, pre partita Toro-Fiorentina

ARRIVA LA VIOLA

Il Toro però fa una fatica incredibile a scrollarsi di dosso le sue ataviche paure.
La partita contro la Fiorentina è un altro dei tasselli che compongono il mosaico di una stagione davvero difficile.

Partita da vincere a tutti i costi che il Toro pareggia ma che rischia addirittura di perdere.
Prima perché viene negato un clamoroso rigore su Lukic (la dinamica è praticamente uguale al rigore concesso al Benevento una settimana prima), poi perché il Toro sfiora a più riprese il gol con Zaza (traversa) e con Belotti.

I viola restano in 10, sembra che la strada sia in discesa ma un gol di Ribery porta in vantaggio gli ospiti.
A questo punto la partita diventa incandescente, la Viola resta in 9 per l’espulsione di Milenkovic, il Toro centra ancora un altro legno con Singo e assedia la porta di Dragowski.

Quando Belotti pareggia su bel cross di Verdi, si ha la sensazione che anche questa sia un’occasione buttata al vento. Finisce 1-1.

IL VENTO E’ CAMBIATO

Che qualcosa sia cambiato lo si può intuire dal ritrovato carattere della squadra che, anche in situazione di svantaggio, reagisce.
Dietro questa svolta che viene confermata anche dal terzo pareggio in fila (e sempre in rimonta) c’è tutta la tenacia di Nicola.

Il Toro che affronta l’Atalanta ha un Mandragora in più nel motore.
La partenza è scioccante.
I bergamaschi affondano come coltello nel burro e si portano in vantaggio per 3-0 dopo 21′.
La partita sembra chiusa ma i granata nonostante siano alle corde, non mollano.

Belotti accorcia su rigore, poi Bremer segna in mischia al termine di un’azione che spiega, se fosse possibile, il concetto di tenacia (e anche di sfiga, vedasi il tiro di Mandragora).

Commenti whatsapp tra tifosi granata

Il secondo tempo corre su un filo sottilissimo. Il Toro ci crede e prende l’ennesima traversa del suo campionato, con Singo. Allo stesso tempo Miranchuk (palo) e Zapata, sfiorano il poker.

Ma proprio in extremis, ecco che il Toro completa la storica rimonta.
Cross di Verdi, colpo di testa di Bonazzoli e 3-3 definitivo. Non è una vittoria, ma ci va molto vicino.

Da segnalare, sul 3-0 per gli orobici, il bel gesto di Belotti che corregge l’arbitro che gli aveva fischiato punizione a favore al limite con ammonizione a Romero, dicendo di essere scivolato.

una mini serie positiva

Al Toro serve continuità di risultati ma servono soprattutto punti pesanti per alleggerrire una classifica che continua a piangere: reduci da quattro pareggi consecutivi, i granata devono iniziare a correre.

L’ennesima partita decisiva è quella contro il Genoa di Ballardini, che dopo un inizio disastroso sotto la guida di Maran, ha ripreso a macinare gioco e punti.

Finirà 0-0 con una serie di recriminazioni, tutte di parte genoana.
Le cose da salvare sono essenzialmente due: il Toro, due-tre settimane prima, una partita così, l’avrebbe persa.

L’altra è che il Toro non subisce reti per la quarta volta nel torneo.
Il Toro non vince in casa da luglio 2020 (Toro-Genoa 3-0); sono tredici le partite senza i tre punti tra le mura amiche (8 pareggi, 5 sconfitte).

Il BIG MATCH, le prime avvisaglie covid

“Dobbiamo essere un tutt’uno. Questa squadra deve andare sempre al massimo. In questo modo non ci sono alibi, perché hai dato tutto. Nelle ultime quattro partite si è visto un atteggiamento che mi rispecchia. Quella contro il Cagliari dovremo fare un ulteriore step.”

Davide Nicola, pre-partita Cagliari-Torino

Il Covid ha già toccato i giocatori granata ma adesso, inizia a colpire seriamente la truppa di Nicola.
Nel match salvezza contro i sardi, il Toro deve rinunciare a Buongiorno, Murru, Linetty (rimandato a Torino la mattina del match) oltre al solito Sanabria.

