Cristiano, coraçao ingrato

Nei giorni precedenti all’addio di Cristiano Ronaldo, ma soprattutto ieri, abbiamo assistito ad una repentina discesa dal carro, uno degli sport preferiti da noi italiani.

Insieme al “tengo famiglia” e alla salita sul carro, possiamo raccontare un intero paese.

Al di là degli aspetti tecnici, sportivi e economici, l’addio di Ronaldo mette a nudo il re, che però, non è l’asso portoghese.

una narrazione tossica

Chi ne esce a pezzi è il giornalismo italiano che ha mostrato il suo lato peggiore.
Un servilismo lungo tre anni, in cui le notizie su Cr7 non erano solo quelle di campo, ma quelle più improbabili sulle sue abitudini, la sua quotidianità, la sua eccezionalità a fronte di qualsivoglia azione extra calcistica.

Da eroe a ingrato è passato il tempo di un battito di ciglia.
Da campione assoluto che salta, segna, frulla, sminuzza, trita, impasta, si trasforma in un razzo missile, a asociale, incapace e indifferente, mai integrato né con l’Italia, né con Torino, né con i suoi compagni, né con la società bianconera.

Il suo ego smisurato, di cui ci si accorge solo adesso, incredibile dictu, prima era un simbolo della forza del campione, ora è un elemento negativo.

Un corpo estraneo rintanato in collina, circondato dall’affetto di Georgina, dei suoi figli, dei suoi palloni d’oro e dei suoi record.

MA NON VE NE SIETE ACCORTI, DAVVERO?

Ci siamo sorbiti di tutto.
I gol di Cristiano Jr con le testate sportive che facevano a gara a mostrare i video delle sue prodezze.

Celeri arrivavano le rassicurazioni giornalistiche perché papà Cristiano vigilava sullo sviluppo calcistico del predestinato.
Tutto davvero imperdibile.

Tre anni di corse a perdifiato per raccontarci tutto di Ronaldo, soprattutto cose di cui non ce ne poteva fregare di meno.

Giornalismo fatto con le storie Instagram, con assunzioni e deduzioni di uno sguardo rubato durante un allenamento.
L’articolista di turno elencava la maniacalità nell’allenamento, la cura del corpo, le abitudini alimentari.
Cristiano macchina da soldi, con la potenza mediatica che ogni suo post poteva generare e poi, immancabile, il numero delle magliette vendute.

Una roba insostenibile anche per chi ama il campione portoghese e le sue gesta: almeno quelle meritavano una letteratura migliore di quella che hanno avuto.

chi parte e chi resta

Poi ci sono i tifosi che ovviamente si sono divisi in vedove inconsolabili (pochissimi), amanti traditi e orgogliosi duri e puri al gusto di volpe&uva.
Capita a ogni latitudine, non è una novità.

Per una volta ha ragione Allegri: questa è la vita (soprattutto nel calcio) e bisogna guardare avanti.
Lui forse è quello più preoccupato di tutti visto che dovrà cercare da qualche altra parte i 25-30 gol che il portoghese garantiva.


Allegri è un tecnico preparato e, a mio avviso, sarebbe capace di gestire l’addio di Ronaldo anche senza un nuovo acquisto (che comunque arriverà).

Il dramma vero lo stanno vivendo le ricadute.
Le famose ricadute, i soldi dei turisti richiamati a Torino dal nome del lusitano, con pletore di stranieri pronti a spendere i loro stipendi nei negozi che il portoghese frequentava normalmente.
A Milano.

torino orfana

I commercianti dell’Ascom finalmente potranno buttare via quelle ridicole locandine del 2018, tanto erano stupide e inutili, con il loro “Bem-vindo Cristiano!”.

Come si potesse pensare di risollevare l’economia di una città usando impropriamente l’immagine di un calciatore, è mistero gaudioso sul quale adesso tutti si interrogano.
Sarebbe interessante sentire cosa dicono gli esperti di economia, come sono andate ‘ste benedette ricadute sul territorio, ma infierire non è elegante.

Nanni Moretti invece è vendicativo

Bisognerebbe chiedere al Sindaco, che all’epoca si entusiasmò come una bambina per l’arrivo del campione portoghese, se la dipartita sarà negativa per la città.
Eppure Torino si è ridotta così nonostante i suoi 101 gol, che non sono bastati a vincere la Champions.

