LA SQUADRA – (TEAM USA, THE STARS AND STRIPES, THE YANKS)
Sempre alla ricerca di una identità e soprattutto alla ricerca di una visibilità che, nonostante i grandi miglioramenti e i grandi sforzi, è sempre oscurata dagli altri sport nazionali.
Per Jurgen Klinsmann dopo l’esperienza alla guida delle aquile germaniche durante il Mondiale 2006, una nuova sfida, affascinante e soprattutto meno pressante dal punto di vista dei risultati.
Vincitrice, con relativa facilità, del gruppo di qualificazione CONCACAF, la nazionale stelle e strisce è stata sorteggiata nel proibitivo girone G con Ghana, Portogallo e Germania: quest’ultima partita è un deja-vu suggestivo per lo stesso Klinsmann e per una serie di incroci interessanti di cui parlerò in seguito.
I nord-americani possono vantare un solido ed esperto gruppo guidato da giocatori che militano (o hanno militato) in Europa: Donovan, Dempsey, Bradley, Altidore, Howard e Kljestan solo per citare i più famosi.
E proprio da questi si forma l’ossatura di una squadra molto fisica, atleticamente prestante, non particolarmente talentuosa ma sempre temibile da affrontare.
Howard in porta a comandare la difesa schierata a 4: Besler, Gonzalez, Parkhurst e Beckerman sembrano essere favoriti nei rispettivi ruoli.
In mezzo al campo la qualità di Donovan, Bradley e Dempsey, uniti all’esperienza di Jones fanno del reparto una sicurezza assoluta.
L’attacco guidato da Jozy Altidore, possente attaccante del Sunderland e da Eddie Johnson, con Wondolowski e Agudelo che cercheranno di mettere in difficoltà Klinsmann.
Caso particolare quello del goldenboy del calcio statunitense Julian Green, 18 anni, una trafila nelle giovanili tedesche, in forza al Bayern campione d’Europa, una presenza in Champions, 15 reti nelle 23 partite della Regional liga: doveva, poteva scegliere se diventare tedesco o giocare sotto le insegne stelle e strisce. Ha scelto gli Usa e Klinsmann gongola.
LA STELLA – LANDON DONOVAN
Trentadue anni, seconda punta, una lunga carriera su e giù tra Stati Uniti e Germania: Leverkusen, San Josè, Leverkusen, Los Angeles, Monaco di Baviera, Los Angeles, Liverpool ancora Los Angeles.
Insomma, un pendolare con il vizio del goal e dell’assist, rapido attaccante dal baricentro basso capace di vincere tutti i premi individuali Concacaf togliendosi la soddisfazione di alzare quattro volte la Gold Cup con la sua nazionale.
Un giocatore speciale Landon Donovan, un vero faro per le prossime generazioni di calciatori statunitensi: detiene tuttora il record di miglior realizzatore in nazionale e sarà ancora lui a guidare l’attacco americano alla ricerca di un visto per gli ottavi.
GLI USA AI MONDIALI
RECORD
Maggior lasso di tempo necessario alla qualificazione alla seconda fase: 72 anni (1930-2002)
Capitano più giovane di sempre: 21 anni e 109 giorni Tony Meola, USA v Cecoslovacchia, Italia 1990
2 i rigori parati nello stesso Mondiale dal portiere Brad Friedel (2002)
164 come le presenze di Cobi Jones, recordman della nazionale USA (settimo nel FIFA Century Club)
155 come le presenze di Landon Donovan, undicesimo nel FIFA Century club
LA BANDIERA – STARS AND STRIPES, OLD GLORY
La bandiera statunitense consiste di tredici strisce orizzontali rosse e bianche alternate (la prima dall’alto è rossa). Nel quadrante superiore (sul lato dell’asta) è presente un rettangolo blu con 50 piccole stelle bianche a cinque punte, disposte su nove file da sei o cinque stelle che si alternano (la prima è da sei). Le 50 stelle rappresentano i 50 Stati federati degli Stati Uniti e le 13 strisce rappresentano le tredici colonie originarie.
Viene comunemente chiamata “Stars and Stripes” o, meno comunemente, “Old Glory”. Questo termine però tecnicamente si riferisce alla versione con 48 stelle usata dal 1912 al 1959. La bandiera ha subìto molti cambiamenti da quando le 13 colonie inglesi del Nord America la adottarono per la prima volta.
Per i cittadini statunitensi questa bandiera racchiude una ricca simbologia. Rappresenta le libertà e i diritti garantiti dalla Costituzione degli Stati Uniti e dalla “Carta dei diritti” ed è simbolo di libertà personale e individuale.