La partita, da subito molto tesa per l’importanza della posta in palio, vede i padroni di casa più propositivi e Sirigu non devecompiere interventi particolarmente complicati.

Il Toro esce alla distanza. Prima guardingo, poi pungente con Zaza e con Ansaldi.
Da un calcio d’angolo battuto magistralmente da Mandragora, ecco il colpo da tre punti di Bremer: imperioso stacco di testa su Godin e Cragno battuto.

I granata potrebbero raddoppiare in contropiede ma il portiere sardo si oppone a Belotti e Rincon. Finisce 1-0 per il Toro, una vittoria che è ossigeno puro e porta la squadra di Davide Nicola (al primo successo da allenatore del Toro) a 20 punti in classifica, a +5 proprio sul Cagliari.

Questa sconfitta costerà la panchina a Eusebio Di Francesco, emblematiche le lacrime di Simeone a fine match.
Per una volta è il Toro a spuntarla in una partita di importanza vitale.

focolaio al fila

Proprio quando il Toro sembra essersi rimesso in carreggiata, arriva la mazzata Covid.
In prima istanza sono 7 i giocatori coinvolti (molti famigliari degli stessi), due i membri dello staff e le notizie che filtrano non tranquillizzano affatto.

Alcuni giocatori non sono asintomatici, il Fila è offlimits, non ci si può allenare e l’ASL blocca la squadra: il Toro è ai box.

Belotti contro Milenkovic

La lista dei positivi si allunga: Belotti, diventato papà da qualche giorno, Singo, Baselli, Bremer, oltre ai già confermati Linetty, Murru e Buongiorno. 

La situazione precipita. L’ASL blocca definitivamente il Toro, in quarantena fino al 3 marzo.
La sfiga cosmica che ci accompagna, non molla la presa: le gare da recuperare sono due, Torino-Sassuolo e Lazio-Torino.

La partita contro i biancocelesti assomiglia ad una epopea fatta di intrighi, liti, colpi bassi e una indagine federale che sembra non avere fine.
La cosa peggiore è che il Toro riprenderà a giocare, debilitato e incerottato, il 7 marzo, nella partita contro il Crotone.

a crotone duriamo un’ora

Credo che la prestazione in sé non sia stata negativa se non per il risultato. Il risultato è pesante rispetto a quello che il Torino ha fatto. Siamo venuti qua per vincere, non abbiamo accampato scuse per il Covid prima e non lo facciamo adesso, non ci interessa.”.

Davide Nicola, post-partita Crotone-Toro

Due partite saltate causa Covid non hanno aiutato a mantenere il ritmo partita e i pochi allenamenti collettivi hanno inciso sulla tenuta fisica: il Toro, a Crotone dura un’ora e poi si sfalda.
Anche in questa occasione nell’analisi del match, pesano come macigni alcuni eventi davvero emblematici.

Una giornata disastrosa

Il Crotone passa in vantaggio su rigore (i granata recriminano per un fallo su Ansaldi), poi allo scadere del primo tempo il Toro pareggia grazie a Mandragora.

Alla ripresa delle operazioni, il Toro centra una traversa con Bonazzoli e sul capovolgimento di fronte il Crotone passa al termine di una azione caotica.
Quando Reca trova il 3-1, il Toro sbanda ma ha ancora due guizzi: il primo è il gol di Sanabria e il secondo una velenosa conclusione di Gojak che trova Cordaz pronto a deviare contro la traversa.

C’è ancora tempo di reclamare un rigore per fallo su Sanabria e per vedere l’ingenua espulsione di Rincon: quando Ounas dribbla tutti e chiude i conti per il 4-2 finale, capiamo che non è proprio giornata.

la convalescenza

Skriniar e Sanabria

Il Toro riceve la capolista Inter, reduce da sette vittorie consecutive.

I nerazzurri non sembrano in grande giornata e il Toro “tutta difesa” tiene botta.
Tra l’altro, come nella partita di andata, i primi 45′ si chiuderanno con 0 tiri verso la porta da parte della banda Conte: il Toro è stata l’unica squadra in grado di imbavagliare i futuri campioni d’Italia in entrambe le partite, almeno per un tempo.

