
Chongjin
Nella notte tra domenica e lunedì scorso, in Corea del Nord sono state arrestate quattro persone responsabili dell’incidente avvenuto durante il varo di una nuova nave da guerra.
Mentre veniva depositata in acqua la nave, un cacciatorpediniere, si è ribaltata su un fianco, restando per metà in mare e per metà sul molo.
L’incidente è avvenuto nel porto di Chongjin, nel nord del paese, durante la cerimonia ufficiale a cui partecipava il dittatore nordcoreano, Kim Jong Un.
Il leader supremo della Corea del Nord ha definito l’accaduto come un “atto criminale” aggiungendo che sarebbero stati colpiti gli “atteggiamenti lassisti in ogni ambito.”
Vengono arrestati: il capo ingegnere dei cantieri navali, il capo dell’officina di costruzione, il vicedirettore amministrativo e un responsabile politico.
Ri Hyong Son è il vicedirettore del dipartimento per l’Industria bellica del Partito dei Lavoratori, l’unico ammesso in Corea del Nord.
L’entità dei danni non è chiara, anche perché la Corea del Nord è un paese quasi completamente isolato dove il regime nasconde la reale portata dei suoi fallimenti.
Le autorità nordcoreane avevano detto in un primo momento che si era lacerato, poi hanno ritrattato parlando di «danni minori».
Torino
Domenica sera, a Torino, si consumava un altro capitolo del naufragio del Torino FC, con la squadra battuta in casa dalla Roma per 0-2.
La società è di proprietà di Urbano Cairo, imprenditore, editore e amministratore delegato di uno dei più importanti gruppi editoriali italiani.
Con un presente avvilente, un recente passato, disastroso il futuro è carico di nubi che si addensano sempre più minacciose nel cielo granata, di Torino.
Urbano Cairo naviga a vista tenendosi a debita distanza dalla Serie B e dai piazzamenti europei. Sembrano situazioni antitetiche ma nella visione Cairota, sono molto molto simili.
La prima sarebbe un fallimento che anche il paracadute colmerebbe solo in parte perché sa che la Serie B è una trappola non solo sportiva.
Allo stesso tempo un eventuale piazzamento europeo lo costringerebbe a “migliorare” la rosa, investendo.
Mediocrità
Cairo fa suo il concetto di Orazio e dell’aurea mediocritas, continua nella sua visione distopica del mondo Toro: millanta mirabolanti investimenti, si lancia in intemerate sul Filadelfia e sul Robaldo, spaccia bidoni per acquisti del secolo.
Raccontare di quanto i tifosi lo amino, paragona le sue gestioni fallimentari a quelle di club che hanno bacino d’utenza, storia e blasone inferiori anni luce a quelle del Toro: spiega che anche le altre società vendono i loro pezzi pregiati, perché basta avere uno scouting di livello, come se il Torino brillasse in questa specialità.
Oramai lo hanno sgamato tutti: tifosi, anche i più scettici e devoti (“Il 60% dei tifosi è con me“…), i presidenti delle altre società, i suoi dipendenti.
Parla ed è smentito, snocciola risultati disastrosi facendoli passare per imprese epiche: non batte ciglio, persegue il suo unico obiettivo che è quello di una gestione oculata dal punto di vista economico e poco importa se i risultati sportivi non arrivano.
Solo che il discorso non regge: il Napoli dalla C agli scudetti in serie, l’Atalanta in Champions e vittoriosa in Europa, la Fiorentina in Europa, il Bologna che si desta dopo 50 anni, guadagnando una storica partecipazione alla coppa principale e vince una Coppa Italia.
Cairo novello Pennac
Così, domenica sera, dopo l’ennesima feroce contestazione a seguito dell’ennesima pessima prova della squadra, ha trovato il suo personalissimo Signor Malaussène, individuandolo nella figura, mal sopportata (e mai supportata), di Paolo Vanoli.
Il tecnico varesotto, indicato dagli addetti ai lavori come uno degli allenatori più promettenti, esordiente in Serie A, è stato scelto nell’estate scorsa, dopo un lungo travaglio.
Cairo non ne è convinto, gliene va dato atto, e ha, probabilmente, avallato la scelta per mancanza di alternative o semplicemente perché l’ex Venezia “veniva via” ad un prezzo contenuto rispetto alle abitudini Cairote.
L’estate è, al solito, turbolenta: la cessione di Buongiorno prima e quella di Bellanova poi, sono la scintilla per la prima contestazione alla società: in testa c’è anche lui, Paolo Vanoli che, esattamente come nella sua esperienza di Venezia (cessione di Johnsen) non accetta passivamente la scelta societaria e commenta in maniera polemica la dipartita del terzino ex Inter e Cagliari.
Ma Vanoli non fa una piega e con 11 punti in 5 partite, consegna al Toro la vetta della classifica dopo 47 anni. Ovviamente, Cairo tace.
Il periodo aureo del Toro di inizio stagione si infrange a San Siro, in una fresca serata milanese di ottobre: dopo meno di 20 minuti perdiamo il difensore centrale espulso, poi il centravanti titolare, capitano e uomo centrale nell’economia della squadra, per tutto il campionato.
Mentre ci siamo perdiamo, lottando, anche la partita.