Però Ronaldo non è stato volano dell’economia cittadina, non ha gestito a dovere il verde pubblico e ha le sue colpe pure sulla questione anagrafe.

CRISTIANO PENTITI

I torinesi non li ha conosciuti direttamente, non li ha amati (anche se lui dice il contrario nel suo commiato, ndr).
Troppo distaccato lui e poco amorevoli loro: addirittura il quotidiano cittadino parla di un Ronaldo non assediato dai fans.
Una figura da cioccolatai, davvero.

Però, adesso possiamo dirlo: la colpa è sua.

Mentre tutti sono impegnati a scendere dal carro, non c’è tempo per guardare il video delle sue automobili caricate sulla bisarca in una notte torinese.
Il sondaggio fu impietoso: “Dove sta andando il parco auto del campione portoghese?”
Se volete vi rispondo, ma temo di risultare volgare.

Ronaldo, coraçao ingrato, si è lentamente disamorato di tutto.

L’uomo che vuole vincere sempre e ha capito, forse, che qui a Torino, il suo tempo era finito.
Il portoghese triste, oramai arrabbiato con i suoi compagni e soprattutto scarso professionista, diceva ieri un notissimo commentatore televisivo di Sky.
Scarso professionista, già.

MA NON SI RIPAGAVA CON LE MAGLIETTE?

Però non dimentichiamo chi lo ha portato qui con una operazione commerciale folle, compiendo il passo più lungo della gamba, l’esatto contrario dell’oculatezza sabauda.

All’epoca mi sbagliai, convinto che l’all-in avrebbe giovato soprattutto alla società bianconera perché l’avvento del lusitano avrebbe richiamato altri campioni.
Soldi investiti che avrebbero portato altri soldi. E invece no.

Non una riga sulla gestione dissennata della Famiglia.
Meglio parlare di chi “è scappato”, “chi non è stato l’uomo in più”, chi era “il secondo giocatore più forte del mondo”.

Ronaldo è stato dipinto come l’individualista che gioca per battere i suoi record: ma nessuno ha guardato le rose delle sue due ultime squadre.

Sarebbe bastato essere obiettivi e ammettere che Ronaldo ha fatto ampiamente il suo e che, semplicemente, non è l’essere sovrumano che ci hanno voluto raccontare.

Giocando con le parole, si potrebbe dire che Ronaldo è una specie di “Fado tuto mi” in un neologismo lusitano-piemontese che nasconde la tristezza del campione, costretto a fare tutto da solo, al ritmo di una melodia accorata e poi colpevolizzato per non essere stato il condottiero capace di trascinare la squadra verso l’unico traguardo che viene considerato tale alle latitudini bianconere.

e adesso?

Superman è volato via.
Torino può godersi l’erba alta, il centro pieno di negozi sfitti che Ronaldo non è stato capace di salvare dalla crisi.

I tifosi bianconeri saranno accontentati e arriverà un nuovo giocatore (forte e di prospettiva) non un 33enne – all’epoca sulla cresta dell’onda, ora avulso dal contesto.

Sentiremo parlare di Dybala, scaricato dai giornalisti in questi ultimi tre anni, nuovo Pietro Micca, eroe diverso da quell’avventuriero portoghese catapultato qui per sbaglio.

La verità è che bisognerebbe ricordare ogni parola, ogni sospiro, ogni valutazione, ogni esagerazione e confrontarli con i giudizi che stiamo ascoltando in queste ore.

Nel frattempo Ronaldo è tornato al Manchester United che, dopo anni di anonimato sembra pronto per tornare ai fasti dell’era Ferguson.

Prima però, Ronaldo è volato alla volta di Lisbona.
Abbiamo potuto seguire il volo in diretta tv, su Sportitalia, mentre il simulatore di volo mostrava ai telespettatori “la fuga del giocatore”.
Non so se mi sono spiegato.

Pubblicato da Danilo Baccarani

Di Torino, amante di calcio e sport, laureato in storia del Cinema, innamorato di Caterina e Francesco, sposato con il Toro. Se rinascessi vorrei la voleè di McEnroe e l'impermeabile di Bogart, ché non si sa mai.

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