Ma quando l’Inter accelera, passa: la disattenzione di Izzo costa un calcio di rigore che Lukaku trasforma.
A questo punto, i ritmi sonnacchiosi consentono ai granata di rientrare in partita, grazie ad un gol in mischia (contestato dall’Inter) di Sanabria, alla seconda marcatura in fila.

L’Inter però non può permettersi di perdere punti e confeziona il gol vittoria con una perla di Lautaro che Sirigu non riesce a neutralizzare.

La classifica è sempre corta ma il Toro deve recuperare due partite.

LA FOLLIA

Il primo dei due recuperi, il Toro lo affronta in un anonimo pomeriggio di marzo.

E deve esserci qualcosa di particolare in questo periodo quasi primaverile perchè il Toro manda in scena un film già visto ventotto anni prima.
Con le dovute proporzioni, i granata compiono un’impresa, mettono a repentaglio le coronarie di molti tifosi e stravolgono una normale giornata lavorativa, scrivendo una pagina indelebile del proprio campionato e, in parte, della propria storia.

Una rimonta folle

La partenza è sconvolgente.
Pronti via e il Toro è già sotto, in una delle sue modalità preferite.
Otto difensori in area che si schiacciano davanti a Sirigu, consentendo agli attaccanti avversari di scambiarsi il pallone e battere a rete senza difficoltà.

Capita due volte grazie al solito Berardi anche se il Toro non avrebbe meritato il doppio svantaggio perché Consigli viene sollecitato più volte salvando la propria rete.
A centrocampo il Sassuolo domina, il Toro fatica a riorganizzare le idee e si espone a pericolosi contropiede.

DEFIBRILLATORE? SI’, GRAZIE.

Nella ripresa, Consigli si erge baluardo (su Mandragora) e poi, quando il match volge al termine, ecco il colpo di coda granata.
Verdi imbecca Sanabria con un meraviglioso colpo di esterno. Il paraguiano serve Zaza, appena entrato, sul filo del fuorigioco e il pelato insacca per l’1-2.

Passano nove minuti e il Toro pareggia. Gojak dalla distanza, deviazione di Obiang sulla quale Consigli si supera, respingendo sui piedi (sul ginocchio) di Mandragora. 2-2.
Coronarie messe a dura prova quando Sirigu fa il miracolo su Obiang e soprattutto quando al 90+2, su cross al bacio di Ansaldi è ancora Zaza a battere Consigli per il 3-2 finale.

Il derby del 27 marzo 1983

Era dal 27 marzo 1983 che il Toro, in serie A, non rimontava due gol, vincendo la partita.
Quale partita era? Facile, il derby dei tre minuti e venti secondi.

Prima vittoria casalinga del campionato (al quattordicesimo tentativo), indice delle difficoltà di questa squadra.

UN PASSO INDIETRO

Dopo l’adrenalinica vittoria contro il Sassuolo, il Toro cerca continuità a Genova contro la Samp.

La squadra però appare come svuotata (vero anche che questa è la quarta partita in due settimane e che molti giocatori sono reduci dal Covid) e incappa in una giornata davvero incomprensibile.
La Samp non fa nulla di trascendentale ma colpisce con Candreva e poi gestisce senza affanni.

La Samp festeggia

Il Toro sceso a Marassi cercava un punticino per smuovere la sua classifica ma deve tornare a casa con il solito carico di dubbi e domande. Finisce 1-0 per i blucerchiati.

il duello con la lazio CONTINUA

Lotito e Cairo in una riunione di Lega

Lazio-Torino è stata rimandata a data destinarsi e il patron Lotito, ancora alle prese con lo scandalo tamponi, cavalca l’onda e dopo aver ordinato ai biancocelesti di scendere in campo agli ordini dell’arbitro designato, si getta a capofitto nella guerra delle scartoffie.