IL PAESE
Dati amministrativi
Nome completo Stati Uniti d’America
Nome ufficiale United States of America
Lingue ufficiali Inglese (spagnolo, italiano, francese)
Capitale Washington (632.323 ab)
Politica
Forma di governo Repubblica Presidenziale Federale
Presidente della Repubblica Barack Obama
Ingresso nell’ONU 24 ottobre 1945
Superficie Totale 9.826.675 km² (4º)
Popolazione Totale 316.285.000 ab. (2013) (3º)
Densità 34.2 ab./km²
Tasso di crescita 0,9% (2012)
Economia
Valuta Dollaro Statunitense
PIL (nominale) 16.244.575 milioni di $ (2012) (1º)
PIL pro capite (nom.) 51704 $ (2012) (10º)
PIL (PPA) 16.244.575 milioni di $ (2012) (1º)
PIL pro capite (PPA) 51704 $ (2012) (6º)
ISU (2012) 0,937(molto alto) (45º)
Inno nazionale – The star-spangled banner
I MIEI STATI UNITI
Non li amo. Non li ho mai amati per la loro essenza conservatrice, il loro patriottismo, il loro imperialismo manco fossero i padroni del mondo, i loro eroi, i loro pessimi film hollywoodiani che ne esaltano le virtù e la forza.
Poi ho imparato a conoscere l’America attraverso le mille sollecitazioni di un ragazzo adolescente e sì, il sogno americano continua a non piacermi, ma gli USA sono tutto e il contrario di tutto e quindi qualcosa di buono legato a loro l’ho visto e vissuto.
I miei Stati Uniti sono i racconti di mio nonno sulla seconda guerra mondiale, sul suo negozio di Barber Shop che qualche soldato americano voleva trasferire sotto la statua della Libertà.
I miei Stati Uniti sono una quantità di miti che ad elencarli tutti non si finirebbe mai.
Humphrey Bogart e il suo ghigno particolare, frutto di un incidente al labbro superiore: un attore, un’icona per intere generazioni. I miei Stati Uniti sono l’industria cinematografica hollywoodiana: il male assoluto mischiato al genio assoluto. Una vera e propria industria che continuo a guardare con diffidenza e poco rispetto. Detto ciò, alcuni dei miei film preferiti sono stelle e strisce: Casablanca, Manhattan, Io e Annie, molti dei film di Clint Eastwood, i western di Ford e Hawks, i fratelli Marx e Jerry Lewis.
I miei Stati Uniti sono un gruppo musicale con un front-man talmente carismatico che solo a pronunciarne nome e cognome mi vengono i brividi: erano i primi anni Novanta, avevo diciassette anni e ascoltare i Pearl Jam era una delle poche cose belle di quel cazzo di periodo.
I miei Stati Uniti sono una valanga di musica jazz che mi sommerge giornalmente da casa all’ufficio e viceversa; sono la voce di Frank Sinatra, che, come diceva sempre mio zio, era il più grande cantante di tutti i tempi.
I miei Stati Uniti sono due tennisti agli antipodi: uno è il mio mito personale, John McEnroe. Ho visto partite, letto libri, conosco a memoria i suoi celebri tantrums (bizze, collere, litigi) con tanto di parolacce rivolti a giudici di sedia, di linea e pubblico. You can not be serious è il grido di ribellione di chi non accetta e non accetterà mai il potere costituito.
L’altro tennista è Andrè Agassi. Si affacciò sul finire degli Ottanta e invase il nostro mondo: calzoncini di jeans strappati, chioma fluente (un falso pazzesco!), un flipper umano capace di rimandare dall’altra parte della rete qualunque cosa.
Il primo giocava serve and volley, il secondo lo imparò. Leggere i loro due libri è una delle cose più intelligenti che ho fatto negli ultimi anni.
I miei Stati Uniti sono gli assist del playmaker più bello di sempre, Magic Johnson.
Ma i miei Stati Uniti sono anche la letteratura di Bukowski, quella di Chandler e David Foster Wallace. Odi et amo e come tutte le cose che amiamo non possiamo fare a meno di avere una dose di amore che rifocilli i nostri spiriti.
L’INNO NAZIONALE – THE STAR-SPANGLED BANNER
Star spangled banner
Oh, say can you see, by the dawn’s early light,
What so proudly we hailed at the twilight’s last gleaming?
Whose broad stripes and bright stars, through the perilous fight,
O’er the ramparts we watched, were so gallantly streaming?