Non ci faremo cogliere impreparati
Cairo e Vagnati professano tranquillità: siamo ad ottobre, sappiamo cosa fare, il mercato di gennaio ci vedrà protagonisti, colmeremo per quanto possibile, il vuoto lasciato da Zapata.
Non conto le conferenze stampa, le interviste post-gara, le flash in cui Vanoli chiede espressamente un centravanti per sostituire il nostro totem offensivo.
Cairo insiste: a gennaio faremo quel che c’è da fare.
Mercato di gennaio: Casadei, Elmas, Biraghi e lo sconosciuto Salama. Un centrocampista, un trequartista, un terzino mancino e una seconda punta da 0 gol nel Reims, invischiato nella lotta per non retrocedere.
Un messaggio nemmeno troppo velato per il tecnico: tu continua pure a parlare, a chiedere, a “lamentarti”, io faccio quello che mi pare.
Fortuna vuole che Adams segni gol pesanti, che Elmas abbia un impatto devastante e che Casadei dia sostanza al centrocampo: il Toro non perde più.
Triste solitario y final
Da Udine a Bologna passano 7 partite senza sconfitte (e a Bologna perdiamo di autogol una partita che potevamo vincere), poi dopo Bologna inanelliamo altri 6 risultati utili consecutivi che ci consegnano una salvezza non scontata né banale, visti gli infortuni e i chiari di luna del girone di andata.
Ma da Como in avanti il Toro si inceppa e finisce anzitempo il suo campionato. Tutti fanno punti contro di noi, tranne l’Udinese: perdiamo a Lecce contro una squadra che non vinceva dal 31 gennaio, perdiamo con Napoli, Inter e Roma senza colpo ferire.
In una stagione, Vanoli lancia 6 giovani ex Primavera: Dembelé, Perciun, Cacciamani e Gabellini, che si aggiungono a Ciammaglichella e Njie, esordienti nella prima parte di stagione.
Non basta.
Il naufragio dell’undicesimo posto, la contestazione e gli insulti alla squadra, sono l’alibi perfetto per un presidente che in 20 anni riesce a compiere l’ennesimo errore della sua dissennata gestione: De Biasi, Zaccheroni, De Biasi, Novellino, De Biasi, Novellino, Camolese, Colantuono, Beretta, Colantuono, Lerda, Papadopulo, Lerda, Ventura, Mihajlovic, Mazzarri, Longo, Giampaolo, Nicola, Juric e ora Vanoli.
La colpa ricade sempre sull’allenatore.
Distopie
Cairo ha una visione distorta della realtà.
Dichiarazioni folli, una galleria degli orrori : “Se avessi preso Gasperini, magari saremmo diventati noi l’Atalanta…”, “Siamo stati per ben otto volte nella parte sinistra della classifica…”, “L’Udinese è sempre dietro di noi, la Samp è appena è andata in Serie C, il Palermo è in B…”, Sono qua da 20 anni, cosa posso fare di più? Chi arriva farà meglio, no?!”.
Cairo adesso mostra anche il suo lato più rancoroso esautorando un tecnico che ha compiuto un mezzo miracolo, considerando la rosa davvero povera che aveva a disposizione: Pedersen, Masina, Walukiewicz, Karamoh, Sanabria solo per citare i “primi” rincalzi.
Kim Jong Un arresta i colpevoli, Cairo li caccia nel silenzio complice dei suoi organi di partito che da qualche giorno a questa parte avevano iniziato una campagna mediatica contro l’ex allenatore del Venezia.
Il giorno della marmotta
E adesso? Adesso, ecco servito l’ennesimo giorno della marmotta. Ne avevo scritto qualche tempo addietro su Toronews, e mi ripeto: siamo pronti ad un altro allenatore? E chi accetterà una panchina così scomoda?
Come al solito, Cairo mostra la sua incapacità gestionale, gettando la croce sul meno colpevole della compagnia: l’ennesima vittima della sua condotta dissennata volta a cancellare il passato, distruggere il presente, pisciare sulle macerie, in futuro.
Vanoli è un tecnico giovane, preparato, che alla prima stagione di A, può avere commesso qualche errore ma ha pagato altre colpe che con il discorso tecnico hanno poco a che vedere.
I nomi per il successore si sprecano e le incognite aumentano: l’unica certezza è da 20 anni al timone di una barca sempre più malandata che sta andando dritta verso gli scogli.
Il presidente più longevo della nostra storia sta per scegliere il prossimo malcapitato: Gattuso, Semplici, Sarri, Farioli, Baroni, questi i nomi che si leggono in giro qua e là.
In ordine sparso: con due di questi vai in B senza passare dal via. Uno a dicembre viene esonerato, gli altri due magari ti salvano, ma a fine anno, hanno le valigie pronte.
Kim Jong Urbano continuerà nel suo personalissimo Truman Show in salsa nordcoreana: mancavano i palloni, il Filadelfia ricostruito, una squadra difficilmente migliorabile, il mercato è difficile, i miei contestatori, in cuor loro, sanno che mi rimpiangerebbero.
Ne rimarrà uno solo. Lui.
La soluzione, l’ineffabile leader ce l’ha sotto gli occhi, è low cost e salverebbe capra e cavoli: Urbano presidente, direttore sportivo, allenatore, medico sociale e dirigente accompagnatore.
Per un nuovo miracolo nordcoreano.