Prima il Patron laziale chiede il 3-0 a tavolino (e relativa penalizzazione di -1 per il Toro) ma deve scontrarsi con la decisione della Lega di non omologare il match, lasciandolo sub-iudice.
Curioso che Lotito si sia imputato su questa decisione che, nel match di andata gli era valsa tre punti impedendo di fatto al Toro di fare ricorso.

Il Giudice Sportivo dà ragione alla squadra granata riconoscendo la causa di forza maggiore (il Toro non poteva violare la quarantena) e così, alla Lazio non restano che i ricorsi, prima alla Corte d’Appello Federale, poi al Collegio di Garanzia del Coni (spoiler): tutti respinti.

IL DERBY DI RITORNO

Un derby quantomeno combattuto

Altra occasione sprecata, ma derby giocato con ardore e tanto basta.
Il 2-2 finale lascia l’amaro in bocca ai granata (ai punti forse avremmo meritato) ma questa volta al Toro non si può imputare né l’impegno né tantomeno la voglia di fare risultato.

Subito questioni da moviola, che in un derby lasciano sempre l’inevitabile strascico polemico, per l’intervento scomposto di De Ligt su Belotti.

De Ligt su Belotti

C’è una novità tattica da parte di Nicola che inserisce Verdi in mediana, come mezzala in grado di incidere alle spalle dei due attaccanti. Sarà una intuizione azzeccata.

La partita è un toboga, con il Toro capace di reagire allo svantaggio iniziale di Chiesa e di ribaltare il match con una doppietta del sempre più decisivo Sanabria.

A questo punto diventano protagonisti i due portieri che in precedenza non erano stati irreprensibili sui gol subiti: prima è Sirigu a superarsi due volte (su Ronaldo e Bentacourt) poi, dopo il pareggio di Ronaldo (annullato e convalidato dal VAR) tocca a Szczesny dover compiere due interventi salvifici su Sanabria e Baselli.

In realtà la scintilla la vedo già da tempo. Qualcuno dice che io ho dei meriti motivazionali sui ragazzi, non sono d’accordo con questa lettura. Io non faccio il motivatore, ma l’allenatore. Il lavoro più grosso che mi interessa di più lo facciamo in campo. Sono i ragazzi che stanno mostrando senso di appartenenza, non solo alla squadra ma alle regole che ci siamo dati. I ragazzi hanno dei valori, il miglioramento starà dimostrare ciò che si è visto oggi in altre partite, in altri contesti. Avevamo difficoltà nel non avere tutti gli effettivi a disposizione. Ma tutti sanno che contano nel gruppo.

Davide Nicola post partita derby

UN COLPO DA TRE PUNTI

Contro l’Udinese il Toro coglie una preziosissima vittoria esterna che vale molto più dei tre punti in palio.
In porta va Milinkovic-Savic (Sirigu out per Covid), Mandragora gioca contro il suo recente passato.

Il Toro si rende pericoloso in avvio, poi patisce il ritorno dei friulani e, nella ripresa, colpisce al momento giusto gestendo il gol di Belotti (rigore) fino al fischio finale.
Il Gallo spezza così un digiuno che si prolungava dal 6 febbraio (Atalanta-Torino) e sale a dodici centri in campionato. 

Finisce 1-0 per il Toro che con questa vittoria sale a 27 punti, a +5 dalla zona retrocessione, con una partita da recuperare.

Belotti glaciale dal dischetto regala tre punti al Toro

UNA PARTITA DA RECORD

Anche un orologio rotto segna l’ora giusta due volte al giorno e finalmente, l’ora arriva.

La partita più intensa e più bella del campionato, il Toro la gioca e la vince (in rimonta) contro la Roma di Fonseca.
Una partita da record con i granata capaci di andare al tiro per ben 27 volte (11 nello specchio, 20 da dentro l’area), di battere 11 calci d’angolo e di dominare la Roma, soprattutto nel secondo tempo.

Che partita!

Eppure, per l’ennesima volta il Toro parte ad handicap. Il gol di Mayoral (con questo benedetto pallone che non vuole allontanarsi dalla nostra area) porta in vantaggio gli ospiti che sfiorano il raddoppio con Pedro (Mandragora salvifico).