And the rockets’ red glare, the bombs bursting in air,
Gave proof through the night that our flag was still there.
O say, does that star-spangled banner yet wave
O’er the land of the free and the home of the brave?
On the shore dimly seen through the mists of the deep,
Where the foe’s haughty host in dread silence reposes,
What is that which the breeze, o’er the towering steep,
As it fitfully blows, half conceals, half discloses?
Now it catches the gleam of the morning’s first beam,
In full glory reflected now shines in the stream:
‘Tis the star-spangled banner! O long may it wave
O’er the land of the free and the home of the brave.
And where is that band who so vauntingly swore
That the havoc of war and the battle’s confusion
A home and a country should leave us no more?
Their blood has washed out their foul footsteps’ pollution.
No refuge could save the hireling and slave
From the terror of flight, or the gloom of the grave:
And the star-spangled banner in triumph doth wave
O’er the land of the free and the home of the brave.
Oh! thus be it ever when freemen shall stand
Between their loved homes and the war’s desolation!
Blest with vict’ry and peace, may the Heaven-rescued land
Praise the Power that hath made and preserved us a nation.
Then conquer we must, when our cause it is just,
And this be our motto: “In God is our Trust.”
And the star-spangled banner in triumph shall wave
O’er the land of the free and the home of the brave!
Traduzione italiana
Di’, puoi vedere alle prime luci dell’alba
ciò che abbiamo salutato fieri all’ultimo raggio del crepuscolo?
Le cui larghe strisce e brillanti stelle, nella battaglia pericolosa,
sui bastioni che sorvegliavamo, sventolavano valorosamente?
E il bagliore rosso dei razzi e le bombe che esplodevano in aria
hanno dato prova, nella notte, che il nostro stendardo era ancora là.
Di’ dunque, sventola ancora la nostra bandiera adorna di stelle
sulla terra dei liberi e la patria dei coraggiosi?
Sulla costa, appena visibile nelle nebbie del mare
dove lo sprezzante nemico è immobile in timoroso silenzio
cos’è quella cosa che la brezza, sul crinale torreggiante,
soffiando con veemenza per metà mostra e per metà nasconde?
E quel che ora coglie il riflesso del primo raggio del mattino
e che riflessa nella piena gloria ora risplende sulla battigia:
È la bandiera adorna di stelle! Che possa sventolare a lungo
sulla terra dei liberi e la patria dei coraggiosi.
Dov’è quella compagnia che vanagloriosamente ha giurato
che la devastazione della guerra e la confusione della battaglia
ci avrebbero privato sia della casa che della nazione?
Il loro sangue ha cancellato la contaminazione delle loro sporche impronte.
Nessun rifugio ha potuto salvare il mercenario e schiavo
dal terrore della fuga, o dalle tenebre della morte.
E la bandiera adorna di stelle sventola in trionfo
sulla terra dei liberi e la patria dei coraggiosi.
Così sia quando gli uomini liberi terranno la posizione
tra le loro amate case e la desolazione della guerra!
Possa la nazione liberata dal Cielo essere benedetta con la vittoria e la pace,
sia lodato l’Onnipotente che ci ha creato e protetto come una nazione.
Dobbiamo perciò prevalere quando la nostra causa è giusta
e questo è il nostro motto: “Abbiamo fede in Dio”.
E la bandiera adorna di stelle per sempre garrirà
sulla terra dei liberi e la patria dei coraggiosi!
I CONVOCATI DELLA NAZIONALE STATUNITENSE
Portieri:
Brad Guzan (Aston Villa), Tim Howard (Everton), Nick Rimando (Real Salt Lake)
Difensori: DaMarcus Beasley (Puebla), Matt Besler (Sporting Kansas City), John Brooks (Hertha Berlin), Geoff Cameron (Stoke City), Timmy Chandler (Nurnberg), Omar Gonzalez (LA Galaxy), Fabian Johnson (Borussia Monchengladbach), DeAndre Yedlin (Seattle Sounders)
Centrocampisti: Kyle Beckerman (Real Salt Lake), Alejandro Bedoya (Nantes), Michael Bradley (Toronto FC), Brad Davis (Houston Dynamo), Mix Diskerud (Rosenborg), Julian Green (Bayern Munich), Jermaine Jones (Besiktas), Graham Zusi (Sporting Kansas City)
Attaccanti: Jozy Altidore (Sunderland), Clint Dempsey (Seattle Sounders), Aron Johannsson (AZ Alkmaar), Chris Wondolowski (San Jose Earthquakes)