Il resoconto della giornata #8 – Milonga triste
Nel consueto menu giornaliero, i tre match dei giorni C e D, prevedevano le sfide tra Danimarca e Australia, Francia-Perù e il piatto forte di giornata, Argentina-Croazia con l’Albiceleste messa alle strette dal risultato dell’esordio.
UN CANGURO HIPSTER
Mile Jedinak è un centrocampista dell’Aston Villa. La sua carriera, piuttosto anonima, è cambiata dopo queste due partite giocate ai mondiali di Russia per via di quelle due reti (entrambe su rigore) siglate con grande freddezza.
Icona hipster per via della foltissima barba, capitano per acclamazione, è il vero trascinatore della compagine Aussie.
La Danimarca dal canto suo ha giocato una partita piuttosto anonima, illuminata solo da qualche lampo del suo calciatore migliore, al secolo Christian Eriksen.
La situazione delle due squadre è diametralmente opposta: la Danimarca è a 4 punti mostrando un calcio modesto e di scarsa qualità, all’Australia non resta che sperare di battere il Perù nel terzo match e allo stesso tempo avere notizie positive dalla sfida Francia-Danimarca con i danesi praticamente obbligati a fare almeno un punto per essere sicuri della qualificazione.
VALE (MENO DI) UN PERU’
Andare a Roma e non vedere il Papa. Fare trenta e non trentuno. Tanta qualità dalla cintola in su ma un problema grave e imperdonabile: 0 gol nelle due partite disputate che portano in dote 0 punti e una eliminazione che fa piangere di dolore il caloroso pubblico peruviano.
Tutto questo è il Perù visto nelle due partite del girone sin qui giocate.
Un peccato davvero per una compagine che avrebbe meritato ben altri risultati.
La Francia ha replicato lo scialbo match giocato contro l’Australia, ha speculato su un gol sporco di Mbappè e ha impegnato Gallese con un paio di iniziative assolutamente estemporanee.
Griezmann ancora sostituito e abulico, Pogba impalpabile e mai ispirato.
Deschamps va, la Francia non brilla ma vince.
Mondiale strano, dove, sorprese a parte, le squadre sembrano più o meno tutte sullo stesso piano, dove può accadere veramente di tutto e dove l’incertezza regna sovrana.
ADIOS ARGENTINA
Mario Brega interpreta l’Argentina
Cinque precedenti il 21 giugno nelle fasi finali del Mondiale per l’Argentina che non non aveva mai perso e non aveva mai nemmeno subito un gol.
“I tipi grossi come te mi piacciono perché quando cascano fanno tanto rumore!” e il rumore stasera a Nizhny Novgorod è stato sordo e potente.
Stasera si è compiuta la disfatta che apre (ammesso non fosse già aperta) la crisi argentina e rischia di chiudere con largo anticipo la Coppa del Mondo dell’Albiceleste.
Sampaoli non ne ha azzeccata mezza. Messi idem.
Il 10 del Barcellona non è mai entrato in partita e a dirla tutta, sin dall’inno nazionale, il fuoriclasse e capitano dell’Argentina non pareva serenissimo.
Il centrocampo argentino è stato sovrastato dalla qualità e dalla corsa dei croati che con Modric e Rakitic hanno dominato in lungo e in largo.
A spianare la strada alla schiacciante vittoria croata, un clamoroso errore di Caballero che sbaglia il rinvio e serve Rebic: voleé di prima intenzione e gol dell’1-0.
L’Argentina sparisce, Messi cammina per il campo mentre la regia internazionale indugia sui volti smarriti dei calciatori argentini: Sampaoli gioca le carte Higuain e Dybala e l’Albiceleste crollaper mano di Modric che inventa un tiro a giro sul quale l’estremo argentino sfiora soltanto.
La partita scivola via tra accenni di rissa e qualche fallo di troppo. Quando Rakitic coglie la traversa su punizione, sull’Argentina pende la banderilla dell’umiliazione.
Lo stesso tuttocampista blaugrana infierisce con un tocco sottomisura che chiude i giochi: 3-0.
Sampaoli è terreo in volto. La gente argentina sugli spalti, piange. La regia infierisce mentre i croati festeggiano.
Cinque gol fatti, zero subiti, sei punti e qualificazione in tasca.
Questa Croazia può andare lontano.
Dell’Argentina colpisce l’assoluta incapacità di reagire, la mancanza di quel carattere che ha sempre contraddistinto la nazionale albiceleste, la mancanza di uno o più leader.
Ok, Messi ha steccato ancora, ma gli altri?
I TABELLINI
A disposizione: 16 Loessl, 22 Ronnov, 2 Kron-Dehli, 3 Vestergaard, 5 Knudsen, 12 Dolberg, 13 M. Jorgensen, 15 Fischer, 18 Lerager, 7 Kvist.
Allenatore: Hareide.
AUSTRALIA (4-2-3-1): Ryan; Risdon, Milligan, Sainsbury, Behich; Jedinak, Mooy; Leckie, Rogic (37′ st Irvine), Kruse (23′ st Arzani); Nabbout (29′ st Juric).
A disposizione: 12 Jones, 18 Vukovic, 2 Degenek, 3 Meredith, 4 Cahill, 6 Jurman, 8 Luongo, 14 Maclaren, 21 Petratos
Allenatore: Van Marwijk.
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Allenatore: Deschamps.
Allenatore: Gareca.
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ARGENTINA (3-4-2-1): Caballero; Mercado, Otamendi, Tagliafico; Salvio (dal 11’ s.t. Pavon), Mascherano, Perez (dal 22’ s.t. Dybala), Acuña; Messi, Meza; Aguero (dal 9’ s.t. Higuain).
A disposizione: Armani, Guzman, Ansaldi, Fazio, Rojo, Biglia, Banega, Di Maria, Lo Celso.
Allenatore: Sampaoli
CROAZIA (4-2-3-1): Subasic; Vrsaljko, Lovren, Vida, Strinic; Rakitic, Brozovic; Perisic (dal 37’ s.t. Kovacic), Modric, Rebic (dal 12’ s.t. Kramaric); Mandzukic (dal 47’ s.t. Corluka).
A disposizione: Livakovic, L. Kalinic, Jedvaj, Caleta-car, Pivaric, Badelj, Bradaric, Pjaca
Allenatore: Dalic.