ALL’ARREMBAGGIO

I granata si scuotono, Mirante si deve arrangiare su qualche conclusione, prega su Sanabria e poi capitola nel secondo tempo sotto i colpi del paraguaiano (assist di Ansaldi, gran partita dell’argentino), di Zaza (decisivo quando subentra) e infine di Rincon su assist di un Gallo devastante.

Raggiunte Benevento e Fiorentina, il Toro sembra sulla strada giusta.

Un tabellino incredibile

Nella partita successiva contro il Bologna, al Dall’Ara, il Toro sciupa una buona occasione per migliorare la sua classifica. Il pareggio arriva grazie ad un gol meraviglioso di Mandragora (di destro!) ma prima i granata avevano regalato il vantaggio a Barrow (malissimo Milinkovic-Savic).

COMPLICARSI LA VITA, FATTO.

Alla trentatresima, all’Olimpico arriva il Napoli e il Toro non gioca.
Passati in svantaggio con una magia di Bakayoko, i granata regalano lo 0-2 ad Osihmen: dall’11’ al 13′ l’uno-due è micidiale con gli azzurri che insistono e sfiorano a più riprese la terza rete.

Toro davvero svuotato e incomprensibile che anche nella ripresa lascia l’iniziativa agli ospiti: il passivo non peggiora solo grazie ad alcuni miracoli di Sirigu.
L’espulsione di Mandragora e il giallo a Verdi (diffidato), gettano un’ombra funesta sulla prossima partita, sempre in casa, che il Toro non può davvero fallire contro un Parma che ha già un piede e mezzo in serie B.

Rolando Mandragora

UNA PARTITA TESISSIMA

Il Parma che arriva a Torino, parla al futuro.
Il pre-partita dei ducali è tutto nelle parole dei suoi dirigenti che sono già proiettati al prossimo campionato di serie B: un buon auspicio per il Toro?

La partita è tesa. Il Toro gioca male, conscio dell’importanza dei tre punti e soprattutto con un occhio ad una classifica che inizia di nuovo a fare paura.

Vojvoda, tre punti!

Il Parma gioca in maniera leggera, senza troppi calcoli, e il Toro fa davvero fatica a mettere il muso davanti: quando Ansaldi colpisce l’ennesima traversa del campionato, iniziamo davvero a pensare che anche stavolta, il Toro riuscirà nell’impresa di complicarsi la vita.

Nel secondo tempo, però, i granata passano con il goleador più insospettabile: Mergim Vojvoda, al primo gol in serie A.
Il kosovaro si fa trovare sul secondo palo, pronto a raccogliere un cioccolatino del solito Ansaldi.
La squadra di Nicola stacca il Benevento, scavalca il Cagliari e condanna gli emiliani alla aritmetica retrocessione.

Il Toro manda in rete il 16esimo calciatore, un record condiviso con Atalanta e Bologna.

DELLE OCCASIONI PERDUTE vers. 2.0 RELOADED

Verona-Torino. Classico match di fine anno tra una squadra che non ha nessuna motivazione e una che le motivazioni deve azzannarle.

Il Toro ha un jolly importante e a Verona gioca una partita fin troppo accorta che solo nel secondo tempo, interpreta nella maniera corretta.
Proprio sul finire del match, dopo due occasioni di Belotti e Bonazzoli (lanci millimetrici di Baselli), i granata passano.

Ansaldi (sempre lui) crossa per Vojvoda (ancora lui): colpo di testa del kosovaro e vantaggio granata.
Il Toro vede la salvezza.

Un punto deludente

La beffa arriva pochi istanti dopo. Di Marco (che deve avere un conto aperto con il Toro) trova l’angolino basso con un colpo di esterno sinistro: difesa colpevole e pareggio che lascia davvero l’amaro in bocca.

A tre giornate dalla fine (quattro partite per il Toro) i granata si allontano comunque dal Benevento, 18°, sconfitto dal Cagliari: ora sono a +4 sui campani ma avrebbero potuto volare a +6.
La salvezza sarebbe stata praticamente al sicuro a quel punto e invece, ci sarà ancora da soffrire e da far di conto in classifica.

UNA SETTIMANA DA INCUBO

Come gettare al vento quanto fatto di buono fino ad ora?
Il Toro decide di farlo in maniera spettacolare perdendo per 0-7 contro il Milan, in casa, una partita imbarazzante.

Nicola fa rifiatare qualche titolare, risparmia il Gallo (diffidato) e sbaglia l’approccio al match: il messaggio passato alla squadra non è arrivato, le riserve non sono affidabili, Sirigu impreca durante il match.
A fine partita Nicola è terreo.

Che strascichi lascia questa partita? Come si fa a cancellare una batosta simile? Perché l’approccio è stato questo? Perché non giocare questa partita esattamente come le altre?
La risposta ce la darà, una settimana dopo, il Cagliari, che a San Siro porterà a casa il punto salvezza.

Un disastro

il TORO DI NUOVO SULL’ORLO DEL BARATRO

La partita contro lo Spezia sembra essere la miglior occasione possibile per tornare a fare punti.
Il Toro la perde sin dagli spogliatoi e quando riesce a rimettersi in carreggiata, sbanda definitivamente e crolla.
In Liguria finisce 4-1. Spezia salvo, Toro appeso ad un filo, con due match contro Lazio e Benevento.

Davide Nicola agli ultras granata

“Avevamo iniziato un percorso, che si è interrotto nelle ultime due partite. Adesso dobbiamo cercare di resettare tutto, perché l’unica cosa che conta è conservare la categoria e salvarci”.
Gli Ultras chiedono spiegazioni alla squadra. Momenti di tensione fuori dall’Olimpico

Proprio il match con la Lazio diventa vitale, perché il Toro deve evitare a tutti i costi di giocarsi un vero e proprio spareggio contro il Benevento, seppur in casa e con due risultati su tre, nell’ultima di campionato.

Classifica. Benevento 31, Toro 35 ma domenica 16 maggio, le Streghe attendono il già retrocesso Crotone.
Tre punti per i campani sono già messi in preventivo. La strada si fa drammaticamente irta.

SIMY CONDANNA IL BENEVENTO

Benevento-Crotone è uno dei crocevia del campionato del Toro.
Paradossale, assurdo e anche avvilente: quando sei costretto a guardare i risultati degli altri, sperando in disgrazie assortite, significa che la tua stagione è stata un mezzo disastro.

Pareggio incredibile. Guardate cosa succede a Glik, all’ultimo respiro.

Al Vigorito va in scena un match folle. Il Benevento, due vittorie da gennaio (una nel girone di ritorno contro la Juve), è costretto alla vittoria.
La partita si mette subito bene per i padroni di casa ma proprio allo scadere, ecco il gol beffa di Simy.

A questo punto il Benevento si getta disperatamente in avanti e Glik, all’ultimo respiro, colpisce a botta sicura dal centro dell’area: Festa blocca, al Toro basterà un punto contro la Lazio, per evitare uno spareggio thrilling.

la resa dei conti

La Lazio che attende il Toro all’Olimpico è già certa del posto in Europa League, non può migliorare la sua posizione in classifica e, soprattutto, arriva a questa partita, con una rosa davvero risicata da squalifiche e infortuni.

Il Toro spaurito e reduce dai due rovesci (11 gol subiti in tre giorni) arriva a Roma con un unico obiettivo: portare via un punto.

Vediamo, c’è sicuramente da aspettarsi una squadra competitiva e noi affrontiamo la partita di domani con tutti quelli che sono a disposizione, portando la nostra identità e quel sano entusiasmo per dimostrare quei valori che ci devono permettere di conquistare un traguardo che abbiamo dimostrato di meritare

Davide Nicola, pre partita Lazio-Toro

Il match, accompagnato da polemiche infinite, si gioca di martedì in una atmosfera surreale.
Spalti vuoti (anche se in tribuna ci saranno scintille) e un mucchio di interrogativi: Simone Inzaghi vorrà regalare a suo fratello Pippo l’ultima chance? Lotito avrà esortato i suoi a non regalare niente al Toro? E il Toro, riuscirà a compattarsi lasciandosi alle spalle una settimana da incubo?

LAZIO-TORO

Al termine di 45′ volati senza particolari sussulti, il risultato è fermo sullo 0-0. Il Toro sarebbe salvo.
In cauda venenum direbbero i latini ed è proprio sul finire del primo tempo che Immobile, liberatosi in maniera irregolare di N’Koulou, segna il gol del vantaggio laziale: l’arbitro Fabbri annulla.

Un primo tempo fin troppo tranquillo era il preludio alla tempesta di emozioni di una seconda frazione indimenticabile.
La Lazio che aveva sonnecchiato, alzava i giri, il Toro si difendeva all’arma bianca.

Il canovaccio è chiaro. Toro tutto a difesa dei suoi 16 metri, con Mandragora pronto a scendere tra i centrali mentre la Lazio continua a buttare palloni in mezzo.
Muriqi è disastroso, ma crea comunque pericoli, il Toro erge un muro e punge con Sanabria in contropiede.

Sirigu si deve superare un paio di volte, poi Sanabria coglie un legno su assist di Belotti.
I biancocelesti non mollano di un centimetro, giocano anche se abbiamo un uomo a terra (capita almeno un paio di volte), sembrano tarantolati (vedi Luis Alberto e Immobile) e continuano nel forcing.

La nostra area diventa Fort Apache: Escalante al volo, Sirigu straordinario.
Poi gli ultimi quindici minuti vissuti in apnea.

UN FINALE DA STAR MALE

N’Koulou su Muriqi

All’85’, punto di snodo del match. Immobile lotta con Izzo (forse commette fallo), poi scarica a Luis Alberto che scodella per il centravanti della nazionale: N’Koulou lo tocca (debolmente) e Immobile va a terra. Rigore.

Il cuore dei tifosi granata si ferma. Iniziano a diventare realtà tutti gli incubi fatti nelle giornate precedenti al match: se il Toro perde, quella contro il Benevento diventa un roulette russa in cui il granata difficilmente uscirebbe.

Immobile, che ha già sbagliato quattro penalty in stagione, va sul dischetto: Sirigu intuisce ma non tocca, la palla batte sul palo e torna verso l’area dove Pereira colpisce e Sirigu, rialzatosi alla velocità della luce, blocca senza patemi.

LA LAZIO AL PALO

Laziali che insistono e all’ultimo minuto su cross di Luis Alberto, Lazzari batte sul tempo Ansaldi. Colpo di testa e palla che sbatte sul palo.
La sfera finisce sui piedi di N’Koulou che va a terra, spinto da Immobile.

Fabbri indica il fallo in attacco, i telecronisti di Sky Riccardo Gentile e Luca Marchegiani invocano un rigore per una spinta di Bremer su Muriqi.
La telecamera indugia su Fabbri. Sono attimi interminabili. Poi ecco il fischio finale.

Il Toro finalmente è salvo.

In campo si scatena la festa granata, in tribuna siparietti da Far West tra Cairo e Lotito. Nel dopo partita la bagarre continua, con Immobile che attacca Cairo su Instagram.
Il primo riferisce di essere stato insultato pesantemente, accusando il patron granata di avergli rinfacciato un eccesso di agonismo.

Cairo, da parte sua, ribatte spiegando che non era sull’agonismo che attaccava Immobile, bensì sulla ricerca di un rigore galeotto, sulle scorrettezze e sulle modalità che si sono viste in campo.
Che Cairo sia uscito dai fogli e che lo abbia fatto nella maniera sbagliata, niente da dire.
Già nei giorni precedenti il presidente era incappato in una gaffe nei confronti del Sindaco di Torino.

Effettivamente solo chi era presente alla diatriba verbale potrebbe dare una visione corretta dei fatti.
Ci limitiamo a registrare il teatrino e una piccola disanima.

L’IMPEGNO PROFUSO E IL CAMPIONATO DA ONORARE

Speravo che finisse così, con una Lazio all’arma bianca e un Toro da combattimento che se la gioca fino al 97′, visto che quando si parla di recuperi, contro la Lazio, bisogna tenersi larghi.

Battute a parte, sapevo che la Lazio, giustamente, non avrebbe regalato nulla al Toro.
Però, i motivi non sono quelli legati al campo o ai valori sportivi: era chiaro che l’impegno laziale avrebbe avuto come molla tutto il pregresso tra Lotito e Cairo, accumulatosi con il caso tamponi e i ricorsi respinti dopo il rinvio del match di marzo.

Che la Lazio dovesse giocarla nessun dubbio, mi avrebbe fatto schifo, come sempre in queste occasioni, vedere biscottifici vari entrare in azione nelle ultime giornate.

Eppure la Lazio, qualche giorno dopo, in quel di Sassuolo, non ha avuto lo stesso sacro fuoco del campionato da onorare e il risultato di 2-0 per i neroverdi la dice lunga.
Come dite? La Roma era in ballo con il Sassuolo per il posto in Europa Conference League?
Che malfidenti che siete.
Del resto, i laziali hanno sempre chiesto alla loro squadra di onorare il campionato. Quasi, sempre.

Lazio-Inter 2010. Oh, nooo…

FINALE IN SORDINA

Il match casalingo contro il Benevento assume la valenza di una amichevole. Il Toro oramai svuotato e privo di motivazioni si fa raggiungere da un buon Benevento.
Finisce una stagione disgraziata che va in archivio con buona pace di chi aveva fatto il funerale al Toro, di chi sperava in una tragica retrocessione (chissà perché la retrocessione dovrebbe essere catartica) e di chi come il sottoscritto la vedeva da sempre nerissima.

Dopo qualche giorno di riflessione, Cairo ha deciso che Nicola non sarebbe stato più l’allenatore del Toro.
Il primo avrebbe meritato un trattamento diverso, il secondo aveva già in mano il sì di Ivan Juric, tecnico croato che al Verona negli ultimi due anni ha mostrato buoni risultati.

Dicevamo di Nicola che forse avrebbe meritato la conferma e che, forse, paga quelle due partite davvero brutte contro Milan e Spezia.

Cairo è all’ennesimo anno zero. Troppi errori e troppe valutazioni sbagliate ci hanno consegnato nel periodo Covid, il Toro più brutto degli ultimi anni e uno dei più brutti in assoluto.

Juric al Filadelfia

Le contestazioni continuano, Cairo non è intenzionato a mollare ed è iniziata la solita ridda di voci che arrivano dal mercato: gli aficionados di Juric (dopo quelli di Giampaolo, di Mihajlovic, di Ventura), le cessioni eccellenti (Belotti e Sirigu?), gli acquisti al ribasso…

Il futuro è come spesso accade al Toro, nebuloso.

chiosa

La stagione è finita in gloria. Se di gloria si può parlare e quel che resta del Toro naviga a vista nel futuro sempre più paludoso del calcio italiano.

Le prospettive di un futuro migliore sono sempre nelle parole e mai nelle intenzioni di una società che è arrivata al punto di non ritorno.
Se negli anni scorsi Cairo ha puntato sul consolidamento di un nucleo che aveva fruttato il miglior campionato della sua era (Mazzarri, 63 punti, settimo posto), adesso quel gruppo va necessariamente smembrato.

tentativi e rivoluzioni

Ivan Juric

Cairo ci ha provato l’anno scorso (a metà) cercando una rivoluzione tecnica, mancando però nella costruzione della squadra, lasciando il cerino nelle mani di Giampaolo.
Adesso ci prova con una filosofia più aderente alle necessità del momento: mercato in entrata low-cost, alla ricerca delle necessarie plusvalenze, cessioni anche al ribasso.

Juric potrebbe essere l’allenatore giusto in tal senso.
Il lavoro di Verona è stato paradigmatico: giocatori pressoché sconosciuti, plusvalenze, gioco e risultati oltre ogni più rosea aspettativa.

Staremo a vedere. Il Toro merita molto di più di una salvezza risicata.
I suoi tifosi meritano di più di una classifica asfittica e figuracce a ripetizione.
Il Toro non può essere questo. Il Toro non deve essere questo.

LE STATISTICHE 2020/21

Il riepilogo delle statistiche annuali

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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